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Il Mattino-Salerno-Presidi contro i tagli e la riforma

I TAGLI NELLA SCUOLA MARISTELLA DI MARTINO Non riescono a mandarla giù. Bando ai convenevoli e alle frasi diplom...

14/03/2003
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Il Mattino


I TAGLI
NELLA SCUOLA
MARISTELLA DI MARTINO
Non riescono a mandarla giù. Bando ai convenevoli e alle frasi diplomatiche: ai presidi salernitani non piace la riforma della scuola. E, anche se qualcuno ammette che "è prematuro dare giudizi perché si rischia di non considerare il provvedimento nella sua interezza", la maggior parte dei dirigenti boccia senza mezzi termini "questa idea balzana di aziendalizzare troppo la scuola".
Per Filomena Della Fera, preside della media Pirro, si tratta di "un problema davvero serio sia perché tutte le cattedre vengono portate a 18 ore sia perché a soffrirne di più sono i docenti di lettere". Ciò che preoccupa di più il dirigente è "la formazione degli studenti che sarà inevitabilmente penalizzata poiché viene aumentato anche il numero di alunni per classe". Dello stesso avviso anche Carmela Di Masi, preside della media di via XX Settembre, che sottolinea: "La scuola italiana è già in forte difficoltà per la riduzione degli allievi, figuriamoci a volerli compattare ancora di più. La cosa più grave è che ne risente la formazione perché l'insegnante già non ha molto tempo per seguire come dovrebbe la scolaresca". E giù con una bacchettata sull'"assoluta mancanza di aumenti retributivi".
Punta l'attenzione su altri aspetti della riforma, invece, Nicola Scarsi, del liceo scientifico Da Procida. "Ho tre perplessità su questo provvedimento - avverte - la prima riguarda il doppio canale, cioè la divisione tra liceo e istruzione-formazione; la seconda la scelta del percorso da seguire e la terza il risultato finale a cui approda la scuola. Credo che un ragazzo a 13 anni non è in grado di operare un scelta serena né definitiva e, del resto, non ritengo valida l'introduzione dell'anno integrativo per chi dalla scuola formazione vuole accedere all'università dal momento che conosciamo bene cosa significa questa stagione scolastica e quanti disastri ha finora prodotto". Sotto accusa finisce anche la "totale trasformazione della scuola: alla fine la concezione che prevale è quella di un'azienda nella quale predomina il principio economicistico su quello pedagogico".
A metà strada si collocano sia il dirigente dell'istituto professionale turistico Giovanni XXIII, Domenico Festa che quello per ragionieri, Caterina Cimino. "A ben pensarci 18 ore settimanali molti docenti già le fanno - spiega il primo - E poi è meglio occupare il proprio tempo ad insegnare che a stare a disposizione. Quanto all'aumento del numero degli allievi, non lo reputo eccessivo". Per la preside Cimino, invece, "28 alunni per classe mi pare un numero impegnativo perché penalizza le relazioni alunni-docenti e va a discapito della qualità, mentre penso che la cattedra di 18 ore settimanali sia attuabile".
Si professa d'accordo con l'idea del minsitro Letizia Moratti, al contrario, Aurelio Di Matteo, preside del liceo scientifico Da Vinci. "Per me - spiega - l'indice stabilito per le classi è validissimo in quanto in Italia abbiamo già un rapporto docenti/alunni pari a uno su 10, mentre in Europa siamo ad uno su 15. Se la riforma non si attuasse, si determinerebbero un eccessivo spreco di risorse e un sottoutilizzo dei docenti. Credo proprio che una simile impostazione aiuti a valorizzare le risorse umane già presenti nella scuola, ma è chiaro che se si considera la scuola un luogo che sforna posti di lavoro la portata di questa nuovo ideologia non verrà mai recepita".


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