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Il Manifesto-Francia-Siamo studenti, non numeri

FRANCIA "Siamo studenti, non numeri" Codice a barre per controllare le assenze degli studenti Lo sperimenta un liceo di Marsiglia ma alunni e prof protestano LUCA FAZIO Nessuno, in Francia, ha...

23/09/2002
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il manifesto

FRANCIA
"Siamo studenti, non numeri"
Codice a barre per controllare le assenze degli studenti Lo sperimenta un liceo di Marsiglia ma alunni e prof protestano
LUCA FAZIO
Nessuno, in Francia, ha chiesto agli ingegneri dell'Arcane Production di Rousset (Provence) come avrebbero reagito loro da piccoli, ai tempi del liceo. Da grandi, dopo aver "identificato un bisogno a livello della gestione degli appelli nelle scuole", hanno fondato una società di microelettronica per controllare le presenze, o meglio le assenze, degli studenti meno ligi al dovere. E gli affari stanno andando a gonfie vele. La trappola si chiama Gedec, è un codice a barre che sostituisce il registro di classe per "fare la spiata" ai genitori: "Suo figlio non è a scuola". Georges Turrin, preside del liceo Saint-Exupéry di Marsiglia che sta sperimentando il marchingegno, non si spiega il perché di tanto baccano. "All'inizio di ogni lezione - spiega - il professore bippa il codice che sta vicino al nome dello studente con una penna ottica, l'informazione viene trasmessa al sistema informatico e si può sapere se un allievo è presente o assente". Poi, dalla segreteria, partono le telefonate ai genitori. Non siamo al braccialetto elettronico, ma manca poco. Il sistema è già stato applicato in due istituti, e presto entrerà in funzione in altre due scuole francesi. Il preside è convinto del ruolo educativo e progressista del codice a barre applicato agli studenti, "permetterà loro, che al 70% provengono da ambienti socialmente sfavoriti, di prendere coscienza degli obblighi scolastici per meglio riuscire".

Al liceo Saint-Exupery non tutti la pensano allo stesso modo. Gérard Luciani, uno dei 160 insegnanti dell'istituto, è preoccupato per "il significato simbolico del codice a barre" e anche per il timore che la penna ottica possa arrivare a sostituire i bidelli addetti alla sorveglianza. Fiona Bibby, insegnante di inglese, invece non riesce a cogliere la differenza tra un normale registro e un dispositivo di controllo elettronico applicato in un ambito che sarebbe meglio rendere piacevole con mezzi meno coercitivi. I più lucidi sembrano essere gli studenti. "Bisogna levare questo codice a barre, non siamo dei numeri siamo delle persone", oppure "quando arriviamo in ritardo e il prof ha già bippato siamo obbligati a uscire dalla classe?". Intanto, nella rete, si moltiplicano pro e contro. "Finalmente, questo sistema informatico di sicurezza sociale spingerà i genitori ad occuparsi dei loro figli" (Jean Pierre, Bondy). "Aberrante, lasciateli vivere e saranno loro stessi a mordersi le mani se non troveranno un impiego conveniente, ma obbligarli in classe non servirà a niente" (Florence, Nantes). "Finalmente la Francia prende coscienza che bisogna modernizzarsi per essere più efficaci" (Charles, Paris). "Oggi gli studenti, domani i cittadini, dite addio a quel po' di libertà che vi resta" (Jerome, Lione). Il dispositivo per ora costa caro - da 20 mila a 70 mila euro - e, tenuto conto dell'aria che tira, questo è l'unico motivo che forse ne impedirà l'installazione nelle scuole di mezza Europa. Altrimenti, altro che crocefisso.


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