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Il Manifesto-Scuola libera

Scuola libera ROBERTA CARLINI Ai ragazzini le cerimonie di solito non piacciono molto. Ma quelli che ieri hanno partecipato all'inaugurazione solenne dell'anno scolastico sulla terrazza del Vittori...

19/09/2002
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il manifesto

Scuola libera
ROBERTA CARLINI
Ai ragazzini le cerimonie di solito non piacciono molto. Ma quelli che ieri hanno partecipato all'inaugurazione solenne dell'anno scolastico sulla terrazza del Vittoriano ne hanno potuto ricavare - oltre che una privilegiata vista sul centro di Roma, i cappellini d'ordinanza e una copia nuova di zecca della Costituzione italiana - un'interpretazione semplice e autentica della Costituzione stessa, ad opera del presidente Ciampi. Secondo questa interpretazione la scuola pubblica è un pilastro della nostra società e va rafforzata, non solo ad uso dei cittadini nati in Italia da italiani ma anche per il beneficio di coloro che in Italia vengono da altre parti del mondo. Il presidente - ormai lo sappiamo - adora cerimonie e bandiere e forse in loro presenza si lascia un po' andare; ma per una volta nella sua retorica si sono potuti riconoscere in tanti: studenti, insegnanti, genitori, immigrati, utenti a vario titolo della vituperata scuola pubblica. A rappresentare "la scuola pubblica" al fianco del presidente c'era la signora Moratti, esponente di punta di una maggioranza il cui programma sulla scuola così recita: "deve essere riconosciuto alla famiglia il diritto di educare liberamente i propri figli e la scuola deve cooperare all'esercizio di questo diritto primario della famiglia". Da ciò deriva, prosegue il programma, il diritto di scelta della scuola da parte della famiglia, la "libertà scolastica". La scuola pubblica - secondo il programma della Casa delle libertà dunque della Moratti - "non va dequalificata ma rilanciata, anche e proprio attraverso lo stimolo derivante dal confronto con la scuola libera". A parte la singolare scelta linguistica per cui la scuola privata viene definita scuola libera (l'altra essendo prigioniera), la filosofia è che l'unico servizio che si può fare alla scuola pubblica è metterle al fianco la concorrenza privata e finanziarla con i "buoni".

La scuola come bene pubblico e le scuole come oggetto di libera scelta del consumatore (anzi, dei genitori del consumatore): con tutta evidenza, sono due visioni opposte della questione che si scontrano (anche se, sia detto per inciso, una è sostenuta dalla Costituzione e l'altra no; e anche se, sempre per inciso, sarebbe bene che chi propugna il mercato scolastico non pretendesse sovvenzioni pubbliche per lo stesso). La ministra Moratti, non trovando elegante contrapporsi al presidente sulla terrazza del Vittoriano, ha incassato. Così come avevano fatto prima di lei Tremonti e l'intero governo, di fronte alle bordate di Ciampi sulla disoccupazione al Sud e sull'inflazione: la freddezza del Colle non è l'ultima delle preoccupazioni dei soci di Berlusconi in questo (per loro) tremendo autunno, ma tutti (loro) sperano che l'aria si rasserenerà con la firma alla legge Cirami.

Ma dato che a Roma non c'è solo il Quirinale, passata la festa dell'inaugurazione dell'anno scolastico Letizia Moratti ha pensato bene di correre a ingraziarsi l'altro potere, quello del Vaticano: nella residua scuola pubblica è necessario e doveroso, ha detto alla camera, un crocefisso in ogni aula. In ogni aula? In ogni ufficio, carcere, ospedale, stazione, tribunale, ovunque, esagerano come al solito i leghisti. Che agli immigrati vorrebbero aprire non le scuole pubbliche di Ciampi ma solo le porte dell'inferno o le galere. Purché ci sia un crocefisso in ogni cella.


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