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Italia oggi-Sindacati fuori dal parlamento della scuola

Varati i nuovi organi collegiali, critiche le sigle sindacali. Sindacati fuori dal parlamento della scuola Fuori i sindacati dal consiglio nazionale dell'istruzione. I componenti del parlament...

02/12/2003
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ItaliaOggi

Varati i nuovi organi collegiali, critiche le sigle sindacali.

Sindacati fuori dal parlamento della scuola
Fuori i sindacati dal consiglio nazionale dell'istruzione. I componenti del parlamentino della scuola scenderanno da 74 a 55 e saranno per la maggior parte componenti di diritto, ossia i presidenti e i vicepresidenti dei consigli scolastici regionali. Attualmente, invece, 64 su 74 sono eletti direttamente dal personale della scuola attraverso liste presentante da sindacati e associazioni. L'influenza di questi ultimi nel massimo organismo consultivo del ministero dell'istruzione sarà dunque fortemente ridimensionata a partire dal 2005. È quanto prevede lo schema di decreto legislativo che riforma gli organi collegiali territoriali (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso), approvato la scorsa settimana dal consiglio dei ministri.

Si tratta di strutture consultive e propositive dei vari livelli scolastici, dalla scuola al ministero, articolate nel consiglio scolastico locale, regionale e nazionale. Il ministro dell'istruzione, Letizia Moratti, che ha elaborato il provvedimento, ha mantenuto sostanzialmente inalterato l'articolato che era stato illustrato ai sindacati e che aveva ricevuto da questi una sonora bocciatura, poi rinnovata con l'accusa di aver tenuto fuori dal consiglio nazionale la rappresentanza diretta del personale. L'unica novità riguarda il numero dei componenti dei vari consigli: passano da 36 a 55 i membri del consiglio nazionale dell'istruzione della formazione, dei quali 45, e non più 26, in rappresentanza delle scuole. Ne faranno parte di diritto i presidenti e i vicepresidenti dei consigli scolastici regionali, questi assenti nella precedente stesura. Il secondo livello è costituito dai consigli scolastici regionali, di cui fanno parte i presidenti e i vicepresidenti dei consigli locali. In questi entreranno invece i vari rappresentanti della scuola, dal dirigente scolastico ai genitori.

A seconda del numero di istituti della provincia, il numero dei docenti passerà da cinque (prima il decreto ne prevedeva tre) a sette (contro i cinque iniziali). Le nuove strutture entreranno in vigore entro il 15 settembre 2005. Il testo del decreto passa ora all'esame della Conferenza stato-regioni prima del via libera definitivo da parte del governo.

Le funzioni del consiglio nazionale. Il consiglio nazionale dell'istruzione e della formazione è un organo di consulenza tecnico-scientifica 'per l'esercizio delle funzioni dello stato in materia di istruzione e di formazione'. Il consiglio formula proposte ed esprime pareri obbligatori al ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica sugli indirizzi e gli standard nazionali del sistema educativo, sui piani di studio nazionali, sui crediti scolastici, sui livelli essenziali in materia di formazione professionale, sulle classi di concorso. Può esprimere pareri facoltativi su ogni altra materia che attenga alla formazione o all'istruzione. Il termine per i pareri obbligatori, salvo urgenza, è di 45 giorni, decorsi inutilmente i quali il ministro può anche prescindervi. Il consiglio dura in carica quattro anni.

Il livello regionale. Presso ogni ufficio scolastico regionale è istituito il consiglio scolastico della regione. Dura anch'esso in carica quattro anni. Esprime pareri, anche di propria iniziativa, al direttore regionale e ai soggetti che svolgono a livello regionale funzioni connesse all'organizzazione del servizio scolastico e formativo. I pareri sono espressi entro 30 giorni dalla richiesta. Il d.g. 'provvede alla costituzione e alla vigilanza sul consiglio scolastico regionale'.

Il livello locale. È istituito presso le articolazioni territoriali della direzione regionale. Il ruolo è sempre consultivo, però nei confronti dell'amministrazione scolastica periferica e delle stesse scuole su tutte le materie di competenza.

Le critiche dei sindacati. 'Si tratta di un provvedimento che lascia inalterata lo schema, del 1974, di una gestione centralistica della scuola, insomma una riforma che nasce già vecchia', spiega Enrico Panini, segretario della Cgil scuola. 'Sono cambiati i numeri, ma i metodi di elezione dei componenti sono rimasti inalterati', commenta Massimo Di Menna, numero uno della Uil scuola, 'con una mortificazione della presenza dei docenti'. La parte dirigente, insegnante e Ata, 'garantita nei consigli di istituto', rilancia Daniela Colturani, responsabile Cisl scuola, 'rischia di scomparire per il meccanismo delle elezioni indirette'. Parla di organi 'inutili, autoreferenziali e consociativi', Alessandro Ameli, coordinatore nazionale di Gilda Unams. Critica il metodo seguito dall'amministrazione, che ha escluso 'una vera consultazione con i sindacati', lo Snals Confsal guidato da Fedele Ricciato.


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