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Italia Oggi-autonomia scolastica a metà strada

Lo denuncia il rapporto 2003 dell'Osservatorio Luiss. Le scuole risultano troppo autoreferenziali. autonomia scolastica a metà strada Si registrano i primi successi ma sono a macchia di leopa...

17/06/2003
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ItaliaOggi

Lo denuncia il rapporto 2003 dell'Osservatorio Luiss. Le scuole risultano troppo autoreferenziali.

autonomia scolastica a metà strada
Si registrano i primi successi ma sono a macchia di leopardo
L'autonomia scolastica è in mezzo al guado: non è più all'anno zero, ma è autarchica e ancora priva di un adeguato supporto esterno. E, soprattutto, è a macchia di leopardo. In alcuni ambiti, infatti, sono state avviate iniziative concrete di innovazione organizzativa e gestionale, mentre, in altri, continuano a incontrarsi difficoltà, in particolare per quanto riguarda la diffusione della cultura e degli strumenti di valutazione. Lo denuncia il 2° Rapporto (2003) curato dall'Osservatorio sulla scuola dell'autonomia della Luiss (Libera università internazionale degli studi sociali) e dalla Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo, pubblicato da Armando editore e presentato nei giorni scorsi a Roma.

L'indagine (che ha coinvolto, tra dicembre 2002 e gennaio 2003, 839 istituzioni scolastiche) si è articolata su tre diversi livelli: le tendenze generali del sistema scolastico (analisi quantitativa), le best practice (analisi qualitativa) e le sperimentazioni realizzate in istituzioni scolastiche considerate 'particolarmente significative'.

Rapporto delle scuole con il territorio. Le scuole sono ancora 'chiuse' verso l'esterno e autoreferenziali. Nel 72% dei casi, per l'elaborazione del Pof (Piano dell'offerta formativa), hanno realizzato un'attività di ricerca propedeutica sul contesto sociale, economico e culturale del territorio, ricorrendo alle sole risorse interne. Solo il 12% ha utilizzato dati e informazioni di fonte statistica regionale e nazionale. Tra i motivi dell'autoreferenzialità, per il 71,1% degli istituti, la difficoltà a stabilire un rapporto col territorio.

Alternanza scuola-lavoro. Crescono l'insoddisfazione dei giovani verso l'insegnamento ex cathedra e, in parallelo, la disponibilità delle scuole verso modalità di apprendimento basate sull'esperienza e certificate dal punto di vista degli esiti. Oltre il 70% degli istituti superiori organizza, infatti, attività di alternanza scuola-lavoro, attraverso, per esempio, l'utilizzo di stage. Tendenzialmente in linea con l'attuale andamento dell'occupazione in Italia, i settori più 'gettonati' sono: i servizi con il 72,8%; l'industria con il 56,6%; il turismo e la pubblica amministrazione con il 40,7%; l'agricoltura con il 7,3%.

Autonomia didattica e nuove modalità organizzative. Dal punto di vista delle innovazioni organizzative, si costituiscono gruppi di progetto nel 90% dei casi. Tale dato sarebbe positivo se non vi fosse oggi, nel nostro sistema scolastico, a partire dalla cultura amministrativa, un 'malinteso' significato del termine 'progetto', che si riferisce, ormai, a qualsiasi tipo di attività svolta nella scuola. Il 45% degli intervistati non ha avviato, invece, alcun tipo di iniziativa per l'analisi e la valutazione della dotazione professionale delle scuole. È ancora immenso, evidentemente, il lavoro da fare per colmare l'arretratezza culturale e strumentale in cui versa il sistema scolastico.

Quanto all'orario, il 73,7% ha adottato flessibilità per particolari iniziative, mentre sono notevolmente meno frequenti le iniziative di flessibilità continua (21,7%), di flessibilità da alternarsi con l'orario a schema fisso (20,7%) e di flessibilità trimestrale o quadrimestrale (13,4%). Per quanto riguarda, infine, la didattica modulare (per competenze), le risposte evidenziano una preferenza per la modularità per iniziative particolari (54,5%) e per la modularità con finalità interdisciplinari (51,4%); seguono la modularità in una singola disciplina e in un numero limitato di classi (23,5%) e la modularità in una singola disciplina e in un numero elevato di classi (15,5%). La modularità con finalità interdisciplinari prevale in Valle d'Aosta, Friuli, Liguria, Marche, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia e negli istituti tecnici e magistrali.

Conclusioni. Molto resta ancora da fare, secondo l'Osservatorio. Solo l'avvio di una reale cultura dell'autonomia consentirà alle scuole di divenire, finalmente, delle learning organizations. Un'efficace cultura organizzativa si diffonde, infatti, a condizione che i soggetti abbiano condiviso idee, problemi, errori e soluzioni e che tutti considerino tale cultura non solo come la più conveniente, ma anche come la più convincente. 'È indispensabile', secondo il direttore dell'Osservatorio Gian Candido De Martin, 'prendere sul serio l'autonomia delle scuole.

Il che significa considerarla come il caposaldo di tutte le altre riforme interessanti il sistema scolastico: risorsa e fattore determinante per incrementare la qualità del servizio dell'istruzione. Sono, quindi, essenziali misure e comportamenti convergenti, in primo luogo nella riallocazione delle funzioni amministrative e nel riordino del ministero e degli uffici dipendenti, nonché nella realizzazione del sistema di valutazione delle scuole e nel riordino degli organi collegiali, evitando nel contempo sia ogni suggestione di regionalizzazione della politica scolastica sia ogni richiamo di mero stile all'autonomia, che in realtà perlopiù sottende disattenzione se non emarginazione di questa prospettiva'.

Una presentazione più completa dei risultati è disponibile sul sito web dell'Osservatorio www.luiss.it/centri/bachelet/osservatorioscuola/index.htm. (riproduzione riservata)


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