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Il Nuovo - Maturità, il voto in italiano lo daranno al ministero.

Maturità, il voto in italiano lo daranno al ministero. Dal 2003 la prova scritta nazionale sarà giudicata da un corpo di 15 mila correttori professionisti, non più dai docenti. Il ministero ...

05/02/2002
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Il Nuovo

Maturità, il voto in italiano lo daranno al ministero.

Dal 2003 la prova scritta nazionale sarà giudicata da un corpo di 15 mila correttori professionisti, non più dai docenti. Il ministero vuole evitare che le commissioni di membri interni possano essere troppo indulgenti.
di Alberico Giostra

ROMA - Un nuovo sistema di valutazione dell'esame di maturità è in elaborazione al Ministero dell'Istruzione. Si tratta per ora solo di ipotesi di lavoro, ma la strada parrebbe tracciata: mentre due delle tre prove scritte sarebbero corrette direttamente dagli istituti scolastici, la terza prova, quella di carattere nazionale (ancora non è deciso, ma si tratterà verosimilmente dello scritto di cultura generale), verrebbe affidata a livello centrale all'Invalsi, l'Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema dell'Istruzione presieduto da Giovanni Trainito. Dal 2003, a infierire con la matita rossa e blu sul compito del maturando non dovrebbe essere più insomma la commissione - che già da quest'anno sarà tutta di docenti interni -, bensì un correttore/esaminatore professionista la cui figura, dopo un apposito percorso di selezione e formazione, sarà inserita in un apposito albo gestito dall'Invalsi.

I correttori professionisti, dovrebbero essere circa 15.000, tutti insegnanti, coordinati dai 360 ispettori attualmente alle dipendenze di Viale Trastevere. In occasione dell'esame di Stato, i singoli manoscritti dei candidati verrebbero spediti a istituti scolastici che fungeranno da capozona a livello provinciale o regionale, e una volta corretti inviati a Roma per una valutazione definitiva e omogenea sul piano nazionale. Infine verrà comunicata ai singoli istituti la valutazione espressa.

Il nuovo sistema consentirà un controllo e una valutazione più omogenea a livello nazionale, nella prospettiva - che sarà compito principale dell'Invalsi - di una continua valutazione degli standard raggiunti dalla scuola italiana. Ma a Viale Trastevere, i responsabili del ministero dell'Istruzione sottolineano che a guadagnarci sarebbe soprattutto la trasparenza, e la sottolineatura suona come una implicita preoccupazione circa le conseguenze che la nuova composizione delle commissioni, tutti membri interni e uno solo esterno, il Presidente, potrebbe avere sulla correttezza ed equità valutativa. L'operazione complessiva, le cui ricadute in termini economici non sono state ancora calcolate, dovrebbe durare al massimo una settimana e dovrebbe partire con gli esami del 2003.

L'operazione rientra nei nuovi compiti assegnati all'Invalsi, compiti sanciti dal disegno di legge approvato il 1° febbraio in Consiglio dei Ministri che, all'articolo 3, attribuisce all'Istituto che eredita le funzioni del Cede, il compito di effettuare "verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli allievi e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche".

A questo proposito all'Invalsi stanno preparando un Progetto pilota di valutazione del sistema scolastico al quale sembra abbiano già aderito 2500 scuole.

Il progetto pilota sarà l'anticamera metodologica dei sistemi di valutazione futuri e non un sistema di valutazione vero e proprio. "Stiamo sperimentando che cosa vuol dire per lo Stato un sistema che valuti la scuola con una certa frequenza", dice l'ingegner Giacomo Elias, responsabile del progetto e membro del Cda dell'Invalsi. "Vogliamo capire che cosa manca, quali sono gli aspetti tecnici e organizzativi e soprattutto quanto costa testare un apparato complesso come quello scolastico".

Già, ingegnere, quanto costerà testare la scuola italiana? "In Inghilterra hanno 11.000 ispettori, spendono 500 miliardi di lire l'anno e sono molto scontenti. A noi - precisa Elias - il tutto dovrebbe costare quella cifra ma con uno zero in meno". Ma come sta procedendo questo progetto pilota? "Alle 2.500 scuole circa che hanno aderito abbiamo mandato, sia elettronicamente sia su supporto cartaceo, due tipologie di domande dei test di apprendimento di Italiano e Matematica per gli alunni - prosegue - e dei test per capire il grado di realizzazione del Piano di Offerta Formativa per le scuole. Ma quello che voglio sottolineare -continua Elias - è che non ci interessano le risposte in quanto tali, quello che ci interessa sapere sono le difficoltà operative incontrate dal nostro sistema di testing e soprattutto i costi. Poi - prosegue Elias - entro Pasqua le scuole dovrebbero terminare le risposte, noi entro giugno dovremmo terminare l'elaborazione e per Settembre il Ministro Moratti dovrebbe avere sul suo tavolo la nostra prima relazione conclusiva".

Ma che idea vi state facendo delle tecniche di valutazione dei livelli di apprendimento che dovrete adottare, a quale modello vi ispirerete, quello americano del test a risposta aperta o quello alla francese che è rivolto a tutte le scuole e si fa attraverso una prova scolastica tradizionale? "Ne l'uno né l'altro modello - risponde Elias - adotteremo un sistema più elementare distribuito su tre livelli di età, in quinta elementare, in seconda media e nel secondo anno delle superiori. A noi non interessa una risposta molto approfondita ma molto lenta da recepire. Il metabolismo della scuola è annuale e i tempi di intervento per poter correggere le criticità debbono essere tempestivi. Noi - prosegue Elias - procederemo dapprima con dei test multipli su tutte le scuole e tutte le classi per evitare le semplificazioni statistiche alla Trilussa in cui anche l'Ocse cade necessariamente. In un secondo momento procederemo con dei test approfonditi. La cosa più importante, in una prima fase, è individuare i punti critici del sistema. Solo in questo modo è garantita una tempestività d'intervento. Il sistema a risposta aperta all'americana ad esempio, costa moltissimo e porta via molto tempo. Ha bisogno di correttori professionisti che vanno formati e in questo modo si perde un sacco di tempo. Il problema che ci stiamo trovando davanti - conclude Elias - è anche quello della scarsa informatizzazione delle nostre scuole. Se in ogni Istituto ci fosse un aula con una ventina di computer saremmo a cavallo, ma purtroppo non è così e allora stiamo andando avanti con i supporti cartacei e i lettori ottici, in grado di leggere anche i test a risposta multipla".

(5 FEBBRAIO 2002; ORE 10:21)


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