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Gli insegnanti romani scrivono a Azzolina: «Non basta aprire le scuole, troppi nodi ancora irrisolti»

La lettera del Coordinamento docenti di Roma e del Lazio indirizzata anche al governatore Zingaretti chiede più garanzie sul fronte della sicurezza sanitaria e punta il dito sul tempo scuola che con il ritorno al 50 per cento si è ridotto

30/01/2021
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Corriere della sera

Erica Dellapasqua

La spinta del Visconti

Quest’ultima lettera aperta indirizzata alla ministra e a Zingaretti viene inizialmente pensata dai docenti del Visconti, storico liceo del centro che le classifiche di Eduscopio inseriscono tra i migliori, e poi sottoposta all’attenzione dei colleghi che la sottoscrivono in molte altre scuole, tra le altre Virgilio, Socrate, Morgagni, Talete, Vivona, Machiavelli, Convitto Vittorio Emanuele… Un documento dal taglio più politico e di respiro nazionale, rispetto alle mozioni di dettaglio sulla realtà romana già circolate, che chiede alle istituzioni una riflessione di medio-lungo termine sul futuro della scuola. La scelta di creare un vero e proprio coordinamento, spiegano, «nasce dall’esigenza di intervenire nel pubblico dibattito sulle datate criticità della scuola oggi solo esasperate dalla crisi pandemica».

Fondi e dati sui contagi

Si stigmatizzano quindi «l’impatto su sanità e scuola dei rovinosi tagli lineari al welfare che hanno portato rispettivamente a uno tra i più elevati indici di letalità in Europa e al record dei giorni di sospensione della didattica in presenza; la scuola sacrificabile ad infinitum, trattata come problema di ordine pubblico, ridotta ad una funzione residuale, di mero contenitore sociale, costretta ad una condizione interstiziale anziché essere posta al centro dell’organizzazione sociale; la retorica della scuola chiusa da dover “riaprire” a tutti i costi con il risultato che queste irrinunciabili riaperture, senza alcuna pianificazione, si traducono semplicemente in minor tempo scuola, sempre nella logica dell’inesigibilità dell’intero dei diritti». L’auspicio, quindi, è che si realizzi un coordinamento di tutte le componenti della scuola che affronti i problemi complessivamente. Si chiedono investimenti e riforme su più fronti, per consentire classi meno affollate, la revisione delle classi di concorso dei docenti, programmi ministeriali fattivamente condivisi con gli insegnanti, nuove condizioni contrattuali. E poi che si intervenga sui trasporti pubblici, sulla sicurezza sanitaria nelle singole scuole e che si condividano i dati sui contagi. «Chiediamo un incontro pubblico con le istituzioni - concludono i prof - certi che il nostro contributo possa essere rilevante a delineare e perché no risolvere alcuni nodi, convinti come siamo che curare la scuola curi il Paese


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