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Il Manifesto-Insegnanti clericali

Insegnanti clericali FILIPPO GENTILONI Fra i regali che il governo Berlusconi sta facendo al cattolicesimo italiano non va sottovalutata la sistemazione in ruolo dei professori di religion...

11/03/2002
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il manifesto

Insegnanti clericali
FILIPPO GENTILONI

Fra i regali che il governo Berlusconi sta facendo al cattolicesimo italiano non va sottovalutata la sistemazione in ruolo dei professori di religione. Un passo avanti a cui il mondo cattolico teneva molto, per motivi economici e non solo. Si tenga presente quanto sia importante la questione del mantenimento economico del clero, per il quale il famoso 8 per mille è insufficiente e per il quale il contributo volontario dei fedeli è sempre meno rilevante. E' vero che fra i 200.000 circa professori di religione (cattolica) non pochi sono i laici e le laiche, ma questa voce rimane fra le principali per il sostentamento del clero (lo stipendio, la pensione, le mutue, ecc.).
Dunque, nel corso del Consiglio dei Ministri del 14 febbraio scorso, il governo ha dato il via libera al disegno di legge proposto dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti che prevede l'immissione in ruolo degli insegnanti di religione, a determinate condizioni. In pratica un concorso per titoli ed esami per gli insegnanti con almeno quattro anni di servizio. Il concorso si celebrerà , su base regionale, una volta ogni tre anni.
Si verrà così a creare una situazione piuttosto strana. Lo stato immette nei suoi ruoli insegnanti che non ha nominato: le nomine, infatti, rimangono di assoluta competenza dei vescovi che così mantengono il controllo sulla dottrina. E se il vescovo a un certo punto "sfiduciasse" un insegnante di religione diventato di ruolo ? Lo stato dovrà provvedere affidando all'insegnante "sfiduciato" dal vescovo un'altra materia. Non lo può mandare via dalla scuola.
Una situazione, dunque, giuridicamente piuttosto strana, a dir poco. Un'altra conseguenza della stranezza concordataria. Un accordo stato-chiesa che mantiene al cattolicesimo nella scuola un ruolo del tutto particolare, in offesa della laicità e del pluralismo democratico. L'ombra lunga del concordato craxiano del 1984 continua ad allungarsi. Come le varie ambiguità che l'accompagnano. Fra le altre: un insegnamento che dovrebbe essere rigidamente di religione "cattolica", ma non confessionale. Le materie "alternative" - necessarie data la "facoltatività" - che stentano a decollare (e che la nuove immissione in ruolo degli insegnanti di religione e non di quelli delle materie alternative contribuisce ad emarginarle). Eccetera.
Lo stato italiano continua ad oscillare fra i diritti di una vera laicità e il mantenimento del privilegio alla religione cattolica, anche se non è più religione "di stato". E anche se il numero dei matrimoni in chiesa (e anche dei battesimi) continua a calare. Ma tant'è. La chiesa cattolica continua ad essere importante soprattutto perché sembra - ma non è più così sicuro - una riserva di voti. In questo senso non si deve dimenticare che lo stesso decreto sulla immissione in ruolo degli insegnanti di religione - cattolica - era stato preparato dai governi di centrosinistra, più o meno negli stessi termini di quelli della Moratti. I voti "cattolici" - ma esistono ancora ? - fanno gola a tutti.
In quanto alla religione a scuola, varie voci si levano per invocare una qualche forma di "storia delle religioni" , materia assolutamente laica , non dipendente dai vescovi, che dovrebbe evitare sia la "cattolicizzazione" della religione a scuola sia l'assenza del discorso religioso nella scuola e nella cultura. Così, ad esempio, l'associazione 31 ottobre "per una scuola laica e pluralista", di ispirazione protestante. Una via stretta, fra Scilla e Cariddi, soprattutto se si tiene presente il rischio di implicita - o esplicita - cattolicizzazione anche della materia laica di storia delle religioni. Nel nostro paese e nella nostra cultura un rischio tutt'altro che remoto.


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