FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3775987
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Il gadget umanitario

Il gadget umanitario

Il gadget umanitario di Giulio Marcon - Presidente dell'Ics (data di pubblicazione su www.attac.it 18 aprile 2003) "Non sono i militari a servire da protezione degli aiuti, ma piuttosto gli aiut...

21/04/2003
Decrease text size Increase text size

Il gadget umanitario
di Giulio Marcon - Presidente dell'Ics
(data di pubblicazione su www.attac.it 18 aprile 2003)
"Non sono i militari a servire da protezione degli aiuti, ma piuttosto gli aiuti a servire da copertura all'invio di truppe", ha ricordato il Presidente del Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq, commentando la decisione parlamentare di inviare insieme aiuti e forze armate italiane in Iraq. Non sono cioè i militari al servizio degli aiuti umanitari, ma questi ultimi strumento di quell'"umanitarismo militare" visto all'opera nelle recenti guerre. Sia che si tratti di B52 armati di missili e pacchi alimentari dello stesso colore (come in Afghanistan e in Iraq), sia che si organizzino nelle retrovie missioni umanitarie (arcobaleno) al seguito delle guerre (come in Kosovo) il risultato è sempre lo stesso: utilizzare mediaticamente e politicamente l'aiuto umanitario per provare a legittimare - ex ante o ex post - le scelte di guerra.

Mandare bombardieri e ambulanze per soccorrere i bombardati, presentando tutto ciò come una "missione bontà" al servizio dei diritti umani e delle popolazioni civili, è solo un esercizio di ipocrisia dentro il risiko geopolitico della partita irachena in cui conta - ha ricordato Berlusconi - mettere "molti nostri scarponi sul deserto": in ballo c'è la spartizione di un po' di subappalti che gentilmente gli americani concederanno alle imprese degli alleati, belligeranti e non. E un posto accanto alla coalizione vincente. Per costoro l'umanitario è solo un gadget, un aggettivo buono anche per legittimare la guerra, ma la sostanza non cambia: la guerra è la principale violazione dei diritti umani e fonte di catastrofi umanitarie. E' il messaggio della grande mobilitazione pacifista di questi mesi contro la guerra e dell'ultima manifestazione del 12 aprile, richiamando l'impegno a prevenire e ad evitare la tragedia umanitaria in Iraq, che è drammatica e sotto gli occhi di tutti. Con queste richieste: sostenere economicamente le agenzie umanitarie dell'Onu e la Croce Rossa, chiedere al Consiglio di Sicurezza un'iniziativa decisa per la istituzione - garantendone la sicurezza - di corridoi umanitari e l'assunzione della responsabilità della gestione della transizione irachena, la partenza delle truppe di occupazione e l'autodeterminazione del popolo iracheno.

Ecco perché, oltre alla contrarietà a quanto deciso dal Parlamento italiano, siamo rimasti sconcertati della posizione di una parte dell'Ulivo di astenersi sull'orientamento del governo che utilizzerà gli aiuti umanitari come copertura dell'invio di nostre truppe di occupazione (questo, che piaccia o no, è lo status e la loro definizione giuridica). Non sappiamo se - come ha dichiarato D'Alema - questo sia per una parte del centro-sinistra "un ritorno alla Politica", di sicuro è un ritorno alla realpolitik postbellica e a quell'"umanitarismo militare" che già abbiamo conosciuto in Kosovo. Eppure avevamo capito (male) che ci sarebbe stato un voto non contrario dell'Ulivo solo in caso di copertura e mandato dell'Onu (cinque giorni fa) o della Unione Europea (quattro giorni fa), ma - con il trascorrere dei giorni - "il ritorno alla Politica" fa miracoli.

Alla drammatica emergenza umanitaria in Iraq, risponderemo come in Kosovo e in altre crisi. Con l'autonomia e l'indipendenza dell'azione umanitaria: non utilizzeremo camion, magazzini, strutture delle truppe di occupazione. Non chiederemo soldi al governo italiano. Continueremo a chiedere la presenza dell'Onu. Agiremo con le nostre forze che - insieme al Tavolo di solidarietà - già soccorrono le vittime di questa guerra. Mercoledì scorso Ics, Un Ponte per... e Terres des Hommes sono entrate a Baghdad con un convoglio di medicinali e cibo. Non ci fermeremo. La nostra solidarietà è alternativa all'umanitarismo militare e al business della ricostruzione ancora con i morti tra le macerie fumanti.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL