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Il Manifesto-La difesa "scolastica" dell'articolo 18

La difesa "scolastica" dell'articolo 18 Tutti a Roma Arriveranno dal nord e dal sud, con treni e autobus. "Siamo noi i prossimi precari", dicono gli studenti CI. GU. - ROMA Saranno in tanti, da t...

22/03/2002
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il manifesto

La difesa "scolastica" dell'articolo 18
Tutti a Roma Arriveranno dal nord e dal sud, con treni e autobus. "Siamo noi i prossimi precari", dicono gli studenti CI. GU. - ROMA

Saranno in tanti, da tutt'Italia. I comunicati arrivano dalle singole scuole come dalle organizzazioni nazionali. Saranno in piazza gli studenti, per difendere l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori ma anche per ricordare il nesso organizo tra la scuola e il mondo del lavoro. Ognuno a modo suo, ma l'appuntamento è, per tutti, a pizza Esedra, nella piazza dei Social forum.
Un entusiasmo che si respira anche a Bologna, dove il coordinamento degli studenti medi "Nati dalla resistenza" è al lavoro. E' difficile parlare con Benedetta, continuamente interrotta dai suoi compagni, lo striscione, il comunicato...eppoi sono appena reduci dalla manifestazione dell'altroieri a piazza Maggiore contro il terrorismo. "Siamo sconcertati - racconta Benedetta. Prla si "una logica estranea, troppo estranea". "Per noi è assurdo che qualcuno debba morire per le proprie idee. Questo vale per Biagi come per Carlo Giuliani". A Roma arriveranno con un lavoro capillare, portato avanti scuola per scuola: "abbiamo fatto assemblee, incontri, con gli studenti delle scuole superiori e alcuni rappresentanti sindacali per spiegare cos'è l'articolo 18". La propaganda di Berlusconi, che spiega come l'azzeramento dei vincoli sul licenziamento "creerà più occupazione", secondo Benedetta rischia di fare presa tra i più giovani: "Prima ci davano degli `anacronistici', poi parlandone abbiamo visto piano piano crescere lo sconcerto". Su quali punti, in particolare? "Prima di tutto sulla presa di coscienza che togliere l'articolo 18 significherà ristabilire un rapporto diretto tra l'individuo e l'impresa. Eppoi sulla messa a rischio del diritto di sciopero, che persino per gli studenti è un'arma importante".
"Nati dalla resistenza" farà parte dello spezzone a cui parteciperanno tutte le organizzazioni, i collettivi, i coordinamenti - come "Studenti in movimento", che porterà centinaia di studenti dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Liguria e dalla Campania - "affini" al laboratorio dei Disobbedienti e che all'assemblea di Bologna decisero di essere in piazza anche per chiedere che l'articolo 18 sia esteso a tutte le forme di lavoro flessibile. Per questo indosseranno le "tute arancioni" rese famose dai lavoratori del portale internet Virgilio, i quali saranno al fianco degli studenti, insieme a quelli di "Matrix" e "Blu". Ma non si tratta di un semplice togliere e mettere le "tute". Il discorso parte da lontano, e tra i gruppi più attivi nello studio delle nuove forme di sfruttamento del lavoro intellettuale (che parte proprio dalle scuole e dalle università) ci sono i ragazzi di Sapienza Pirata, un gruppo che raccoglie studenti dell'università La Sapienza di Roma. "Porteremo anche uno striscione con su disegnato un enorme cervello - spiega Francesco - E' questo che vogliamo fare: creare uno spezzone trasversale tra operatori della conoscenza e del linguaggio, che siano lavoratori, studenti, o ricercatori. Se da una parte è imprescindibile la difesa dello Statuto dei lavoratori, dall'altra è indispensabile prendere atto che il conflitto si sta riproducendo sul terreno del lavoro intellettuale". Un altro punto fondamentale della piattaforma uscita dalle assemblee di Bologna è proprio la rivendicazione di un "reddito sociale" da estendere agli studenti. Il problema aperto è sul "come". Di questo e di altro si parlerà al seminario nazionale sui saperi e sul lavoro immateriale che prenderà il via domenica alla sala teatro De Lollis di Roma (quartiere San Lorenzo).
In corteo ci saranno anche gli studenti dell'Unione degli universitari (Udu) e degli studenti (Uds) che hanno messo in piedi un'organizzazione mastodontica per il 23. Come sarà in piazza l'Udu? "Innanzitutto con la consapevolezza che qualcosa si sta muovendo da molto tempo - racconta Andrea - noi abbiamo segnali da diverse parti d'Italia, dove gli studenti riescono a vincere vertenze fondamentali contro le università che con l'applicazione della nuova riforma stanno trasfromando gli atenei in senso sempre più privatistico. Ma attraverso una pratica politica, fatta anche di momenti radicali, si può riuscire a cambiare l'università in senso positivo". Per questo l'Udu chiederà l'approvazione di uno "Statuto degli studenti": "che per prima cosa stabilisca la possibilità per tutti di scirversi all'università, di laurearsi e di essere pronto a inserirsi nel mondo del lavoro". Mentre, racconta Andrea, ormai il numero chiuso è una regola estesa. "Porteremo in piazza una riflessione che va oltre l'articolo 18. Nella nostra piattaforma abbiamo anche voluto inserire il no alla guerra e alla mercificazione del sapere- spiega Claudia dell'Uds - anche nelle scuole si avverte un meccanismo di restrizione, basta pensare alla riforma degli organi collegiali. E non c'è da stupirsi se gli studenti saranno in migliaia: è vero, vogliamo poter lavorare. Ma non ci interessa un lavoro precario e non garantito".

Tutti a Roma Arriveranno dal nord e dal sud, con treni e autobus. "Siamo noi i prossimi precari", dicono gli studenti CI. GU. - ROMA

Saranno in tanti, da tutt'Italia. I comunicati arrivano dalle singole scuole come dalle organizzazioni nazionali. Saranno in piazza gli studenti, per difendere l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori ma anche per ricordare il nesso organizo tra la scuola e il mondo del lavoro. Ognuno a modo suo, ma l'appuntamento è, per tutti, a pizza Esedra, nella piazza dei Social forum.
Un entusiasmo che si respira anche a Bologna, dove il coordinamento degli studenti medi "Nati dalla resistenza" è al lavoro. E' difficile parlare con Benedetta, continuamente interrotta dai suoi compagni, lo striscione, il comunicato...eppoi sono appena reduci dalla manifestazione dell'altroieri a piazza Maggiore contro il terrorismo. "Siamo sconcertati - racconta Benedetta. Prla si "una logica estranea, troppo estranea". "Per noi è assurdo che qualcuno debba morire per le proprie idee. Questo vale per Biagi come per Carlo Giuliani". A Roma arriveranno con un lavoro capillare, portato avanti scuola per scuola: "abbiamo fatto assemblee, incontri, con gli studenti delle scuole superiori e alcuni rappresentanti sindacali per spiegare cos'è l'articolo 18". La propaganda di Berlusconi, che spiega come l'azzeramento dei vincoli sul licenziamento "creerà più occupazione", secondo Benedetta rischia di fare presa tra i più giovani: "Prima ci davano degli `anacronistici', poi parlandone abbiamo visto piano piano crescere lo sconcerto". Su quali punti, in particolare? "Prima di tutto sulla presa di coscienza che togliere l'articolo 18 significherà ristabilire un rapporto diretto tra l'individuo e l'impresa. Eppoi sulla messa a rischio del diritto di sciopero, che persino per gli studenti è un'arma importante".
"Nati dalla resistenza" farà parte dello spezzone a cui parteciperanno tutte le organizzazioni, i collettivi, i coordinamenti - come "Studenti in movimento", che porterà centinaia di studenti dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Liguria e dalla Campania - "affini" al laboratorio dei Disobbedienti e che all'assemblea di Bologna decisero di essere in piazza anche per chiedere che l'articolo 18 sia esteso a tutte le forme di lavoro flessibile. Per questo indosseranno le "tute arancioni" rese famose dai lavoratori del portale internet Virgilio, i quali saranno al fianco degli studenti, insieme a quelli di "Matrix" e "Blu". Ma non si tratta di un semplice togliere e mettere le "tute". Il discorso parte da lontano, e tra i gruppi più attivi nello studio delle nuove forme di sfruttamento del lavoro intellettuale (che parte proprio dalle scuole e dalle università) ci sono i ragazzi di Sapienza Pirata, un gruppo che raccoglie studenti dell'università La Sapienza di Roma. "Porteremo anche uno striscione con su disegnato un enorme cervello - spiega Francesco - E' questo che vogliamo fare: creare uno spezzone trasversale tra operatori della conoscenza e del linguaggio, che siano lavoratori, studenti, o ricercatori. Se da una parte è imprescindibile la difesa dello Statuto dei lavoratori, dall'altra è indispensabile prendere atto che il conflitto si sta riproducendo sul terreno del lavoro intellettuale". Un altro punto fondamentale della piattaforma uscita dalle assemblee di Bologna è proprio la rivendicazione di un "reddito sociale" da estendere agli studenti. Il problema aperto è sul "come". Di questo e di altro si parlerà al seminario nazionale sui saperi e sul lavoro immateriale che prenderà il via domenica alla sala teatro De Lollis di Roma (quartiere San Lorenzo).
In corteo ci saranno anche gli studenti dell'Unione degli universitari (Udu) e degli studenti (Uds) che hanno messo in piedi un'organizzazione mastodontica per il 23. Come sarà in piazza l'Udu? "Innanzitutto con la consapevolezza che qualcosa si sta muovendo da molto tempo - racconta Andrea - noi abbiamo segnali da diverse parti d'Italia, dove gli studenti riescono a vincere vertenze fondamentali contro le università che con l'applicazione della nuova riforma stanno trasfromando gli atenei in senso sempre più privatistico. Ma attraverso una pratica politica, fatta anche di momenti radicali, si può riuscire a cambiare l'università in senso positivo". Per questo l'Udu chiederà l'approvazione di uno "Statuto degli studenti": "che per prima cosa stabilisca la possibilità per tutti di scirversi all'università, di laurearsi e di essere pronto a inserirsi nel mondo del lavoro". Mentre, racconta Andrea, ormai il numero chiuso è una regola estesa. "Porteremo in piazza una riflessione che va oltre l'articolo 18. Nella nostra piattaforma abbiamo anche voluto inserire il no alla guerra e alla mercificazione del sapere- spiega Claudia dell'Uds - anche nelle scuole si avverte un meccanismo di restrizione, basta pensare alla riforma degli organi collegiali. E non c'è da stupirsi se gli studenti saranno in migliaia: è vero, vogliamo poter lavorare. Ma non ci interessa un lavoro precario e non garantito".


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