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Il Manifesto-Addio lavoro classico, saremo tutti interinali

Addio lavoro classico, saremo tutti interinali Dal "leasing" al "job on call", al nuovo temporaneo. La riforma Berlusconi crea un esercito di precari sempre pronti per le imprese ANTONIO SCIOTTO La...

14/04/2002
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il manifesto

Addio lavoro classico, saremo tutti interinali
Dal "leasing" al "job on call", al nuovo temporaneo. La riforma Berlusconi crea un esercito di precari sempre pronti per le imprese
ANTONIO SCIOTTO
Lavoro interinale, leasing di manodopera, lavoro a chiamata. Come si trasformerebbe concretamente il mercato del lavoro se i principi esposti nella delega al governo diventassero legge? Abbiamo cercato di capirlo, aiutati dal Nidil Cgil, il sindacato che ha già a che fare da qualche anno con i lavoratori precari, interinali, Cococo e partite Iva, che a confronto con le figure delineate dalla delega rischiano addirittura di apparire dei "privilegiati". "Il progetto del governo - spiega Emilio Viafora, coordinatore nazionale del Nidil - è quello di introdurre tutta una serie di nuovi rapporti che contribuiranno a precarizzare sempre di più il mondo del lavoro: dallo staff leasing al lavoro a chiamata. Lo stesso lavoro interinale, sulla spinta di questi nuovi istituti competitivi, oltre che della nuova normativa sui contratti a termine, resi a questo punto più convenienti, sarà sempre più svuotato delle garanzie attuali. Inoltre, le stesse agenzie di lavoro temporaneo cambieranno funzione, superando l'esclusiva e diventando vere e proprie agenzie di collocamento. E se adesso soltanto loro possono svolgere l'intermediazione, che se non altro hanno un'autorizzazione, l'obbligo di essere capitalizzate, di versare una fideiussione forte e di finanziare un fondo di formazione per i lavoratori, la riforma futura punta invece a liberalizzare il mercato: la concorrenza abbasserà ancora di più la qualità complessiva del sistema. Si approderà di fatto a un caporalato legalizzato".

Sul lavoro interinale, i progetti del governo sarebbero quelli di estendere la durata dei contratti (oggi limitati a un massimo di sei mesi, con l'impossibilità di andare oltre quattro proroghe) e di allargare il più possibile le occasioni di utilizzo di questi lavoratori, attualmente limitate soltanto ad alcuni casi e con precise quote massime fissate dai diversi contratti collettivi. In più - e se passasse questa ipotesi sarebbe davvero la chiave di volta di una precarizzazione selvaggia - l'associazione europea delle agenzie interinali starebbe facendo pressione per ottenere un contratto ad hoc, con una retribuzione specifica per gli interinali, più bassa di quella delle altre categorie. Se si verificasse questo scenario (ricordiamo sempre che siamo nel campo delle ipotesi), agli industriali converrebbe una volta per tutte assumere eserciti di interinali, per il tempo che vogliono e con quote più o meno libere rispetto al complesso dei dipendenti. Attualmente, invece, gli interinali sono pagati nello stesso modo dei dipendenti, e, a parte le quote e le limitazioni di legge, il fatto che le aziende utilizzatrici devono pagare anche il costo dell'intermediazione alle agenzie di lavoro temporaneo, dissuade da un uso generalizzato di questi lavoratori.

Un altro strumento che si fa avanti e che preoccupa molto i sindacati è quello dello staff leasing, ovvero l'affitto di lavoratori esterni - perché dipendenti di altre aziende - non a tempo determinato come gli interinali, ma in modo continuativo e a tempo indeterminato. "In pratica - spiega Viafora - si creerebbe all'interno delle aziende un gruppo di dipendenti non dipendenti: per anni al lavoro nello stesso ciclo produttivo, ma dipendenti da altri soggetti. I lavoratori sarebbero sempre più divisi tra di loro, e sarebbe anche più difficile organizzarli".

E le novità non finiscono qui. Per i lavoratori italiani c'è infine all'orizzonte il trionfo della precarietà: il lavoro a chiamata. Ovvero, sono assunto da un'azienda che mi retribuisce pienamente quando lavoro, ma devo anche dare la disponibilità alla stessa azienda nei periodi di non lavoro, pagato soltanto con una indennità di disponibilità, certamente imparagonabile a uno stipendio pieno. In pratica, devo stare sempre attaccato al telefono, attendendo di rientrare nel ciclo di produzione. Né è ancora chiaro con quale preavviso potrò essere chiamato, ma pare ovvio che, risultando io appunto dipendente, l'impresa vorrà avermi disponibile (se possibile) dall'oggi al domani. E' un po' come avviene già con gli interinali dipendenti a tempo indeterminato dalle agenzie di lavoro temporaneo: hanno un'indennità di disponibilità, pari a 620 mila lire mensili. Il sindacato sta tentando la via dell'innalzamento di questa indennità, per rendere così di fatto poco convenienti i periodi di non lavoro alle stesse agenzie. Ma appare già abbastanza discutibile, comunque, il principio che permette alle aziende di avere una "panchina" di lavoratori sempre disponibili e pagati una miseria quando sono "posteggiati".


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