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I MOTIVI DELLO SCIOPERO

I MOTIVI DELLO SCIOPERO Le Segreterie Nazionali di CGIL CISL e UIL hanno indetto per martedì 16 Aprile 2002 8 ore di sciopero generale per sostenere le proposte dei Sindacati Confederali tes...

16/04/2002
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I MOTIVI DELLO SCIOPERO

Le Segreterie Nazionali di CGIL CISL e UIL hanno indetto per martedì 16 Aprile 2002 8 ore di sciopero generale per sostenere le proposte dei Sindacati Confederali tese a contrastare le posizioni del Governo.

Lo sciopero dei lavoratori e la mobilitazione dei pensionati sono proclamati:

contro le deleghe sull'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e l'arbitrato;
contro la proposta della decontribuzione previdenziale;
per l'occupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno;
a sostegno delle proposte di CGIL CISL e UIL sui temi del fisco, della scuola e delle politiche sociali e sanitarie.

Le decisioni assunte dal Governo, con la presentazione delle deleghe, con il chiaro avallo della Confindustria, non aiutano lo sviluppo del SUD, delle aree svantaggiate e dell'occupazione, ma introducono chiari elementi di penalizzazione per ampie fasce di lavoratori giovani e pensionati. Le norme contenute nelle leggi delega sono un atto politico unilaterale inaccettabile del Governo contro le regole più elementari di un normale rapporto negoziale con le parti sociali. Tutto ciò rischia di favorire un modello di società e di stato sociale dove le diversità di trattamento rischiano di allargare l'area delle esclusioni e delle emarginazioni sociali.

CGIL CISL e UIL con l'iniziativa di lotta dello sciopero generale rivendicano il ripristino della politica della concertazione come obiettivo strategico e la conquista di modifiche essenziali alle deleghe presentate in parlamento.

MEZZOGIORNO

CGIL-CISL-UIL, rivendicano nei confronti del Governo nonché delle Regioni e delle Organizzazioni Imprenditoriali una svolta espansiva nella politica di sviluppo, non affidata esclusivamente ai meccanismi spontanei del mercato, ma articolata su adeguati interventi di sostegno sia sulla domanda e quindi sui redditi, in particolare quelli medio bassi, sia sul sistema produttivo e dei servizi, perseguendo politiche di rafforzamento delle qualità della ricerca, dell'innovazione e il completamento della dotazione infrastrutturale.

In particolare sono urgenti e imprescindibili politiche di riequilibrio dello sviluppo, e quindi interventi mirati per il Sud e le aree depresse, contrassegnati da pesantissimi problemi occupazionali, attraverso:

il ripristino del flusso di stanziamento di risorse per le aree depresse, la programmazione negoziata, le politiche di incentivo, fortemente ridotto con l'ultima legge Finanziaria;
un progetto di infrastrutture materiali e immateriali (viabilità, alta capacità ferroviaria, portualità, logistica, energia idrica, telecomunicazioni);
l'utilizzo corretto e tempestivo dei Fondi Comunitari;
un programma di attrazione al Sud di investimenti dalle aree sature del Nord e dall'estero sostenuto da forti incentivazioni come la possibilità di cumulare il credito d'imposta alla Tremonti bis.

MERCATO DEL LAVORO

Il Governo con la sua scelta di modifiche all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, non solo ha scelto di annullare un diritto fondamentale dei lavoratori, ma ha interrotto la possibilità di confronto ed impedito che si raggiungessero soluzioni concordate su altri temi.

CGIL-CISL-UIL chiedono:

il ritiro degli articoli che modificano le norme attualmente in vigore sui licenziamenti e quelle sull'arbitrato
il finanziamento di un nuovo sistema di ammortizzatori sociali (cassa integrazione e indennità di disoccupazione) così come previsto dal Patto di Natale del 1998 (legge 144/99). Non si possono superare le iniquità attuali a costo zero, come vuole il governo
la rapida messa a regime della riforma del collocamento, centrata su standard di qualità elevati per il servizio pubblico
un rafforzamento delle tutele e dei diritti per le forme di lavoro atipico e iniziative di contrasto ai processi di precarizzazione
Scioperiamo per riaprire il confronto con Governo e con imprenditori partendo dai temi della stabilità del lavoro e della sua qualità per promuovere nuova occupazione.

PREVIDENZA

Il disegno di legge delega approvato dal Governo in materia previdenziale, grazie alla pressione esercitata dal sindacato non penalizza le pensioni di anzianità, ma infligge un duro colpo al sistema previdenziale pubblico.

CGIL, CISL e UIL manifestano la loro più netta contrarietà sui seguenti quattro aspetti della delega:

per continuare l'attività lavorativa usufruendo degli incentivi salariali (una volta maturati i requisiti per la pensione di anzianità) il lavoratore deve prima cessare il rapporto di lavoro esistente per poi accenderne uno nuovo a tempo determinato, sempre con lo stesso datore di lavoro. Ciò determina un notevole grado di discrezionalità nelle mani del datore di lavoro, che potrà decidere se fare usufruire o meno al lavoratore di un suo diritto;
la obbligatorietà dell'adesione ai fondi pensione. La previdenza complementare deve essere collegata alle norme che sono o saranno definite dalla contrattazione collettiva. L'adesione volontaria da parte dei lavoratori ai fondi della previdenza complementare di origine contrattuale deve essere favorita attraverso procedure negoziate di silenzio-assenso e deve prevedere l'obbligatorietà del conferimento del TFR da parte dei datori di lavoro;
il sistema di decontribuzione previsto da 3 a 5 punti per agevolare la previdenza complementare e la riduzione del costo del lavoro comporterà:
un abbassamento dell'aliquota contributiva,
la previsione, in prospettiva, di trattamenti previdenziali più bassi,
un disequilibrio nei bilanci degli enti previdenziali;
la "progressiva" applicazione di alcuni principi e criteri direttivi della delega e la non applicazione di altri al rapporto di lavoro pubblico, in particolare per quanto concerne la possibilità, seppur graduale, della abolizione del divieto di cumulo tra le pensioni di anzianità e redditi da lavoro dipendente ed autonomo. E' totalmente affidata al Governo la discrezionalità nella estensione dei criteri della delega col rischio di un approfondimento delle differenze fra il lavoro pubblico e quello privato.
FISCO

La legge delega sulla Riforma fiscale presentata dal Governo, oltre a non essere stata oggetto di confronto con le parti sociali, indispensabile per le ricadute che ne deriveranno sulle condizioni economiche e di vita dei lavoratori e dei pensionati, a giudizio di CGIL, CISL e UIL apre uno scenario preoccupante in tema di coesione e giustizia sociale, e di tenuta della politica dei redditi poiché tende a privilegiare in maniera sperequata i ceti più abbienti.

Nel ribadire la propria contrarietà alla forma della delega pluriennale aperta, adottata nello specifico dal Governo, CGIL, CISL e UIL sostengono che la Riforma del Fisco non può e non deve prescindere dai seguenti punti fondamentali:

coerenza con i principi costituzionali della solidarietà, della progressività dell'imposta, della capacità contributiva e del diritto ad un'esistenza dignitosa;
equità di benefici ai contribuenti, derivanti dalla riduzione della pressione fiscale su tutti i redditi;
conferma del sistema delle detrazioni specifiche per lavoratori dipendenti e pensionati;
sostengo fiscale alla ricerca e all'innovazione tecnologica per innalzare in termini qualitativi la competitività dell'apparato produttivo. Riduzione del cuneo fiscale e contributivo sulla base del Patto di Natale del 1998, dando priorità al lavoro dequalificato e certezza di finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale;
potenziamento dell'Amministrazione finanziaria per la lotta all'evasione ed elusione fiscale.

POLITICHE SOCIALI

SANITA'

Gli ultimi provvedimenti del Governo in materia di tutela della salute, oltre al fatto che non sono stati oggetto di confronto con il sindacato, modificano il percorso di riforma tracciato dalla legge 229/99, e sollecitano quindi non poche preoccupazioni.

CGIL, CISL e UIL chiedono pertanto un impegno significativo del Governo su:

la piena attuazione della legge 229 "riforma sanitaria" in particolare per quanto attiene l'Universalità quale garanzia del diritto di accesso da parte di tutti cittadini al servizio sanitario;
la emanazione di norme che, alla luce delle modifiche apportate al titolo V della Costituzione, vincolino le Regioni a garantire che i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), definiti a livello nazionale, siano esigibili su tutto il territorio;
applicazione dell'istituto dell'Accreditamento, per le strutture pubbliche e private, con requisiti e standard nazionali, a garanzia della qualità delle prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e sociali;
emanazione del Piano sanitario nazionale quale strumento strategico della programmazione sanitaria e socio-sanitaria nazionale, nel nuovo contesto federalista. Il Piano deve perseguire obiettivi di tutela della salute che siano concretamente realizzabili, in particolare per quanto attiene l'integrazione socio-sanitaria, e conseguentemente individuare risorse finanziarie necessarie.

INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI

La legge 328/2000 evidenzia il ruolo della concertazione per la riorganizzazione del sistema di welfare. CGIL-CISL-UIL denunciano il ritardo del Governo nella emanazione dei provvedimenti attuativi, senza i quali è messa in discussione la realizzazione di servizi fondamentali per garantire il benessere delle famiglie, delle persone più svantaggiate e delle comunità locali. Il Governo peraltro anche laddove è intervenuto, come per gli asili nido, non ha tenuto conto della coerenza con il quadro legislativo e della necessità di interlocuzione con le organizzazioni sindacali.

CGIL-CISL-UIL rivendicano nei confronti del Governo :

l'attuazione integrale della legge, anche da parte delle Regioni e degli Enti locali, per assicurare i livelli essenziali di assistenza in ogni ambito territoriale;
la certezza di finanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali, prevedendone in prospettiva l'incremento;
una specifica attenzione ai problemi e ai bisogni della Terza Età ed in particolare degli anziani non autosufficienti, per i quali è indispensabile la costituzione di uno specifico Fondo;
la riorganizzazione del sistema dell'assistenza economica alle persone disabili, collegandola a specifici progetti di autonomia, di integrazione lavorativa e sociale;
l'avvio di politiche di sostegno all'inserimento ed al reinserimento lavorativo di persone in condizione di svantaggio sociale, in coerenza con la legislazione comunitaria e nazionale;
un corretto riconoscimento e la valorizzazione del contributo che può venire alle politiche dell'integrazione e di coesione sociale dalla partecipazione dell'associazionismo e del nuovo servizio civile.
SCUOLA

CGIL '#8211; CISL- UIL rilanciano la vertenza nazionale "per la scuola e la formazione a difesa della scuola statale e dei suoi lavoratori"

E' questa una ulteriore occasione per riconfermare il nostro comune impegno per:

garantire, con organici adeguati, il diritto allo studio e alla formazione;
mantenere il carattere nazionale di tutta l'istruzione;
rafforzare il ruolo della scuola statale;
riconoscere l'impegno professionale di tutto il personale della scuola;
aprire il contratto 2002-2005.

L'impegno del sindacato di proseguire sulla strada delle riforme e dell'ammodernamento dell'economia, anche con la valorizzazione dei nuovi spazi di partecipazione sollecitati dalla direttiva dell'Unione Europea sulla società europea, per nuovi traguardi sul fronte dello sviluppo e dell'occupazione deve proseguire con rinnovato impegno per impedire che l'azione unilaterale del Governo e di Confindustria continui ad alimentare un clima di conflitto sociale per scaricare sulla parte debole della società le conseguenze di scelte politiche che univano alle radici i grandi risultati costruiti con la politica della concertazione.


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