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Il Tirreno:appello alle istituzioni, dire no alla logica dei tagli

APPELLO ALLE ISTITUZIONI Scuola, dire no alla logica dei tagli Fiorella Fambrini CARRARA. Ritengo di esprimere la preoccupazione di larga parte dell'opinione pubblica, non soltanto quella degl...

07/05/2002
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Il Tirreno

APPELLO ALLE ISTITUZIONI
Scuola, dire no
alla logica dei tagli

Fiorella Fambrini

CARRARA. Ritengo di esprimere la preoccupazione di larga parte dell'opinione pubblica, non soltanto quella degli "addetti ai lavori" della scuola, la preoccupazione di famiglie e di giovani studenti il cui futuro è legato a filo doppio alla realtà della cultura scolastica e della formazione professionale, rivolgendomi all'Amministrazione ed al Consiglio Comunale di Carrara, una città le cui radici e la cui storia sono indiscutibilmente democratiche.
L'oggetto o meglio il problema per cui mi rivolgo ad essi è costituito dalle proposte di politica scolastica dell'attuale governo. Ho appreso che già alcune Istituzioni Amministrative, e da ultimi il Consiglio Comunale di Prato ed il Consiglio Provinciale di Ferrara, tanto per fare qualche veloce esempio, si sono ufficialmente dichiarati, assumendo una posizione critica nei confronti della politica scolastica operata dal Ministero Moratti.
Chiunque creda nel valore della Scuola non può non sottolineare negativamente il processo in atto di esasperata aziendalizzazione a danno della collegialità e dunque della partecipazione democratica nella gestione scolastica: negli organi collegiali, o almeno nella proposta di riforma, si vuole depotenziare il ruolo di genitori, studenti e docenti, mentre non ha più voce in capitolo il personale ausiliario e tecnico-amministrativo. Vince la logica illogica dei tagli, tagli di personale e di risorse. Dopo i pesanti tagli occupazionali sopportati dal personale ausiliario e tecnico-amministrativo (meno 20000 posti a luglio) e dopo la mancata assunzione del personale docente la politica del governo prefigura ulteriori riduzioni di 8500 posti per il prossimo anno scolastico; nel triennio, però, più che di tagli si potrà parlare di quasi azzeramento. I tagli occupazionali, già gravi di per sé, e la diminuzione delle risorse vengono a mettere a rischio la vita della Scuola dell'Autonomia ed i suoi progetti innovativi. Viene naturale chiedersi come andranno a finire i progetti di sviluppo delle nuove tecnologie o l'avvio dell'insegnamento della lingua straniera nella prima elementare e soprattutto l'adeguato sostegno agli allievi portatori di handicap e l'integrazione degli allievi stranieri.
In sostanza la rigida applicazione della Finanziaria 2002 provoca l'abbassamento del livello di qualità dell'istruzione e della formazione, ridicolizza i piani dell'offerta formativa, trascura i bisogni sociali, appiattisce la realtà Scuola. Qualcosa c'è da dire anche sulla proposta di riforma degli ordinamenti scolastici per la quale si è scelto di usare lo strumento della delega al governo, un segnale negativo, di scarsa apertura al confronto parlamentare in una materia così delicata. Voglio ricordare alcuni punti cardine, contestabili, sui quali tale proposta si basa: la decisione di abbassare a 13 anni l'età in cui scegliere fra prosecuzione degli studi e formazione professionale; l'anticipo a 5 anni e mezzo dell'ingresso alla scuola elementare senza pensare ad una riorganizzazione di spazi, risorse e professionalità capaci di tenere conto di una prospettiva armonica dello sviluppo del bambino; l'anticipo a due anni e mezzo dell'accesso alla materna, che rende inattuabile il progetto pedagogico degli Orientamenti del '91, considerate le diversità che a quell'età comporta un differenziale di sei mesi.
Un pensiero, poi, non può non andare all'insegnante che con 28 bambini di due anni e mezzo dovrà "garantire" la tutela dei piccoli.
Ho lasciato per ultimo il problema dell'Istruzione Professionale, proprio perché da venti anni opero in un professionale di Carrara, l'Einaudi, e ne conosco le problematiche. Oggi un macroscopico punto interrogativo grava sul futuro dell'Istruzione professionale, relegata oggettivamente ad un percorso di livello inferiore in seguito alla contrazione della durata del percorso base, quattro anni contro i cinque delle altre. Eppure tutte le politiche scolastiche dei precedenti governi avevano teso ad innalzare qualitativamente l'Istruzione professionale, valutandola come soggetto capace di interazione e qualificazione del tessuto economico della società. Le pagine bianche del libro bianco di cui ci raccontava il ministro Moratti, ahimè, si stanno riempiendo di errori gravissimi a danno dei cittadini! Queste ed altre considerazioni, mi spingono a richiedere alle Istituzioni Amministrative locali di esprimere decisamente la propria posizione critica a difesa della Scuola, dei suoi valori e della sua unicità.


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