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La lunga notte degli italiani

Nessuna crisi di sistema politico è uguale all´altra, ma delle analogie possono ben esservi e concretamente vi sono. Ci troviamo infatti nel pieno di una crisi, che, per significato e profondità, è paragonabile a quella dei primi anni ‘90 del secolo scorso

08/02/2011
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la Repubblica



Massimo Salvadori

Nessuna crisi di sistema politico è uguale all´altra, ma delle analogie possono ben esservi e concretamente vi sono. Ci troviamo infatti nel pieno di una crisi, che, per significato e profondità, è paragonabile a quella dei primi anni ‘90 del secolo scorso. Essa scoppia a poco meno di vent´anni da quel 1992 che segnò da un lato la fine dell´asse di potere Dc-Psi, l´affossamento del leaderismo di Craxi, il ridisegnarsi della mappa dei partiti, l´emergere in forza della Lega; dall´altro, l´esplodere della "questione morale" radicata nell´intreccio corruttivo tra politica e mondo degli affari, cui fece seguito l´azione della magistratura che tolse il coperchio a "Tangentopoli" ma al contempo diede fiato al "grido di dolore" di quanti - partiti, imprese e singoli individui - levarono la loro protesta contro il persecutorio "potere dei giudici".
Non è difficile scorgere le analogie tra la fine della Prima repubblica e la situazione presente, che mostra appieno come la speranza che a quella seguisse una durevole rinascita nazionale - capace di assicurare all´Italia il suo ingresso nella tanto auspicata "normalità democratica", basata sulla formazione di ben definiti schieramenti alternativi, che si legittimassero reciprocamente così da assicurare stabilità ai governi ed efficienza al lavoro del Parlamento e da aprire una vigorosa stagione di riforme - è risultata delusa. Sono passati vent´anni, e assistiamo al ritorno, pur con le inevitabili varianti, di troppe cose che non si voleva tornassero. È riesplosa la questione morale, con una virulenza enorme e in forme ancor più fangose; le istituzioni restano assai deboli; i rapporti tra i partiti sono improntati alla bagarre; la loro reciproca legittimazione è un discorso privato di senso; la fisionomia dei possibili nuovi schieramenti è in alto mare e le leadership dei partiti sono incerte; l´attacco alla magistratura si è rinnovato con i toni più estremi. L´unico punto fermo è il Presidente della Repubblica.
Le analogie tra quel passato e questo presente sono dunque palesi. Ma ogni stagione ha le sue peculiarità: quelle odierne rivelano punti di degenerazione senza precedenti. Tangentopoli mise in luce un universo corruttivo che aveva radici politiche e sociali; la questione morale odierna vede emergere, a fianco della corruzione legata agli interessi economici di una casta di clienti del potere, i comportamenti privati del capo di governo che gli hanno valso le accuse - dopo quelle attinenti alle sue attività di imprenditore - nientemeno che di concussione e di pratica della prostituzione. L´azione contro Tangentopoli fu sorretta da un vasto consenso dell´opinione pubblica; oggi una parte, forse non maggioritaria ma certo assai consistente, sembra non lasciarsi scuotere da niente, così mostrando a quale grado di inquinamento sia purtroppo giunto lo spirito civile di una componente importante della nazione. Tangentopoli vide la Lega schierata contro la corruzione al punto da sventolare i nodi scorsoi; oggi la Lega mostra di digerire ogni nefandezza.
E ora veniamo a quello che attualmente costituisce il problema dei problemi. Sotto l´urto di Tangentopoli il sistema dei partiti franò, e sull´onda di una nuova speranza, destinata ad andare rapidamente delusa, si fece strada, come ho ricordato, la prospettiva di una "normalizzazione democratica" basata sulla legittimazione degli schieramenti in competizione, sulla fine del muro contro muro, sull´alternanza al potere in un quadro di sostanziale bipartitismo, sulle riforme istituzionali ed economiche, sul risanamento etico della vita pubblica. Ebbene, il bilancio parla un linguaggio opposto e il quadro si presenta inquietante per l´asprezza dello scontro in atto tanto tra i poteri dello Stato, che ha superato il livello di guardia quanto nel Parlamento e nel paese.
Su un fronte sta un raìs all´italiana chiuso nella sua casamatta, che raccoglie gli oligarchi, le clientele che lo circondano e le schiere dei seguaci pronte a seguirlo in una Termopili della malapolitica, del malaffare e della malamorale, inveisce contro i traditori, cerca di restare in sella grazie alla compra-vendita di parlamentari, invoca, mentre pratica un traffico indecente, "l´etica della responsabilità", mobilita i mass media nelle mani dei suoi cortigiani. Sull´altro fronte si colloca il multiforme schieramento "anti", deluso dal non essere ancora riuscito a provocare se non il 25 aprile quanto meno il 25 luglio del Cavaliere, che, se il re-sondaggio dice la verità, continua a restare il leader del più forte partito italiano e a mantenere la sua presa su molta parte dell´elettorato. Ma se ciò la dica lunga, appunto, sul grado di indebolimento civile del popolo italiano, non basta a spiegare il consenso di cui, nonostante tutto, continua a godere Berlusconi. Determinante punto di forza di questo consenso è che il cemento che unisce i partiti in chiave negativa contro Berlusconi non appare tale da offrire una garanzia alternativa credibile di governabilità. La ricerca di strategie continua, ma non è ancora approdata a proposte sufficientemente condivise in termini di programma, di leadership, di alleanze. Alle proposte seguono immediati i veti. A chi pensa che si debba prendere atto che il bipolarismo non funziona, si contrappone chi considera una simile posizione un inaccettabile ritorno al vecchio; la guida di Bersani a capo del Pd viene contestata un giorno sì e un giorno no dentro il suo stesso partito; le primarie offrono uno spettacolo in troppi casi sconfortante; Vendola lancia la sua sfida nel centrosinistra; l´accordo ipotetico tra il Pd e l´Udc piace agli uni e spiace agli altri. Tutti avranno pure le loro ragioni, ma la somma di queste ragioni - ecco il punto dolente - è di indebolire alle fondamenta lo schieramento anti-berlusconiano.
Molti possono essere gli incubi che travagliano i sonni degli italiani i quali sperano che la lunga notte che stanno attraversando abbia a finire. Il peggiore è che le prossime elezioni, per le debolezze non perdonabili delle opposizioni, facciano rispuntare il sole con il volto ridente del Cavaliere o di un suo fedele erede.

 

 

 
 


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