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L'Unita-Così si orienta l'opinione pubblica"

di Omar Calabrese I risultati di un'inchiesta doxa pesano. Così si orienta l'opinione pubblica" ROMA "Ci possono essere degli elementi di discutibilità nella questione degli affidamenti. Non s...

11/05/2002
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l'Unità

di Omar Calabrese

I risultati di un'inchiesta doxa pesano. Così si orienta l'opinione pubblica"

ROMA "Ci possono essere degli elementi di discutibilità nella questione degli affidamenti. Non sono io che lo affermo, per carità, perché non ho una consuetudine in questo settore. Però è noto a molti che i metodi utilizzati da Datamedia non siano condivisi scientificamente da tutti. A livello di associazione europea dalle agenzie di sondaggi, per esempio". Omar Calabrese, docente di semiotica all'Università di Siena, segue con attenzione la decisione della Rai di affidare in esclusiva a Cirm e Datamedia i sondaggi elettorali per i prossimi tre anni. Ma soprattutto guarda con preoccupazione al ruolo e al peso che i sondaggi hanno acquisito negli ultimi anni. A tutto danno della politica.
Professore, è possibile che la decisione presa dai nuovi vertici Rai provochi delle conseguenze sociali e politiche? Più in generale, è possibile influenzare il pubblico attraverso dei sondaggi?
"In linea teorica e immediata, no. In teoria il sondaggio fotografa semplicemente una realtà esistente. Tuttavia è anche vero, come ci insegnano gli studi di etnometodologia americani, che la comunicazione dei sondaggi può produrre delle conseguenze sugli orientamenti. Per esempio: pubblico un sondaggio che mi dice che con ogni probabilità ci sarà scarsità di benzina, perché so che stanno per cominciare le vacanze e potrebbero esserci problemi per i rifornimenti; la cosa risulta falsa, poniamo, perché invece i rifornimenti arrivano; ma c'è scarsità di benzina lo stesso perché il sondaggio ha spinto tutti a fare benzina".
Sta parlando delle cosiddette profezie che si autoavverano?
"Esattamente. Ma ci sono anche le profezie che si autonegano. Esempio clamoroso: Le Pen in Francia. Ovverosia, il sondaggio dice che andranno senz'altro al ballottaggio Jospin e Chirac; il popolo di sinistra dice, mi risparmio di andare al primo turno, vado al secondo. E succede che al ballottaggio vanno Chirac e Le Pen".
Quindi si verificano conseguenze di tipo sociale e politico?
"Certo, determinate da ben altri motivi starter, naturalmente, ma sui quali si innescano comunque anche dei piccoli eventi, dei microeventi. Che poi sono però abbastanza decisivi alla fine dei conti".
Abbiamo oggi gli strumenti per controllare che la comunicazione sia fatta nel rispetto di determinate regole?
"Attualmente non molto. Anche perché purtroppo bisogna ammettere che la politica pretende di prendere delle decisioni senza avere delle grandissime competenze".
Questo per quanto riguarda la comunicazione del sondaggio. Ma oltre a ciò le domando: è possibile influenzare la risposta degli intervistati a seconda, non so, del modo di porre le domande, dell'ordine con cui si pongono o quant'altro?
"Sicuramente, infatti il primo elemento che viene insegnato nelle discipline preposte a questo tipo di ricerca è proprio su come si fanno le domande, su come si fanno le interviste dei sondaggi".
Sta dicendo che si può influenzare la risposta?
"Esatto, perché molto spesso la domanda può contenere la risposta implicita. Di solito, fra l'altro, per lo più le domande contengono i cosiddetti regolatori interni: quando io faccio una domanda diretta, siccome questa domanda diretta può presupporre già un orientamento, faccio almeno altre due domande in cui nascostamente si possa verificare la validità della prima. È la cosiddetta verifica interna. Spesso si fa così".
Avverte un pericolo nella situazione attuale?
"Ormai stiamo assistendo al proliferare di una preoccupante malattia della "sondaggite". Con il pericolo non solo che certi messaggi assumano più che altro la funzione di strumenti di comunicazione. Oggi è ormai invalsa l'idea che si fanno delle proposte politiche a seconda dell'atteggiamento emerso dal sondaggio. Ora, a dire francamente la verità, la politica è invece proposta di innovazione rispetto alle idee correnti. E anzi dovrebbe essere anche in controtendenza rispetto a quello che dicono i sondaggi. La politica si fa sulle proposte, non su ciò che già pensa la gente. Perché il pensiero stante è solitamente per forza di cose un pensiero conservatore. E invece oggi è sempre più all'ordine del giorno trovare posizioni che diventano, nel giro breve delle durate di cronaca, estremamente contraddittorie. Si cambia opinione con grande facilità, basta che un sondaggio dica che la gente pensa all'inverso di quanto detto. Molto spesso, infatti, non a caso, è facile notare ministri che praticano la politica degli annunci non già in Parlamento, che è la sede competente, ma su qualche giornale. Faccio un esempio: si veda la proposta di Letizia Moratti di introdurre la storia dell'arte nelle elementari. Che questo avvenga su "Donna Moderna" è piuttosto bizzarro, si converrà, che uno la pensi di sinistra o di destra. Qui siamo al ballon d'essai, si lancia un'idea e poi la si testa; se è buona rispetto al sondaggio corrente si va avanti, se non lo è si ferma, e si cambia idea. In questo modo la politica è morta. La politica nel senso nobile del termine è stata assassinata. In favore di che cosa? Semplicemente del successo degli individui che sembrano fare politica, e che intanto non la fanno affatto. La politica è sempre innovazione, anche quando è conservatrice. Se la si basa sul sondaggio è sempre conservatrice, anche quando è apparentemente progressista".
È un fenomeno recente, questo?
"Molto recente, sì".


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