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L'Unità-Dirigenti, i giorni delle epurazioni

Dirigenti, i giorni delle epurazioni di Elio Veltri Al Senato è in discussione il disegno di legge del governo N. 1052, già approvato dalla Camera, che ha per titolo: "Disposizioni per il riordi...

11/04/2002
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l'Unità

Dirigenti, i giorni delle epurazioni
di Elio Veltri

Al Senato è in discussione il disegno di legge del governo N. 1052, già approvato dalla Camera, che ha per titolo: "Disposizioni per il riordino della dirigenza statale e per favorire lo scambio di esperienze e l'interazione tra pubblico e privato". A causa del titolo in perfetto burocratese, come accade d'altronde per la maggior parte delle leggi nonostante anni di dibattiti sulla necessità di cambiare il linguaggio adottando un "codice di stile" e di adeguarsi alle direttive Ocse per produrre una legislazione moderna, strettamente necessaria, controllabile nell'attuazione e comprensibile, anche la proposta Berlusconi-Frattini somiglia più ad una decisione burocratica che al capovolgimento, anche costituzionale, della struttura della pubblica amministrazione.
Essa riguarda il reclutamento della dirigenza dello Stato e di tutti gli enti di nomina governativa, il modo in cui viene scelta e nominata, come può fare carriera. Per l'amministrazione e per il Paese si tratta di un problema vitale, dal momento che nessun settore della vita pubblica può funzionare se non funziona l'amministrazione e nessun governo, quale che sia il colore politico, è in grado di governare senza un'amministrazione efficiente, trasparente, corretta con un grande senso dello Stato.
D'altronde, l'aggravio dei costi conseguente a inefficienze si aggira sui 7-8 milioni di euro all'anno e un cittadino, per sbrigare pratiche burocratiche, impegna 10-15 giorni del suo tempo. La selezione della dirigenza, per tutte queste ragioni e molte altre che ometto, costituisce un problema cruciale. È noto, infatti, che in ogni settore dell'amministrazione e dei servizi, sia pure in mezzo a mille difficoltà oggettive, se il dirigente è competente, onesto e ha dedizione, le cose, come si può costatare in un ospedale, in un ministero, in un ufficio delle tasse, alla fine, funzionano.
Le riforme dei governi Ciampi e Prodi, hanno separato l'indirizzo politico dalla gestione, il primo di competenza dei politici e degli amministratori, la seconda dei funzionari e dei dirigenti.
La separazione si è resa necessaria perché la commistione dei ruoli, in presenza di interi comparti dell'amministrazione popolati di funzionari scelti per ragioni politiche, aveva determinato scaricabarile di responsabilità, inefficienze, violazione delle regole e corruzione, dilatazione dei tempi di realizzazione dei progetti e delle opere, aumento insopportabile dei costi e dei prezzi. Con la strada scelta dal governo si rischia un pericoloso ritorno al passato, anche se alcuni punti della proposta quali: modalità di reclutamento, temporaneità degli incarichi, mobilità all'interno del comparto pubblico e di quello privato, sono condivisibili e previsti da riforme precedenti. Ciò che non può essere accettato e che in un paese come il nostro rischia l'asservimento di tutta l'amministrazione ai partiti che vincono le elezioni, in violazione dell'articolo 97 della Costituzione, è lo Spoil System all'italiana, in assenza di contrappesi e di controlli, esterni e interni all'amministrazione, tipici della democrazia americana, quali il controllo dell'informazione e della pubblica opinione e i controlli interni che sono molto rigorosi. In America, ogni agenzia federale e statale ha un suo corpo di ispettori i quali controllano se i dipendenti hanno dichiarato redditi, patrimoni, partecipazioni azionarie e regali e che in presenza di false dichiarazioni riferiscono all'amministrazione che procede alla sospensione o al licenziamento, indipendentemente da una eventuale inchiesta penale, perché in ogni caso il funzionario infedele ha violato comportamenti conformi agli standard di correttezza previsti dalla sua amministrazione.
La proposta Berlusconi-Frattini, all'articolo 3, prevede che: "gli incarichi di funzione dirigenziale cessano decorsi novanta giorni dal voto sulla fiducia al governo". Questo significa che il governo che vince le elezioni fa piazza pulita di migliaia di funzionari pubblici e procede alle nuove nomine secondo criteri di scelta politica o peggio, con pericolo reale di lottizzazione generalizzata e legalizzata e di occupazione di tutta la struttura dello Stato.
Che non si tratti solo di un sospetto, almeno per quanto riguarda l'attuale governo, lo troviamo scritto all'articolo successivo, che modifica il decreto legislativo del 30 marzo 2001 n. 165, nel quale si afferma che le disposizioni approvate "trovano immediata applicazione relativamente agli incarichi di funzione dirigenziale di livello generale, i quali cessano il sessantesimo giorno dalla data di entrata in vigore della presente legge, esercitando i titolari dei predetti incarichi in tale periodo esclusivamente le attività di ordinaria amministrazione".
Per cui, se la legge viene approvata, è facile prevedere cosa succederà: centinaia di dirigenti o giurano fedeltà al nuovo governo, o non gli sarà rinnovato l'incarico. Il tutto ha sapore di liste di proscrizione. La competenza, la correttezza, la libertà di opinione, vanno a farsi benedire e ogni ministro potrà scegliere amici fidati, anche se non sempre capaci, con la conseguenza inevitabile dell'affollamento dei dirigenti pubblici nelle sedi dei partiti di governo, in perfetta proporzione con la loro rappresentatività. Ne trarrà beneficio la diffusione del Pensiero Unico, al quale daranno il loro contributo anche gli apparati dello Stato attraverso il controllo di tutta la dirigenza.
Strano paese il nostro nel quale coloro che si proclamano novelli liberali, lavorano per trapiantarvi un pezzo della vecchia Unione Sovietica!


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