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L'Unità-Parlare di politica senza citare i partiti

Parlare di politica senza citare i partiti di Bruno Ugolini Attenti, vogliono svuotare il sindacato, ma anche il Parlamento. Sergio Cofferati apre il quattordicesimo congresso della Cgil e parla ...

07/02/2002
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l'Unità

Parlare di politica senza citare i partiti
di Bruno Ugolini

Attenti, vogliono svuotare il sindacato, ma anche il Parlamento. Sergio Cofferati apre il quattordicesimo congresso della Cgil e parla ostentatamente da dirigente sindacale, accolto all'inizio da un interminabile applauso. Un atto che ha il sapore dello sfogo e dell'affetto nei confronti di un leader amato e discusso, soprattutto fuori dei recinti sindacali. Quasi un sussulto liberatorio, dopo tante polemiche.
Le cose che Cofferati dice, l'analisi dei contenuti dello scontro sociale aperto nel Paese, hanno però un peso politico enorme. Non a caso ripete a più riprese "è il tempo della politica". Come a dire che non basterà la prosecuzione della lotta, magari fino a giungere allo sciopero generale. I partiti, le istituzioni sono chiamati a scendere in campo. Su che cosa? Il discorso di Cofferati, è un'accurata, dettagliata
requisitoria nei confronti delle scelte del governo. La firma dell'accordo sul contratto del pubblico impiego è un importante successo, ma non può rappresentare lo svuotamento dell'iniziativa sindacale. Anzi, dimostra che gli scioperi, le manifestazioni, pagano, ottengono risultati.
Ecco perché il segretario della Cgil pronuncia quella parolina, "sciopero generale", che sembra far sobbalzare Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl. Eppure una discussione su tale indicazione sembra possibile. Certo lo sciopero generale è l'ultima arma, ma può essere decisiva, per far cambiare idea al governo su altre questioni cruciali, per ottenere altri risultati. Cofferati non invoca una scelta d'organizzazione, cerca il consenso di Cisl e Uil. Magari sapendo che un orientamento del genere, un proseguimento e un allargamento dell'azione sindacale, matura in importanti realtà del Paese. Come a Brescia dove Cgil, Cisl e Uil hanno proprio ritenuto indispensabile la mobilitazione di tutti i lavoratori italiani fino
al raggiungimento del traguardo concordato insieme dalle Confederazioni, non dettato da qualche parte politica.
Il discorso di Cofferati, del resto, ha una forte intelaiatura unitaria, con la proposta di rilanciare un progetto per l'unità sindacale. Con la convinzione che i fatti di queste settimane hanno dimostrato che sulle questioni fondamentali le tre Confederazioni non sono disposte a transigere.
Perché ora dovrebbero fermarsi? Unità, come filo rosso conduttore, anche per quanto riguarda la vita interna della Cgil. Quest'assise potrebbe registrare così un approdo senza fratture, anche se per ora si sono confrontate due mozioni diverse. E ci fosse un voto finale senza distinzioni, dopo un dibattito chiarificatore, sarebbe un bel risultato, un segnale di speranza anche per la sinistra in generale oggi così scossa dalle polemiche interne.
Gli obiettivi di quella ripresa possibile del movimento, additati con tanta meticolosità da Cofferati, non sono pochi. Non c'è solo l'odioso tentativo di reintrodurre i licenziamenti facili. Sono in ballo quelle quattro leggi delega che snaturano Parlamento e sindacato. Riguardano temi come la scuola, il fisco, la previdenza, la legislazione del lavoro. Per non parlare dei provvedimenti sull'immigrazione, sulla sanità. E come può il sindacato rimanere inerte di fronte agli scenari preoccupanti che insidiano l'economia in generale e che smentiscono le "mirabolanti previsioni" del governatore Antonio Fazio?
Sono parole che suonano come un vero e proprio allarme. Tutto lascia pensare che non saranno rispettati i parametri europei, che crescerà anche l'inflazione, che salteranno i conti pubblici. Una crisi devastante alla quale si vorrebbe far fronte attaccando - col patto tra governo e Confindustria - i diritti dei lavoratori vecchi e nuovi. Non promovendo uno sviluppo basato sulla qualità del prodotto e del lavoro. Cofferati parla ai delegati, ma parla, caparbiamente, anche ai leader di Cisl e Uil che siedono alla presidenza e che oggi prenderanno la parola. Come a dire: anche voi sapete queste cose. E volete star fermi ad aspettare gli eventi?
Molti tra gli osservatori attendono al varco il segretario della Cgil, anche su altre preoccupazioni, quelle più interne al variegato mondo della sinistra. Il "cinese" lo fa a suo modo,come dicevamo all'inizio, parlando dello scontro sociale e forse è il modo migliore. Rivendicando la voglia di "conservare" diritti, ma anche di innovare le nuove realtà del lavoro. Aggiunge qualche stilettata che ha il sapore dell'amarezza. Come quando mette insieme le forze riformiste con quelle radicali, per dire che entrambe
hanno perso attenzione al valore sociale del lavoro. "Non abbiamo mai creduto di poter essere autosufficienti, sappiamo di aver bisogno di una rappresentanza politica forte. Per questo non cesseremo mai di chiedere alla politica e in particolare alla sinistra attenzione e rispetto". Parole ascoltate da molti dirigenti dell'Ulivo che hanno voluto essere presenti all'apertura congressuale. Un segno d'interesse per il maggior sindacato italiano. Assente invece il governo. Lor signori, direbbe Fortebraccio, hanno altro da fare.


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