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Fuoriregistro-Giuliana allo specchio, ovvero il ritorno all'autoreferenzialità

Giuliana allo specchio, ovvero il ritorno all'autoreferenzialità di Giuliana De Tata - 14-11-2002 Il momento di incertezza che accompagna la riforma, o meglio la controriforma, del sistem...

14/11/2002
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Fuoriregistro

Giuliana allo specchio, ovvero il ritorno all'autoreferenzialità
di Giuliana De Tata - 14-11-2002

Il momento di incertezza che accompagna la riforma, o meglio la controriforma, del sistema scolastico italiano, sta generando lenti ma inesorabili mutamenti nelle scelte e nei comportamenti, anche spiccioli, quotidiani, dei professionisti della scuola. Parlo di tutti, indistintamente, dal dirigente sempre più gonfio del suo superpotere ('presunto), ad una qualunque Rosetta, collaboratrice scolastica, che ha lucidato aule per una vita ed ora, estromessa anche da questa funzione dalle imprese di pulizia esterne, teme la perdita del posto di lavoro.
Ma i più malconci, a mio avviso, sono i docenti .
Escono perdenti tutti da questo momento di inquietudine. Non mi si dica ancora una volta che la categoria è per tipologia restia, o comunque lenta, ad accettare i cambiamenti, perché di fatto lentamente, molto lentamente, ai mutamenti dettati dalla Riforma Berlinguer ci stavamo adattando, quando di colpo ( si fa per dire: tanti di noi l'hanno indirettamente favorita) ci siamo visti catapultati in una riforma della riforma, che di buono ha solo alcune cose scopiazzate alla meno peggio dai percorsi precedentemente tracciati da altri. Non entro nel merito, ma di sicuro avverto una dinamica che è in atto e che mi preoccupa, non foss'altro che per il fatto di averla registrata su di me, davanti allo specchio, appunto: un ritorno all' autoreferenzialità.
Tanti ricorderanno ( ed alcuni forse conservano ancora) l'atteggiamento professionale del docente asettico, serioso, dal sorriso appena abbozzato, tutto giacca-cravatta e capello liscio impomatato, sempre perso in chissà quali elucubrazioni poetico-filosofico-cultural-matematico-scientifiche, impenetrabile nelle spiegazioni e terribile nel giudizio, che uscito dall'aula riteneva concluso il suo compito istituzionale: la sua funzione si esplicava esclusivamente nella trasmissione di contenuti che, da soli, dovevano rappresentare la cassetta degli attrezzi di cui gli studenti avevano bisogno per il loro futuro di operai, avvocati, casalinghe, docenti o chirurghi.
Questo modello di Professore con la P maiuscola in fondo stava bene a tutti, alla società , perchè era comunque garanzia di preparazione professionale; ed anche al professore che si sentiva protetto da una certa aura di garantismo ( pernicioso !) che gli consentiva di operare come meglio riteneva, senza sentirsi mai sollecitato ad adeguarsi ad un modello diverso da quello consolidato e consacrato dalla tradizione .
Bene, quel professore viveva ed alimentava la sua essenza, in una autoreferenzialità perniciosa che è a mio avviso tra le cause principali dei mali attuali che affliggono il sistema-scuola. L'alunno era incorniciato nella sola dimensione scolastica, nelle sberle che piazzava sulla testa del compagno, nella redazione corretta dell'esercizio assegnato, nella memorizzazione vuota di senso di una pagina di storia o di una poesia del Leopardi. E i sogni, e le ansie, e gli amori, e i problemi familiari, e le frustrazioni scolastiche e non, e la tossicodipendenza, e la voglia di 'annullarsi dov'erano? Trovavano spazio all'interno di quella cornice? Credo di no o almeno non sempre.
La dimensione globale della persona umana richiedeva ieri e pretende oggi che ciascun allievo sia destinatario di un personale progetto educativo, cucito addosso alle sue capacità, ai condizionamenti socio-economico-ambientali che ne caratterizzano le connotazioni, al suo modo di relazionarsi con i compagni e con i docenti, al suo agio o, più spesso disagio, esistenziale. Siffatto progetto deve essere disegnato e confezionato dal docente e nella dimensione disciplinare e ,ancor più, in quella collegiale, abbattendo definitivamente la barriere dell'autoreferenzialità, in cui un po' tutti siamo ripiombati ,in attesa di capire o che ci spieghino meglio, dove sta andando la scuola italiana
Il docente non è e non deve più sentirsi solo:
° nella lifelong-learning ,che sarebbe bene che seguisse presso le Università, attraverso la ricerca-azione, confrontandosi costantemente con gruppi di ricerca ;
° nella lettura di un testo,che sia di psicologia o di altra disciplina poco conta, su cui dovrebbe creare momenti di confronto con un collega di corso, magari per focalizzare meglio la linea educativa di cui è destinatario un allievo comune,
° nei ruoli istituzionali, in fase di programmazione curricolare per dipartimenti disciplinari, per consigli di classe;
° nell'assumere posizioni autonome ma responsabili e condivisibili, all'interno del Collegio dei Docenti, del Consiglio d'Istituto;
° nel rapporto con i suoi allievi con cui è possibile, anzi doveroso, anzi utile,'anzi bellissimo intrecciare una relazione di co-costruzione dei percorsi formativi, manifestando ai giovani la sua dimensione umana, solida per conoscenze, affidabile per capacità, sicuro punto di riferimento per competenze, di adulto facilitatore dei percorsi di apprendimento.
Un tentativo artigianale di autoanalisi realizzato davanti allo specchio può convincere chiunque che la vera riforma possiamo farla noi docenti, riappropriandoci delle specificità della nostra funzione, dalla base ,riscoprendo vecchi e rinforzando nuovi valori.
Auguro a tutti i miei colleghi : uno specchio a portata di mano


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