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Genitori in rivolta "Date meno compiti e insegnate di più"

Lezioni online, appello agli insegnanti di elementari e medie "Alunni inondati di esercizi, ma a loro serve soprattutto imparare"

22/03/2020
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la Repubblica

Ilaria Venturi

Dieci pagine di grammatica in un giorno, venti schede di matematica per la settimana, elaborati scritti di tutte le materie, anche il tema sul salto in alto, da caricare e consegnare su più piattaforme. E nessun altro contatto, o molto pochi, degli alunni con gli insegnanti. Compiti. Tanti, troppi soprattutto nelle scuole primarie e alle medie, dove la didattica a distanza si è risolta in larga parte con l’invio di esercizi e ricerche da fare. Non va bene, scuotono la testa i genitori, «questa è la peggiore interazione possibile».

Non è così in tutti gli istituti, ci sono maestre che si fanno in quattro e docenti che s’inventano anche il rito- mito della buonanotte. Lo fa a Bologna Dezia Tallarico con i suoi ragazzi di prima media: venerdì sera tutti davanti al computer in pigiama, anche l’insegnante, vi racconto Morfeo, il dio dei sogni, «perché in questa emergenza prima di tutto va mantenuta la relazione». E c’è l’appello della maestra Marzia Mascagni, 35 anni di esperienza: «Ai colleghi dico: non ingozzate i vostri alunni di compiti, non sono oche. Piuttosto, fatevi sentire: più che il programma conta non interrompere il filo della comunicazione con loro». Il maestro Paolo Limonta via Facebook suggerisce l’escamotage per tutelarsi: «dagli insegnanti con ansia da prestazione. Fate svolgere ai vostri figli il dieci per cento di quello che vi sta arrivando da fare attraverso il famigerato registro elettronico ».

Il Miur è stato chiaro sulle indicazioni della didattica online. Ma le associazioni dei genitori, che l’altro giorno si sono confrontate in videoconferenza, sono preoccupate: «Si sta scaricando sulle famiglie il compito di insegnare». Tra mille ostacoli. Nelle case dove i genitori sono in smart working e ci sono più figli mancano device per tutti (a volte non ci sono per nessuno) e se anche si usano i telefonini allora ci vogliono connessioni potenti, e poi chi ha la stampante o i libri che sono rimasti in classe? «Apprezziamo la grande generosità di tanti insegnanti che lavorano il doppio, che non hanno lasciato soli gli studenti. Ma in molti istituti assistiamo a un sovraccaricare di compiti e basta che non ha senso», osserva Angela Nava Mambretti, coordinatrice del Forum delle associazioni riconosciuto da viale Trastevere. «Chiediamo si faccia attenzione, anche perché le disuguaglianze con la didattica a distanza, necessaria in una situazione di cui non è colpevole nessuno, si acuiscono: un prezzo per noi insostenibile. Un divario non solo economico, ma anche di contesto tra chi ha i genitori in grado di supportare i bambini e chi no».

Quello che le famiglie chiedono, nell’emergenza destinata a durare a lungo, è uno sforzo di flessibilità, una scuola che salvi l’anno, ma che pensi a strategie per la ripresa sin da subito. Anche rispetto alla valutazione. I Genitori democratici invocano una sorta di sanatoria, quel "sei politico" osteggiato dalla ministra Lucia Azzolina, «iniquo e discriminatorio, ma forse meno di altri strumenti che la scuola a distanza non ha ancora messo a punto». Anna Guerrieri, presidente delle famiglie adottive e affidatarie (Care), mette in guardia: «Questo modo nuovo di fare scuola, inevitabile, ha posto delle sfide. Gli alunni hanno bisogno di tanta connessione affettiva nell’apprendimento in queste condizioni: non riducete tutto all’assegnazione di compiti. E poi ci sono le difficoltà dei disabili, degli alunni dislessici e con disturbi di attenzione. Il rischio è perdere chi è più fragile».

Altra richiesta: sostegno psicologico nelle zone dove la scuola deve fare i conti con la morte di nonni e zii. Traumi da ricucire, il ministero dell’Istruzione ha promesso psicologi online. «Oltre alla didattica, che segnaliamo avviata a distanza con molte difformità, occorrono forme di supporto ai bambini. Anche i docenti sono in difficoltà — spiega Rosaria D’Anna, presidente dell’associazione italiana genitori (Age) — tante famiglie vivono tra Brescia e Bergamo, hanno bisogno di aiuto».


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