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In classe 5,6 milioni di alunni La sfida è restare fino a giugno

n zona rossa ancora esclusi i ragazzi dai 12 anni in su Proteste dei genitori contro la Dad, il piano del governo

08/04/2021
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

N el giorno del ritorno in classe per due studenti su tre — i più piccoli dovunque, dalla seconda media in su soltanto nelle Regioni in arancione — assieme alle lezioni in presenza ricominciano anche le polemiche sulle misure di sicurezza nelle scuole.

Il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini assicura che monitorerà il rispetto delle regole per i trasporti pubblici. «Per lo screening sistematico degli studenti è stato fatto nulla», protesta Cristina Costarelli, numero due dell’associazione presidi del Lazio. «I tamponi per gli studenti, magari su base settimanale, sarebbero un passo importante. Ma siamo molto lontani purtroppo», le fa eco Antonello Giannelli, capo dell’Anp nazionale.

È dallo scorso giugno che si parla di tamponi o test nelle scuole, ma l’organizzazione è al momento troppo complessa: da ieri sono in presenza 5,6 milioni di ragazzi e nelle prossime settimane potrebbero arrivare a 8 milioni. In realtà ci sono diverse Regioni che offrono la possibilità di fare il tampone, come il Lazio. Addirittura in piccole comunità — da Bollate, alla Valtellina al Frusinate — procedono anche le sperimentazioni dei tamponi salivari che non sono però ancora stati validati dall’Istituto superiore di sanità. Ma si tratta di piccoli numeri e soprattutto di campagne su base volontaria. Lo ha ribadito anche il ministero dell’Istruzione nella circolare del nuovo direttore generale Stefano Versari ai presidi: al momento la legge «non prevede la possibilità di subordinare la fruizione in presenza dei servizi scolastici all’effettuazione obbligatoria di screening diagnostici», anche se è lo stesso ministero a raccomandare «campagne di screening su base volontaria finalizzate ad accrescere la sicurezza dell’attività didattica».

In Alto Adige il presidente della provincia Arno Kompatscher ha emanato nei giorni scorsi una contestata ordinanza che rende invece obbligatorio il tampone a scuola per poter seguire le lezioni in presenza: chi non lo fa, può soltanto continuare con la didattica a distanza. «Fare i test a tutti o non farli a nessuno sono due facce della stessa medaglia, di una totale incapacità di affrontare il problema», ha detto il microbiologo Andrea Crisanti a Sky Tg24.

Per le Regioni dove le scuole sono state riaperte, la sfida è ora quella di tenerle in presenza fino alla fine dell’anno scolastico, invece nelle Regioni rosse — dove gli studenti dai 12 anni in su sono ancora a casa — anche ieri sono continuate le proteste. Anita, la ragazzina torinese simbolo nei mesi scorsi della protesta per riaprire le scuole, è tornata davanti alla sua a fare lezione.

Gruppi di genitori aderenti ai comitati anti-Dad si sono ritrovati in piazza a Milano, Firenze, Pisa e Faenza. Proteste anche in Puglia, dove il governatore Michele Emiliano, nonostante il divieto per i presidenti di Regione di adottare misure più restrittive sulla scuola, ha reiterato l’ordinanza con la quale fa scegliere alle famiglie se mandare a scuola i figli o continuare con la Dad. In Parlamento la maggioranza da due giorni lavora a una mozione che impegni il governo a far ritornare tutti al più presto in classe.


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