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L'Adige-5 proposte per la scuola trentina

mie cinque proposte per la scuola trentina (segue dalla prima pagina) La manifestazione, d'altra parte, del 29 novembre di Cgil, Cisl e Uil, a difesa della scuola pubblica, è lì a dimostrar...

02/12/2003
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L'Adige

mie cinque proposte
per la scuola trentina

(segue dalla prima pagina)

La manifestazione, d'altra parte, del 29 novembre di Cgil, Cisl e Uil, a difesa della scuola pubblica, è lì a dimostrare la delicatezza del confronto politico e culturale che, intorno al tema della formazione, si sta giocando sullo scenario nazionale oltre che locale.
Questo anche se la scuola trentina, stando ai dati offerti periodicamente dal "Comitato provinciale di valutazione del sistema scolastico" ed alle non infrequenti analisi di osservatori privilegiati esterni, appare - soprattutto se considerata nella quotidianità del lavoro scolastico - come un sistema che, in genere, non funziona poi così male, con alcune punte di vera eccellenza.
Quel che forse è mancato in questi anni, diciamolo chiaramente, è stata una regia all'altezza della complessità dei problemi di un'epoca come la nostra, in grado di utilizzare al meglio le molte competenze - di recente potenziate dal Consiglio dei Ministri, con la modifica delle norme di attuazione del decreto 405 del 1988 e già cambiate nel 1996 - previste sulla scuola e la formazione dal nostro Statuto di Autonomia.
Chi ha gestito negli anni passati, ai suoi massimi livelli, l'Assessorato all'istruzione non ha avuto la capacità e la lungimiranza di far fare alla scuola trentina un salto di qualità sostanziale, che andasse oltre la gestione ordinata dell'esistente. Un balzo in avanti che valorizzasse appieno le molte potenzialità presenti nel sistema formativo della nostra provincia, facendo della scuola e dell'istruzione uno dei volani privilegiati nelle prospettive di sviluppo della nostra comunità.
Sarà in grado il nuovo Assessore provinciale all'istruzione di realizzare, assieme alle tante componenti del mondo della formazione, questo salto di qualità per il sistema scolastico trentino?
I risultati li valuteremo, evidentemente, a fine mandato. Per intanto limitiamoci qui a qualche modesto suggerimento che, tra gli altri, potrebbe forse essere preso in considerazione dall'Assessore Salvaterra.
1) Il protocollo Pat-Miur, aggiornato in data 29 luglio 2003, è senza dubbio da perseguire nelle sue finalità tendenti a creare uno spazio specifico di sperimentazione per la scuola trentina. Ciò a cui va posto rimedio è la situazione di incertezza determinatasi nelle scuole, viste anche le ripetute modifiche del testo e le interpretazioni non sempre univoche, rispettando sempre e comunque l'autonomia decisionale dei collegi docenti.
Di quel protocollo, al di là degli stessi destini della "riforma Moratti", emerge, in particolare, la prospettiva duale della formazione - sistema dell'istruzione di secondo grado da una parte e formazione professionale dall'altra - che, nella fortunata situazione trentina, va perseguita con decisione, soprattutto nella prospettiva di una vera integrazione.
Anche la riduzione del tempo scuola, legata alle esigenze degli alunni ed alle scelte educative delle famiglie, è un obiettivo che va progressivamente realizzato, mettendo fine a sprechi e ad una dilatazione della permanenza a scuola da parte dei ragazzi che ha, di fatto, una scarsa valenza educativa.
2) In relazione alla modifica recente della norma di attuazione in materia scolastica per la Provincia di Trento ed in rapporto ad un dibattito che viene avanti anche a livello nazionale, bisogna finalmente mettere mano alle caratteristiche strutturali della professione docente, prevedendo un'esplicita differenziazione di ruoli e di carriera.
Bisognerebbe individuare dei meccanismi che valorizzino la professionalità degli insegnanti, valutando e premiando - in modo particolare - le capacità e la produttività della loro azione didattica a stretto contatto con gli allievi, oltre alle diverse funzioni che possono ricoprire nella scuola. Valorizzazione professionale, questa, che deve avere dei precisi riscontri sul piano economico.
3) Nell'ambito di un'Autonomia come la nostra, la scuola e la formazione hanno un ruolo importante nella costruzione e ri-definizione continua dell'identità della nostra comunità. Per questo, senza cadere in chiusure localistiche, è opportuno che, nel rispetto dell'autonomia delle scuole, si abbia più coraggio che in passato per quanto riguarda precise proposte curriculari e di contenuto in alcune discipline, finalizzate ad una formazione consapevole delle giovani generazioni. L'impostazione dovrebbe essere di tipo "glocale", attenta ai processi di mondializzazione e globalizzazione ed al tempo stesso legata alle radici culturali di questa terra di confine.
4) L'attenzione per l'apprendimento/insegnamento delle lingue straniere - nello specifico il tedesco e l'inglese - dovrebbe essere costante nella nostra scuola, con la capacità di far tesoro di quanto finora fatto, vederne eventualmente i limiti e riuscire ad innovare secondo le più recenti metodologie glottodidattiche.
Ci potrebbe essere un maggior investimento nei soggiorni all'estero, con l'acquisizione da parte della Provincia di strutture, anche logistiche, in qualche Stato europeo, presso le quali inviare i nostri giovani (e insegnanti, adulti, ecc.) per apprendimenti linguistici più o meno lunghi.
Accanto a questo ci deve essere uno sforzo permanente di valorizzazione e di conoscenza delle lingue e della cultura delle minoranze storiche della nostra provincia: ladina, mochena e cimbra.
5) Infine la ricerca, nello specifico quella di valenza pedagogica e didattica.
Probabilmente non c'è settore più importante nella definizione della professionalità docente - in relazione anche ai rapidissimi cambiamenti dell'utenza giovanile - che al tempo stesso sia meno curato dall'istituzione scolastica.
Spesso ciò che conta, nella quotidianità della vita della scuola, sembra essere la preoccupazione burocratica di coprire i buchi, di far sì che, da un punto di vista formale, la macchina della formazione non incontri degli intoppi.
Bisognerebbe prevedere, al di là degli attuali corsi d'aggiornamento e di formazione, che una quota permanente dell'orario scolastico degli insegnanti - all'interno di un ridefinizione complessiva degli obblighi di servizio - sia dedicata alla ricerca ed allo studio.
Andrebbe ripresa anche la proposta di periodi sabbatici, nei quali un docente, almeno una volta nella vita, possa rimettere a punto la propria preparazione professionale.
Questo darebbe maggior dignità al mestiere degli insegnanti e metterebbe fine alla loro deriva burocratica. Ma soprattutto, ciò che più conta, darebbe linfa vitale all'innovazione ed alla sperimentazione educative, elementi decisivi per un miglioramento nella qualità della scuola e nella formazione delle giovani generazioni.
LORIS TAUFER


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