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GdM-No alla sperimentazione della formazione regionale

I sindacati chiedono "più contenuti e non operazioni di immagine" Scuola, bocciate le riforme "No" "Vogliamo una scuola legata ai contenuti e non una semplice operazione di facciata". Le organi...

27/01/2003
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La Gazzetta del Mezzogiorno

I sindacati chiedono "più contenuti e non operazioni di immagine"
Scuola, bocciate le riforme
"No"

"Vogliamo una scuola legata ai contenuti e non una semplice operazione di facciata". Le organizzazioni sindacali sono di nuovo sul piede di guerra. Le segreterie regionali di Cgil-Cisl-Uil e Snal scuola, rispettivamente presiedute da Milici, D'Ercole, Cagliolo e Calabrese, ieri mattina, nell'ambito di una conferenza stampa nella sede della Confederazione generale italiana lavoratori, in via Buozzi, hanno illustrato tutte le motivazioni del loro secco "no" alla sperimentazione dei nuovi modelli nel sistema di istruzione e formazione regionale, che è stata avviata quasi alla chetichella, grazie a un protocollo d'intesa siglato tra la Regione Puglia e l'Ufficio regionale scolastico. Una scelta che ha in pratica "dribblato" le organizzazioni sindacali, che secondo precisi accordi assunti nell'incontro del 12 dicembre dello scorso anno, dovevano essere consultate per avere la possibilità di avanzare proposte ed osservazioni in uno spirito di corretta collaborazione per un buon esito del progetto. La sperimentazione tanto contestata e che secondo alcune sigle sindacali potrebbe produrre una frattura nell'ambito dell'istruzione secondaria, creando alunni di serie A e alunni di serie B, non piace. Almeno così come è stata impostata.
Non è quindi una questione di forma, ma di sostanza. La sperimentazione - è l'opinione delle quattro sigle sindacali - non può continuare ad andare avanti innanzi tutto perché sarebbe destinata solo a creare caos e confusione tra gli utenti scolastici, che sono poi i veri destinatari della sperimentazione, poi perché non rappresenterebbe neppure un modello per tutta l'Italia, perché vanifica il ruolo del parlamento ed è stata concertata in maniera "bilaterale" tra Regione e Ufficio regionale scolastico, senza il parere di altri organi istituzionali. Per di più, non ci sono riferimenti legislativi nell'ambito dei quali la sperimentazione possa muoversi.
Tra le principali ragioni del diniego la mancanza - come si legge in una nota unitaria- di una direttiva nazionale mirata a omogeneizzare gli interventi formativi previsti nei protocolli d'intesa sottoscritti tra le cinque regioni; l'assenza di adeguata formazione degli operatori scolastici per garantire opportunità di flessibilità e personalizzazione dei percorsi per i passaggi e i rientri da un sistema all'altro con una precisa individuazione dei crediti formativi da certificare; la genericità e l'aleatorietà delle risorse finanziarie previste con decreto D.D. 203/5/2002 del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, poiché subordinate a precisi vincoli normativi nella fase di erogazione. Si tratterebbe inoltre - è stato fatto notare ieri nella conferenza stampa - di una sperimentazione che non fa i conti con gli organici, sempre più risicati e anche alla luce dei tagli previsti dalla Finanziaria e, in particolare, dal decreto "tagliaspese" di Tremonti. Insomma, una sperimentazione avviata al di fuori degli accordi sindacali regionali, indispensabili "per affrontare efficaci modifiche all'organizzazione del lavoro". Per queste e altre ragioni, come ad esempio l'assenza di organismi paritetici e scientifici previsti dall'articolo 7 dell'intesa Stato-Regione finalizzati al monitoraggio, verifica e valutazione dell'attività sperimentale, le organizzazioni sindacali esprimono un giudizio negativo.
Insomma, una sperimentazione, per usare una terminologia giuridica, impugnabile per "difetto di forma". "Si tratta solo di una mistificazione - è stato detto nella conferenza stampa - manca il bando, l'individuazione delle scuole e la convenzione tra i soggetti. Si sta anticipando una riforma che il Governo non ha ancora votato".

Nicola Patruno


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