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Il precario che insegnava dall’ospedale col Covid: errore non confermarci

Penso che quest’anno sarebbe stato giusto confermare le cattedre ai precari che le avevano avute assegnate l’anno scorso. Avrebbe assicurato la continuità agli studenti che per tanti mesi hanno sofferto la lontananza da banchi, compagni e insegnanti

26/09/2020
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Corriere della sera

di Chiara Marasca

NAPOLI «Penso che quest’anno sarebbe stato giusto confermare le cattedre ai precari che le avevano avute assegnate l’anno scorso. Avrebbe assicurato la continuità agli studenti che per tanti mesi hanno sofferto la lontananza da banchi, compagni e insegnanti. Ma nessuno ha avuto questa idea». No, non è andata così, e lui, di cattedra, al momento non ne ha nessuna. Ambrogio Iacono è il professore ischitano che la scorsa primavera, mentre era ricoverato con il Covid-19, ha continuato a insegnare dal suo letto di ospedale in Dad, collegato con gli studenti dell’Istituto alberghiero Telese attraverso il tablet. Una storia di dedizione e passione per il lavoro che ha colpito l’Italia e gli ha fatto guadagnare pubblici encomi.

Il premier Giuseppe Conte lo ha citato e ringraziato, durante il lockdown, in uno dei suoi discorsi in tv e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha addirittura nominato Cavaliere del Lavoro. Ma lo scorrimento delle graduatorie per i vincitori di concorsi ha i suoi tempi e Iacono, che è un professore di Scienze integrate, al momento resta precario. Quest’anno sperava nell’immissione in ruolo, ma non c’è stata. O in un’altra supplenza, ma per ora nulla. «La chiamata potrebbe arrivare tra qualche settimana o magari tra sei mesi, ma quello che mi spiace di più è non poter continuare a seguire gli studenti con cui avevo stretto un bellissimo rapporto: purtroppo alla fine i ragazzi sono quelli più penalizzati dalla precarietà», dice.

Confermare le nostre cattedre avrebbe assicurato la continui-tà agli studenti che per tanti mesi hanno sofferto la lontananza da scuola

E, controcorrente, aggiunge una perplessità rispetto ai tempi dei concorsi annunciati: «Perché fare adesso, in piena tempesta, con l’emergenza Covid ancora in corso, selezioni per insegnanti che comunque non entrerebbero in ruolo prima di un anno? Io credo che chiedere questo impegno nei prossimi mesi ai precari che hanno ottenuto una cattedra rischierebbe di distrarli da quella che dovrebbe essere l’unica priorità: seguire studenti che vengono da un anno difficile».

Iacono si è ammalato di coronavirus lo scorso aprile. Ora sta bene, ma non è ancora in perfetta forma. «I polmoni sono rimasti un po’ affaticati. Seguo una terapia post Covid e periodicamente vengo chiamato dal Day hospital del Cotugno di Napoli dove il programma prevede che i medici monitorino il mio stato di salute per sei mesi dalla guarigione. Non è stata e non è una passeggiata, insomma», racconta, «e tenere un filo con i miei studenti nei mesi più difficili mi è stato di grande aiuto. Ha fatto bene a me, ma anche a loro: sono cresciuto osservando e lavorando la terra, nell’azienda vinicola di famiglia, e sono convinto che per non far marcire un frutto sia necessario seguirne costantemente la crescita, senza abbandonarlo».


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