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Il Manifesto-Il pericolo

Il pericolo VALENTINO PARLATO Nell'editoriale di ieri scrivevamo allusivamente di "colpi di estate", per non parlare esplicitamente di "colpi di stato". L'approvazione delle due leggi, la Gaspar...

24/07/2003
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il manifesto

Il pericolo
VALENTINO PARLATO
Nell'editoriale di ieri scrivevamo allusivamente di "colpi di estate", per non parlare esplicitamente di "colpi di stato". L'approvazione delle due leggi, la Gasparri (che dà al Cavaliere tutto il potere mediatico, che oggi vale più della scuola, che ormai non è più pubblica) e quella sul conflitto di interesse, che dà spazio libero alla concezione patrimoniale dello stato (Giuliano Ferrara ci ha spiegato che il Cavaliere non fa più differenza tra il suo privato e il suo pubblico) sono se non proprio due colpi di stato, almeno due colpi contro lo stato di diritto. Roba molto più importante e pesante che non la Cirami o il falso in bilancio. Due colpi di stato di un governo estremamente debole, non più in grado di minacciare elezioni anticipate. Mai la maggioranza è stata così rissosa e precaria come in queste settimane. Ma, la storia ci insegna, che le maggioranze populistiche e autoritarie sono massimamente pericolose quando sono deboli: l'Italia è molto cambiata, ma non si può non ricordare che Mussolini passò alle leggi speciali dopo la sua crisi successiva al delitto Matteotti: Mussolini allora tacque per un bel po' come ora Berlusconi. La situazione è assai diversa ma l'analogia può aiutare a capire il presente.

Una volta, quando c'era ancora una forte coincidenza tra politica e società, si diceva "vigilanza". E' una parola che dovremmo ripetere, specie oggi quando il mondo del lavoro non ha più una dichiarata rappresentanza politica e maggioranza e opposizione sono entrambi polarizzate dalla ricerca del centro, cioè di una medietà che rischia di omologarle, tanto che molti disertano il voto.

A rendere più aspra la situazione c'è la prospettiva, ma già presente, un conflitto istituzionale tra governo e presidenza della Repubblica, tra Palazzo Chigi e Quirinale. Questo giornale ha criticato e critica la prudenza del Quirinale, il suo tentativo di salvare capre e cavoli. Ma il conflitto è già palese, dal caso Sofri alla Gasparri ed è (a mio parere e nelle mie speranze) a un punto di positiva esplicitazione. E' il conflitto tra lo stato di diritto e la dittatura della maggioranza. Ma anche questo conflitto, necessario e positivo, aggrava i pericoli per la democrazia, che non può affidarsi solo alle garanzie istituzionali, alla fiducia nel re come nel nostro passato.

Questo agosto non lo possiamo passare in una aventiniana vacanza. A settembre avremo un Cavaliere che benché zoppicante non potrà eludere come nel Dpef quelle riforme ammazza cristiani, alle quali lo esortano il Corriere della Sera e la Confindustria. Non solo le pensioni, ma anche le riforme costituzionali, presidenzialismo, magistratura (l'attacco a Colombo e Boccasini non ci dice niente?) e sempre la precarizzazione e frammentazione del mondo del lavoro. In questa situazione le opposizioni si comportano come se non sentissero il pericolo, sembrano sicure che la pera di Berlusconi cadrà da sola dall'albero: una pericolosissima sottovalutazione dell'avversario, che proprio perché in grave difficoltà le tenterà tutte.


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