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Il Nuovo-Moratti: "No ai presidi manager"

Moratti: "No ai presidi manager" Il ministro dell'Istruzione abbandona l'idea di "scuola azienda" e afferma: "Non mi piacciono i presidi manager e gli studenti non sono clienti da accontentare". ...

27/03/2002
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Il Nuovo

Moratti: "No ai presidi manager"

Il ministro dell'Istruzione abbandona l'idea di "scuola azienda" e afferma: "Non mi piacciono i presidi manager e gli studenti non sono clienti da accontentare".
PESARO '#8211; Letizia Moratti, contestata a Pesaro da un corteo di circa 500 persone tra studenti e professori, durante una visita al Conservatorio Rossini, ha indicato in un'intervista al Corriere della Sera i punti fondamentali e le idee portanti della riforma del sistema scolastico che potrebbe entrare in vigore già dal prossimo anno.

'La scuola deve innanzi tutto formare persone' e 'affrontare la passività dei ragazzi sopperendo al progressivo indebolimento delle famiglie'. Il ministro dell'Istruzione sembra aver abbandonato l'idea della 'scuola azienda' obbligata ad 'aggredire il mercato' e una prima conferma si trova nelle parole con le quali bolla l'identificazione tra 'studenti e clienti da accontentare' e dichiara: 'Non mi piacciono i presidi manager'.

Una correzione di rotta rispetto allo slogan elettorale delle tre 'I': 'Informatica, internet e impresa', dove l'impresa sembrava assumere il ruolo di maggior rottura rispetto al passato. La scuola del futuro, spiega Moratti, sarà molto più vicina ad una comunità in grado di 'colmare il vuoto di spazi di aggregazione per i giovani, torna a essere un forte collante sociale, fatto di solidarietà e senso civico, di rispetto umano, perché sa fornire alle nuove generazioni una buona formazione morale e spirituale'. Insiste molto sul valore formativo della scuola e a questo proposito delinea i contorni del tutor, una 'figura preparata in grado di capire i giovani, di aiutarli a trovare le loro risposte, di comprendere le loro attitudini, dando concrete prospettive ai loro interessi, accompagnandoli nella scelta consapevole del proprio percorso d'istruzione e formazione'.

I tutor poi, sottolinea Moratti, potrebbero assistere i ragazzi anche nel passaggio tra scuola e università per evitare l''abbandono scolastico', oneroso anche per le casse dello stato. 'Spesso - spiega il ministro - i giovani diplomati o diplomandi non capiscono i percorsi universitari e l'abbandono rappresenta un costo complessivo per la comunità di 15 mila miliardi negli ultimi dieci anni'. I conti pubblici sono un punto sul quale il confronto con il governo e, in primo luogo, con il ministro Tremonti è sempre serrato: 'L'intero governo, in dieci mesi di lavoro, è stato compatto nel porre l'educazione, l'università e la ricerca al centro delle politiche di riforma. Il presidente del Consiglio si è impegnato nel garantire le risorse necessarie per rilanciare il sistema educativo a tutti i livelli. L'investimento previsto oscilla tra i 15 e i 19 mila miliardi di lire. Le risorse dovranno essere gradualmente reperite nei prossimi esercizi finanziari'.

Sull'eterno dibattito tra scuola pubblica e scuola privata la Moratti afferma: 'Quello che noi proponiamo è un nuovo patto fra scuola e famiglia'. La scuola, dunque, sarà laica 'nella libertà di scelta delle famiglie', e ammette di aver tenuto conto delle 'molte segnalazioni' all'intreno dello schieramento politico di maggioranza più che delle pressioni della Chiesa Cattolica.

Nel nuovo sistema scuola la scuola media è tenuta in gran conto: 'E' quella che ha il compito più delicato, perché si occupa della pre-adolescenza, un'età cruciale dello sviluppo dei nostri ragazzi. Qui si formano i caratteri, le personalità e, ahimè, si creano anche i disagi. Quanti programmi da rivedere, quante materie svilite. Geometria, dice a titolo di esempio, era come sparita. Eppure è la materia fondamentale che consente a un allievo il passaggio logico fra l'astratto e il concreto e viceversa'. Anche la storia, a parere della Moratti, è 'mortificata' e 'troppo concentrata nello studio del '900'.
Liquida però ogni accusa di 'revisionismo' e 'strumentalità', affermando che 'politica ed ideologia vanno lasciate fuori dalle aule'.


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