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Giornale di Brescia-Bertagna: Un'opportunità per verificare la riforma

Bertagna: "Un'opportunità per verificare la riforma" PARLA IL CONSULENTE DEL MINISTRO Il prof. Giuseppe Bertagna La sperimentazione? Un'opportunità offerta al Parlamento per...

19/09/2002
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Giornale di Brescia

Bertagna: "Un'opportunità per verificare la riforma"
PARLA IL CONSULENTE DEL MINISTRO

Il prof. Giuseppe Bertagna
La sperimentazione? Un'opportunità offerta al Parlamento per verificare sul campo la validità della riforma. Un'occasione di confronto per riempire il vuoto lasciato dalla politica, per non perdere tempo, per aggiungere dati concreti al progetto di cambiamento della scuola. È Giuseppe Bertagna, che ha legato il proprio nome al progetto di rinnovamento della scuola, a spiegare la ratio della sperimentazione che prenderà il via con il nuovo anno scolastico. Dunque nessun tentativo di esautorazione del Parlamento, ma un aiuto concreto, sul campo, con un gruppo selezionato ma significativo che possa mettere in luce aspetti positivi e negativi della riforma. I punti fondamentali su cui la sperimentazione dovrà portare elementi chiarificatori sono tre, spiega Bertagna. Innanzitutto l'anticipo a cinque anni e mezzo nell'elementare. Sulla questione - spiega Bertagna - si sono scatenate reazioni in gran parte emotive e scarsamente motivate da riflessioni pedagogiche. Le scuole non statali - aggiunge - praticano l'anticipo da sempre. Dunque si tratta di estendere anche alle scuole statali questa opportunità. Lo stesso vale per l'ingresso alla scuola materna, spostato a due anni e mezzo. "Io credo - spiega Bertagna - che in questi casi venga riconsegnato alla famiglia il peso di una responsabilità che è suo proprio. La famiglia può scegliere, e nello stesso tempo è chiamata a riflettere sui propri stili di vita, sui propri comportamenti, sul proprio rapporto con l'infanzia. Secondo: ripensare l'autonomia, scongiurare il rischio che cada in anarchia, coordinarla affinché tutte le scuole abbiano ben chiari i livelli essenziali di prestazione che devono riguardare ciò che la scuola deve fare nei confronti dell'allievo. Insomma si tratta di dare e di rispettare alcuni vincoli che devono valere per tutti, che devono essere rispettati. Questo scongiura da una parte la frammentazione del sistema scolastico italiano, dall'altra evita che ci siano scuole di serie A e scuole di serie B. Dunque, all'attenzione e alla responsabilità della scuola si vengono a trovare i doveri educativi essenziali, validi per tutti, e i progetti educativi personalizzati, di tale responsabilità delle scuole e delle famiglie. E qui siamo al terzo punto: la scuola non è un ente astratto. Esiste l'insegnante, il bambino, la sua famiglia. In questo caso entrano in gioco i piani di studio personalizzati. Avuti gli obiettivi generali, la scuola e la famiglia possono autonomamente scegliere il percorso migliore e i tempi per raggiungerli. Gli insegnanti sono in grado di fare tutto questo?- si chiede Bertagna - La nostra scuola è in grado di passare dal curricolo astratto ai piani personaliz-zati? La sperimentazione dovrà verificare anche questo. Infine ecco la questione dell'insegnante prevalente. Si dice che dovrà insegnare le discipline fondamentali. Tutto questo è falso - spiega Bertagna -. Tutti gli insegnanti che entrano in contatto con i bambini devono insegnare tutto, ancorché ciascuno dal proprio punto di vista. L'insegnate prevalente ha dunque il compito di coordinare gli insegnanti, di farsi carico dell'organizzazione del progetto educativo e del rapporto tra il tutto e ciascun punto di vista. Recitano le Indicazioni Nazionali per i "Piani di Studio Personalizzati" nella Scuola Primaria (bozza del 24 luglio 2002): "È individuato un docente coordinatore dell'équipe pedagogica che entra in contatto con gli allievi e che svolge anche la funzione di tutor dei medesimi, in costante rapporto con le famiglie e con il territorio, soprattutto in ordine alla scelta delle attività opzionali e dell'eventuale orario aggiuntivo previsto. Il docente coordinatore-tutor, nel primo anno e nel primo biennio, è anche docente prevalente del gruppo di allievi che gli è stato affidato per l'intero quinquennio; nel primo anno svolge almeno 693 ore annuali di lezione su 891, e nel primo biennio, almeno 594 ore annuali su 900". Giacomo Scanzi


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