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GdM-Scuola, riforma e soliti veleni

novità diventano disagi Scuola, riforma e soliti veleni NICOLA PATRUNO Immaginiamo di buttare un tozzo di pane in una zona lottizzata da un branco di cani famelici: il risultato non sarà ent...

04/08/2002
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La Gazzetta del Mezzogiorno

novità diventano disagi
Scuola, riforma e soliti veleni
NICOLA PATRUNO

Immaginiamo di buttare un tozzo di pane in una zona lottizzata da un branco di cani famelici: il risultato non sarà entusiasmante. Le povere bestie si sbraneranno tra loro per "conquistare" l'agognato cibo. Fuori di metafora, qualcosa di simile sta accadendo nel mondo della scuola: il prossimo anno si aprirà all'insegna della "caccia" alle aule. Con quale risultato? Che potranno essere scolarizzati in pochi. Sicuramente meno di quanto lo stesso ministro Moratti avrebbe voluto. In barba alla disposizione (che non è ancora legge), secondo la quale il diritto all'istruzione potrà essere esercitato, a cominciare appunto dal prossimo anno scolastico, fin da tenera età, ossia due anni e mezzo per le scuole dell'infanzia, cinque per le elementari. Solo principi. Enunciazioni che non troveranno un riscontro pratico, almeno in questa fase iniziale, perché la scuola è quella di sempre: pochi spazi e tanto "veleno" soprattutto per coloro che avranno il compito (ingrato) di dover far quadrare conti.
Insomma, se questo caldo mese di agosto sta concedendo una "tregua" a studenti e docenti, c'è chi, nel chiuso degli uffici scolastici, sta già pensando alla strategia da mettere in atto per fronteggiare l'"assalto alla diligenza". In quest'ottica l'autonomia, che in assoluto è una bella conquista, rischia di rivelarsi addirittura controproducente, perché si lascia alle singole scuole il compito immane di trovare una soluzione. Anche di fronte all'incalzare delle iscrizioni.
L'autonomia rischia di rivelarsi una frana anche perché la premessa iniziale che avrebbe giustificato la sua stessa sopravvivenza, era che gli enti locali avrebbero dovuto collaborare. Invece sta succedendo perfettamente il contrario: Comune, Provincia e Regione sono latitanti. Almeno per quanto concerne le strutture. Che sono sempre le stesse. Anzi tra chiusura di sezioni, accorpamenti e fusioni, le scuole sono diminuite.
E il prezzo più alto dovrà pagarlo proprio quella fascia di utenza che il ministro Moratti avrebbe voluto scolarizzare: i bambini. Le liste di attesa nelle scuole materne sono lunghissime. Le sezioni non sono sufficienti a coprire i bisogni di una popolazione in controtendenza, che sta facendo registrare una ripresa delle nascite. Molti edifici - altra piaga cronica - non sono stati ancora adeguati alle norme di sicurezza. E poi la chiamano riforma.
Insomma un avvio di anno scolastico all'insegna dell'"armiamoci e partite", tanto per mantenere fede a una "filosofia" cara ai politici. Una battaglia impari che tuttavia i capi d'istituto dovranno affrontare a cuor sereno e con le poche armi che hanno a disposizione. Altrimenti la scuola rischierà una ingloriosa retrocessione in serie B.


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