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L'Espresso-Siamo sempre più stanchi-Giorgio Bocca

Bocca Siamo sempre più stanchi Non ne possiamo più di non capire, di essere presi in giro, del dire e disdire, della recita continua... di Giorgio Bocca La parola ...

20/10/2002
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L'Espresso

Bocca
Siamo sempre più stanchi
Non ne possiamo più di non capire, di essere presi in giro, del dire e disdire, della recita continua...

di Giorgio Bocca
La parola giusta è: stanchi. Cresce in tutti la stanchezza di non capire, di essere presi in giro, del dire e disdire, della recita continua. Churchill prometteva ai suoi lacrime e sangue, chi ci governa tarallucci e vino e promesse non mantenute. È un po' come nel crepuscolo del fascismo: lo stesso dittatore si era stancato di mentire. Il nostro chiede sacrifici e finge di diminuire le tasse. Che senso ha? Nessuno.

Non lo sa che in tema di soldi gli inganni sono impossibili: o li hai o non li hai, o arrivi tranquillo alla fine del mese o ti arrabbi fra debiti e rinunce. Le bugie vanno bene quando le cose vanno bene, se no hanno come si dice le gambe corte, e se tu cerchi di tenerle in piedi con altre bugie aumenti la stanchezza. Le bugie da sole non bastano: o esci dalla scena o ricorri alla forza, non esiste via di mezzo.

Dire che il regime non c'è, che giustizia e libertà regnano sovrane non basta, anzi aggiungono stanchezza a stanchezza perché sono cose che la gente misura sulla propria pelle. Non sei un suddito obbediente, uno che le beve o fa finta di berle? Beh, non è che non succeda niente, succede che perdi il posto, che scompari. Succede che si moltiplicano i vili e al tempo stesso i servi, succede che una parte dei tuoi conoscenti prende le distanze da te e una parte è pronta a diffamarti, e trovarti di fronte alla mediocrità del genere umano stanca, ti toglie la voglia di riprovarti a raddrizzarne il legno storto.

Le conferenze stampa dove si mente o si recita stancano. I soldi sono soldi, o ce li hai o non ce li hai, e allora a che serve dire che con una mano ti diminuisco l'Irpef e con l'altra ti aumento le tariffe, l'Ici, l'Irpeg? Che serve se anche il più ignorante di matematica si accorge che con i soldi che gli rimangono non ce la fa ad arrivare alla fine del mese?

La gente è sempre più stanca di non capire, non solo in politica ma in economia, in tutto. O almeno capisce che questa abbondanza di novità da conoscere, da usare mira a una cosa sola: portarti via i soldi, moltiplicare i tuoi bisogni inutili.

La libera concorrenza nella telefonia, nella televisione, nelle imprese si traduce nel fatto che ogni due mesi ti cambiano le regole, gli apparecchi, i telefonini, gli abbonamenti e se non ricorri a un tecnico, a un consulente, a uno specialista non sai cosa farne di tutti i tuoi gadget.

In economia finalmente abbiamo capito una cosa: che non ti informano, che usano un linguaggio tecnico, ermetico, un po' perché la materia è complessa ma soprattutto perché quelli che sanno ci rubano sopra. E anche questo stanca perché alla fine della fiera e dei misteri della new economy ti ritrovi con meno soldi di prima, e la vecchia storia dei furfanti furbi che portano via i soldi agli onesti ingenui, anche lei stanca.

Stanca anche la stupidità del potere. Da noi questo giocare a fare i furbi con le tragedie del mondo, la nostra flotta che prende il mare per stare qualche mese a far niente nel Golfo Persico, adesso i mille alpini che andranno in Afghanistan a caccia di terroristi per cinque mesi, neppure il tempo per capire in che paese sono e cosa dovrebbero farci e se ci scappa, come ci scapperà il morto, le solite lacrime da coccodrillo, la solita ipocrisia. Per convincere chi? Nessuno perché tutti sanno che in fatto di armi e di guerre contiamo poco. E questo più che stancare avvilisce, ti implica in una sporca commedia, in un intreccio di viltà e di bassa furbizia. Stanca anche il pensiero che prima o poi questa stanchezza esploderà in furore. Di che tipo non possiamo prevedere, e l'incertezza stanca.


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