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Il Tirreno-Scuola, coro di no al bonus per le private

Scuola, coro di no al bonus per le private Governo ancora incerto. La Toscana: penalizzate l'istruzione pubblica Per gli istituti paritari è invece un passo contro la discrim...

06/09/2003
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Il Tirreno

Scuola, coro di no al bonus per le private
Governo ancora incerto. La Toscana: penalizzate l'istruzione pubblica
Per gli istituti paritari è invece un passo contro la discriminazione


LIVORNO. Qualcuno applaude, i più criticano. Anche molto duramente. Il decreto Moratti-Tremonti sul bonus alle famiglie che iscrivono i figli agli istituti privati continua a far discutere, e mentre non si sa ancora se il bonus sarà a disposizione di tutti o solo di alcune fasce di reddito più basse, dalle associazioni della scuola arriva già un appello a mobilitarsi per il diritto allo studio.
E sono in molti, anche in Toscana, a parlare di misura anticostituzionale. "Si stanno usando due pesi e due misure: si tolgono soldi alle scuole pubbliche e si danno alle private". Secondo Paolo Mazzoni, responsabile regionale Cisl per l'istruzione, il bonus non è altro che un'operazione demagogica che non risolve nessun problema. "Non ne vedo l'utilità - dice - nemmeno per chi la propone. Forse si voleva solo dare un segnale, mettere una banderina". Perché alle famiglie in effetti andranno pochi spiccioli. Intorno ai 250-300 euro, si ipotizza, anche se sulle cifre c'è un vero balletto di numeri: dipenderà dal numero delle famiglie che faranno richiesta (entro il 30 settembre quest'anno): ad averne diritto sarebbero tra le 100 e le 120mila. Un'elemosina, è stato detto, considerando che le rette sono ben più alte: in Toscana sui 4000-4500 euro, un po' più elevate della media nazionale.
Ma per lo Stato non si tratta affatto di una bazzecola: 30 milioni di euro l'anno, da qui al 2005. "E intanto vengono quasi dimezzati i fondi per il funzionamento e l'organizzazione della scuola pubblica, dalla carta per le fotocopie ai laboratori", nota Mazzoni. Mentre lo Stato da tre anni ha azzerato gli aiuti per l'edilizia, trasferendo tutti gli oneri alle Province (per gli istituti superiori) e ai Comuni (per materne, elementari e medie). Sul fronte insegnanti, poi, in Toscana l'organico diminuisce di 500 unità quando ci sono 4500 studenti in più", aggiunge Alessandro Pazzaglia, segretario regionale della Cgil-scuola. In più, almeno in teoria, si 'tagliano' anche gli insegnanti di sostegno, anche se poi la nostra regione è riuscita di fatto a mantenerne invariato il numero.
"E' evidente che il governo non individua nell'istruzione pubblica un elemento della propria politica - nota Pazzaglia - il fatto che non si investano soldi in un settore tanto importante è una prova di questa sottovalutazione. Quando invece in Toscana il sistema pubblico è di livello qualitativo superiore".
"Chi vuole usufruire di un servizio privato naturalmente devo poterlo fare - nota Mazzoni - ma pagandoselo di tasca propria. E' vero che le private alleggeriscono l'onere dello Stato nel campo dell'istruzione, ma si poteva pensare piuttosto ad altre forme di sostegno, ad esempio la deducibilità fiscale delle tasse d'iscrizione, entro un certo tetto". "La cosa preoccupante poi - aggiunge Pazzaglia - è che per la prima volta si produce una separazione tra famiglie, agevolando solo una parte. E' una rottura grave".
La pensa in modo opposto, naturalmente, il lucchese Aldo Casali, presidente del cda degli istituti Esedra e consigliere nazionale dell'Aninsei, la principale associazione delle scuole paritarie laiche. "Si è finalmente resa giustizia a coloro che intendono dare ai figli un'educazione non obbligata e scelgono una scuola libera", afferma. "Anche se il decreto è molto avaro. E' comunque un'azione di buona volontà da parte del governo. Altro che incostituzionale, gli allievi che si rivolgono alle private costano ben poco allo Stato rispetto agli studenti del settore pubblico. Ma, si badi bene, le scuole paritarie non vogliono niente, chiedono solo che le famiglie non siano discriminate".
Sono oggi 109, in Toscana, gli istituti paritari, dalle elementari alle medie, in forte maggioranza di orientamento laico, mentre le materne sono quasi sempre in mano a organismi religiosi. Per un totale di circa 2000 allievi. Quasi dimezzati rispetto a venti o trent'anni fa. "Il crollo si è avuto soprattutto negli anni '90 - spiega Casali - per l'aumento dei costi e delle rette, ma anche, per lo meno in Toscana, per la concorrenza importante della scuola pubblica che sulla qualità sta surclassando le private. E poi c'è poca voglia di investire, da parte degli imprenditori, in un business poverissimo. Ora comunque c'è una piccola ripresa. Il bonus potrebbe aiutare".
Intanto contro il provvedimento i Cobas annunciano iniziative di lotta e l'Unione degli studenti accusa la Moratti di essere una specie di Robin Hood all'incontrario, che ruba ai poveri per dare ai ricchi. E proclama - e forse è la prima volta in assoluto - assemblee fin dal primo giorno di scuola: per stabilire il calendario della protesta. (g.v.)


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