Gelmini e la merito-mania: dal preside sceriffo al preside padrone?
In conclusione, i due progetti non sembrano una cosa seria. Forse le scuole e i prof migliori saranno proprio quelli che non aderiranno a questa iniziativa.
Vincenzo Pascuzzi
Prima aveva autocertificato la “riforma epocale” ora proclama il “giorno storico”. Il 18 novembre, all’indomani di un altro “No Gelmini Day”, la ministra ha lanciato due progetti per valorizzare il merito promettendo premi monetari (soldi ma pochissimi) sia alle scuole che ai docenti “migliori”.
La notizia ha avuto grande impatto sui media. E forse questo era proprio lo scopo, principale o unico, che Gelmini si prefiggeva: far parlare di sé come ministra del fare e distrarre l’attenzione della pubblica opinione sia dai guai della scuola che dall’agonia del governo. La valorizzazione del merito è diventata una fissazione, una mania e viene agitata quando fa comodo senza mai concretizzare. Un po’ come il torero fa con la cappa davanti al povero toro.
Questa la forma, vediamo la sostanza. Si tratta di due progetti sperimentali. Il primo riguarda la valutazione delle scuole medie delle province di Pisa e Siracusa, il secondo intende premiare i docenti migliori delle scuole di Torino e Napoli. Non è dato sapere come siano state scelte le due province e le due città e perché appena due. Comunque le prime due contengono circa l’1,4% della popolazione italiana, le seconde il 3,1%. I premi andranno, si dice, a una frazione (15-20%) di dette percentuali. Pertanto il 99,5% delle scuole e dei docenti italiani non sarà coinvolto e non potrà avere nulla!
Pochissime e vaghe le altre informazioni fornite, al momento, dal Miur. Riassumiamole. L’adesione ai progetti sarà volontaria sia per le scuole che per i docenti. Le scuole saranno valutate e classificate “da un team di osservatori esterni composto da un ispettore e da due esperti (di cosa, di tutto?) indipendenti (?!)”. I docenti verranno valutati da un “nucleo” composto dal proprio Preside e da due docenti eletti dal Collegio dei Docenti e anche dal presidente del Consiglio di Istituto in qualità di osservatore. Per i docenti la scadenza del progetto è stringente e fissata a maggio 2011. Non si sa per le scuole.
Nel complesso e in attesa di maggiori dettagli da parte Miur, i progetti appaiono come proposte del tutto preliminari, frettolose e abborracciate quasi a conferma della finalità principalmente propagandistica e diversiva dell’iniziativa. Infatti le critiche non mancano, parlano principalmente di cannibalismo e sottolineano la contraddizione con il taglio di 8 mld e di 140.000 posti di lavoro.
Ulteriori osservazioni e interrogativi possono essere aggiunti relativamente a: 1) il ruolo del preside o d.s.; 2) le modalità della valutazione; 3) gli aspetti economici (i … conquibus). Vediamo.
1) Il ruolo del preside o d.s.. Traspare e si concretizza l’intenzione ministeriale di rafforzare il ruolo gerarchico del preside che entra far parte, in posizione ovviamente privilegiata e predominante, del nucleo o terna di valutazione dei docenti. È poi ben possibile che almeno uno dei due docenti valutatori eletti dal Collegio sia allineato, in sintonia, talora anche in combutta con il d.s. se non addirittura designato dallo stesso. A questo punto il gioco è fatto: sostanzialmente deciderà il solo preside! Già con l’attribuzione del potere disciplinare il d.s. era diventato preside-sceriffo, ora con il potere sulle retribuzioni può diventare preside-padrone! Un ruolo improprio per il quale non è preparato, adatto e forse non ne ha nemmeno la vocazione. Un ruolo non contemplato nelle intenzioni dell'autonomia, che doveva migliorare la didattica e non irreggimentare l'organizzazione.
Al Miur servono emissari fedeli che facciano anche da scudi robusti. Il ministro vuole comandare (più che governare) e lo fa per interposte e servizievoli figure e utilizza le stesse come prima linea destinata a fronteggiare le proteste e incassare le critiche che sarebbero dirette allo stesso Miur.
2) Le modalità della valutazione. Innanzi tutto appare ambigua e contraddittoria la posizione dei due docenti valutatori eletti dal Collegio: valuteranno anche se stessi? Saranno automaticamente “migliori”? Oppure salteranno un turno? Chi si candiderà a valutare i colleghi? I prof più meritevoli? Oppure i prof sicuramente non meritevoli e perciò non direttamente interessati?
Riguardo alle modalità della valutazione segnaliamo la possibilità di un “rapporto incestuoso” tra valutati e valutatori: i prof valutano gli alunni e questi con i genitori contribuiscono alla valutazione degli stessi prof.
Come si farà ad escludere con ragionevole certezza l’influenza di fattori non professionali ma personali di tipo simpatia-antipatia, di scambio di favori passati o futuri, di condizionamenti vari?
Poi come verranno valutati e classificati i docenti di materie diverse? È chiaro che i prof che hanno più ore per classe, e sono perciò più numerosi, cercheranno di unirsi per eleggere come docente valutatore uno di loro e per proporre un’unica classifica di merito (a prescindere dalle materie) per ogni scuola.
Non si corre il rischio di gerarchizzare in modo arbitrario le materie? Come farà, come potrà il docente della materia X a valutare il collega della materia Y? E se la scuola ha un solo docente di una determinata materia?
La percentuale di docenti meritevoli sarà la stessa per ogni scuola? Oppure diversificata e con quali criteri? Se una scuola ha molti prof “bravi”, alcuni di questi saranno penalizzati o no?
Possiamo ignorare il fatto che autorevoli consulenti del Miur da tempo denunciano l’assurdità o l‘impossibilità di valutazioni “oggettive” relativamente al merito, alla cultura, alla qualità e i rischi di affidarsi in maniera massiccia e acritica a test e quiz?
La valutazione verrà fatta in un solo pomeriggio? O in quanto tempo? E chi paga gli straordinari?
Quando e se la valutazione sarà estesa a tutti i docenti, avremo l’80% di non meritevoli!
3) Gli aspetti economici (i … conquibus). Si parla di un premio pari a una mensilità ulteriore (la14ª) per i prof migliori. Sono circa 100 euro al mese! Da non dispezzare ma non è un granché. Infatti ne occorrerebbero almeno cinque volte tanto per avviarsi (non per raggiungere) verso le medie delle retribuzioni europee. E poi a un solo docente ogni cinque o sei del piccolissimo campione oggetto della sperimentazione. E tutti gli altri? Il Miur oltre ai fini propagandistici e diversivi detti si prefigge quello di cementificare di normalità le bassissime retribuzioni del settore scuola, quelle di tutti i docenti. E alcuni sindacati subito approvano, sono contenti! Possiamo almeno chiamarli sindacati …. vasa-vasa?
In conclusione, i due progetti non sembrano una cosa seria. Forse le scuole e i prof migliori saranno proprio quelli che non aderiranno a questa iniziativa.