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Il risveglio popolare-Una proposta bipartisan per la scuola

Una proposta bipartisan per la scuola IVREA - Gli scioperi delle settimane passate hanno visto anche il mondo della scuola diviso nel manifestare il proprio dissenso. Ma è un dissenso stanco quel...

04/11/2002
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Una proposta bipartisan per la scuola
IVREA - Gli scioperi delle settimane passate hanno visto anche il mondo della scuola diviso nel manifestare il proprio dissenso.
Ma è un dissenso stanco quello che serpeggia tra gli insegnanti, declassati da decenni di propaganda ideologica al ruolo di proletariato intellettuale, consapevoli tuttavia di poter avere un altro compito professionale come protagonisti della formazione delle generazioni future. Sono un po' come il "re decaduto" di Pascal, nostalgico di una passata grandezza che non sa rassegnarsi alla miseria attuale. Grandeur et misère de l'école.
Dopo anni di immobilismo del legislatore, nel giro di poco tempo abbiamo assistito al nascere e al distruggersi di un progetto di riforma della scuola, smantellato da un progetto che nuovo del tutto non sembra. Certo serpeggia un disagio in una scuola che risente del clima generale di razionalizzazione delle spese, con gravi tagli in termini di bilancio e di occupazione. Ma il "patto di stabilità" e il deficit del sistema previdenziale sono vincoli ineludibili per qualsiasi governo che debba guidare il Paese.
E in questa stagione di "vacche magre" il pensiero non può volare alto. Ma è importante non farsi prendere dallo sconforto. Se questo stato di depressione che attraversa il Paese, gravato da crisi strutturali sempre più pesanti (dopo l'Olivetti, la FIAT), si impadronisce anche delle istituzioni educative, perderemo il nostro futuro.
E gli insegnanti che oppongono resistenza più o meno passiva al modello aziendalistico invadente non rifiutano il futuro, ma conservano il senso di quella crociana "distinzione" tra cultura e società che è il punto forte della nostra tradizione umanistica, capace di guardare oltre il presente. C'è una grande ricchezza potenziale nel mondo della scuola, un grande serbatoio di risorse che non deve essere distrutto da sterili contrapposizioni ideologiche: non si può accettare passivamente la scuola delle tre I degli slogan berlusconiani, ma non si può neppure improvvisare una riforma dei cicli che provochi onde anomale, non gestibili secondo criteri logicamente accettabili o una scuola ragionieristica nel computo di debiti, crediti (didattici, scolastici, formativi, etc.) e nella quantificazione numerica dei risultati in termini di prodotti.
In questi anni di silenzio del legislatore la scuola che ha saputo rinnovarsi ha saputo produrre molte innovazioni al proprio interno, recependo l'esigenza di dotarsi di nuove tecnologie multimediali, di potenziare lo studio delle lingue, veicolo indispensabile in un mondo globalizzato, ma ha capito anche di avere un ruolo insostituibile nella crescita intellettuale e emotiva degli studenti. E' il luogo delle condivisioni o delle esclusioni, delle frustrazioni o delle promozioni dei valori, dell'integrazione sociale o della dispersione ecc. E attraverso l'accoglienza, il tutoraggio, l'orientamento ha saputo anticipare un modello di riforma sostenibile. Perché azzerare queste premesse?
Sta nascendo dal basso tra le scuole un movimento che mira a discutere trasversalmente, senza pregiudiziali ideologiche, la riforma ragionevole della scuola, non cancellando ma integrando le esperienze positive avviate. Forse finalmente si è capito che sulle questioni di "sopravvivenza" non ha senso lo scontro. E che la scuola abbia a che fare con questioni di "sopravvivenza" appare certamente plausibile. Come ha sostenuto il maestro Boris Porena, musicista, compositore, autore di un componimento "La Parola" presentato in Duomo il 19 ottobre dai cori diretti dal maestro Streito, formulando un interessante "ipotesi metaculturale per la composizione della diversità", occorre riflettere sul carattere culturalmente condizionato dei nostri atti di pensiero per imparare a relativizzarli, non certo per arrivare ad un relativismo selvaggio, ma per comporre le diversità senza annullarle.
E oggi che spirano venti di guerra è quanto mai importante insegnare che, oltre la logica binaria della soppressione del diverso, che rischia di avere effetti distruttivi per l'intera umanità, e oltre la logica della conversione, nella forma totalizzante dell'assimilazione, ci può essere anche la logica, non esclusiva, ma inclusiva della coesistenza pacifica di diversi, che non pretende di cancellare i conflitti, ma di esorcizzarne le forme estreme.
ugo cardinale


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