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La lotta al gioco d’azzardo si fa nell’ora di matematica

Nella città ex capitale delle slot docenti universitari a scuola "Spiegheranno ai ragazzi il calcolo delle probabilità"

02/10/2018
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la Repubblica

Brunella Giovara

Il polpo Paul, quello fa sempre ridere. E la storia del mazzo di carte, poi, sbalordisce. Bisogna dire che a Pavia se le inventano tutte, pur di dismettere il record di città capitale del gioco d’azzardo, che le valse pure un titolo sul New York Times. Era il 2013, in città c’era una slot ogni 104 abitanti, e una spesa pro capite annua per giochi e scommesse pari a 2.650 euro, infanti compresi. Le cose sono cambiate, il titolo è passato a Voghera, ora la regina è lei, trenta chilometri più in là, forse c’entra qualcosa il fatto che entrambe sono spesso annegate nella nebbia, resta il fatto che qui nella Bassa si gioca forte, ma Pavia ne sta uscendo e deve anche dire grazie a un polpo, grande esperto di calcolo di probabilità, che nel frattempo è però deceduto.

La vicesindaca Angela Gregorini spiega che dopo il cefalopode «la città coinvolgerà alcuni docenti e ricercatori dell’università di Pavia», facoltà di Matematica e Fisica, che entreranno nelle classi e terranno lezioni per spiegare il calcolo delle probabilità. «Per dimostrare quello che molti non sanno: giocare d’azzardo significa perdere». Il progetto è avanti, nel frattempo c’è uno spettacolo teatrale fatto da un singolare personaggio, il professor Federico Benuzzi, che insegna matematica e fisica in un liceo di Bologna e ha scritto un libro, La legge del perdente (Edizioni Dedalo). Benuzzi ha 42 anni ed è anche giocoliere professionista, infatti il suo spettacolo «inizia con me che faccio salire sul palco un ragazzo, lo faccio sdraiare, poi lo salto con il mio monociclo».

L’azione crea sempre paura e stupore, «in sé non è così pericoloso, ma rende bene l’idea del rischio». Benuzzi è già stato a Pavia, con grande successo del suo "L’azzardo del giocoliere", e ci tornerà presto. Ci spieghi il polpo, grazie. «Polpo Paul viveva in Germania, e durante i mondiali di calcio del 2010 in Sudafrica indovinò tutti i risultati di 8 partite consecutive.

Naturalmente, il polpo si buttava a caso a destra o a sinistra, su una bandiera o sull’altra. E se lui si butta per 8 volte, il totale è di una probabilità su 256 di indovinarle tutte. Ora, le possibilità di fare 3 al Superenalotto (indovinando tre numeri su 6 estratti da 90) sono circa una su 400. Quindi, è più facile per Paul indovinare le otto partite consecutive che per noi vincere un premio di pochi euro». Lo scorso anno, 5mila studenti sono stati coinvolti nelle iniziative del Comune, e il sindaco Massimo Depaoli (centrosinistra) spiega che «per far passare il messaggio bisogna essere accattivanti, soprattutto con i giovani. Il predicozzo non serve a niente». La sua vice aggiunge che premendo «sui locali che ospitano le slot, si è passati da 145 punti a 87, e la spesa pro capite è scesa a 2.250 euro all’anno». Coinvolte l’Università di Pavia e la Bicocca di Milano, oltre che la Casa del Giovane, specializzata in ludopatie, «siamo intervenuti anche nei dieci centri anziani», altre vittime ideali. Si organizzano feste "No slot", si fanno test e si distribuiscono volantini e questionari, che poi vengono studiati dagli esperti, e ci sono anche quartieri dove non si gioca più (si spera). Il tutto grazie a finanziamenti della Regione Lombardia, epoca Maroni, che ha fornito 105mila euro su 4 anni, da spendere per lavorare su questa dipendenza.

Peccato che l’attuale giunta Fontana «non sappia ancora bene quale sia l’assessorato di competenza per la ludopatia, quindi niente soldi». Ma «ce li mettiamo noi, 20mila euro, che sono una spesa enorme per un Comune di 72mila abitanti.

Combattere il gioco malato è una missione, ormai».

Tornerà quindi il professor Benuzzi, che fornisce un altro esempio «che piace moltissimo ai ragazzi: quello del mazzo di carte». La premessa è che le probabilità di vincere al Superenalotto sono una su 622 milioni circa. «Bisogna quindi pensare a un mazzo di 622 milioni di carte. Quindi bisogna dividere 622 milioni per 40, che è il numero di carte di un mazzo da briscola, e moltiplicare per due, che è l’altezza in centimetri di un mazzo. Il risultato è una altezza di 311 chilometri, la distanza tra Pavia e Cesena». Qui parte l’applauso, i ragazzi si divertono, capiscono che uno che passa la vita a cercare la carta giusta su quella distanza è un pazzo, capiscono anche «che l’azzardo è una presa in giro», eh sì, l’idea che la fortuna ti baci in fronte, tutte balle, adesso lo sanno anche a Pavia.


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