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Epifani-Un alto numero di sì garanzia per i diritti"

Un alto numero di sì garanzia per i diritti" MILANO Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, prima domanda: il referendum pare destinato allo schianto, probabilmente non ci sarà il quor...

14/06/2003
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Un alto numero di sì garanzia per i diritti"

MILANO Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, prima domanda: il referendum pare destinato allo schianto, probabilmente non ci sarà il quorum, i sondaggi più favorevoli danno un'intenzione di voto vicina al 40%, altri molto meno. È stato giusto schierare la Cgil a favore del referendum per l'art. 18?
"Certo, anche se sapevamo benissimo che si trattava di una prova molto difficile. In primo luogo perché il referendum, per noi inopportuno, non è stato promosso dalla Cgil, secondo perché eravamo coscienti della enorme difficoltà di raggiungere il quorum e terzo perché bisognava trovare un orientamento, una linea che motivassero la piena autonomia della Cgil e l'azione a sostegno delle nostre proposte per l'estensione delle tutele e dei diritti".
"Abbiamo fatto - dice Epifani - una scelta difficile, ma pienamente condivisa dalla stragrande maggioranza dei nostri quadri, delegati e iscritti che sono stati in campo con rigore e coerenza in queste setimane. Non potevamo fare diversamente: diciamo un 'sì' convinto alle riforme".
Il 'sì' della Cgil può essere un elemento di divisione all'interno del centro sinistra che viene da una positiva prova elettorale. C'è anche questo rischio?
"Chi oggi ci critica per la nostra partecipazione al voto dovrebbe commisurare gli effetti che una scelta opposta o diversa avrebbe avuto sia sui milioni di cittadini che sono vicini alla Cgil sia tra quelli che votano per i partiti del centro sinistra. Per la verità non mi preoccupa la divisione sull'uso del referendum, non è una questione centrale. I Ds riconoscono la piena legittimità di altri punti di vista, i toni usati sono stati quelli giusti, non ci sono lacerazioni".
Per la verità i Ds propongono "l'astensionismo attivo".
"Rispetto tutte le scelte. Ma l'astensione è un'astensione, non è un'altra cosa. E come se io parlassi di partecipazione passiva. Questo slogan dei Ds mi pare il segno di un disagio".
Comunque vada il voto, lunedì prossimo le questioni del lavoro e dei diritti saranno ancora sul tavolo. Che cosa la preoccupa in prospettiva?
"Temo che la vera divisione, tra la Cgil e il centro sinistra, possa manifestarsi sul merito di questioni per noi decisive: la riforma degli ammortizzatori sociali, i diritti nelle imprese sotto i 16 dipendenti, la lotta alla precarietà, la legga 30. Su questi punti ci possono essere divisioni serie, spero che non sia così e che ci sia una precisazione chiara e netta da parte delle forze dell'Ulivo".
Che cosa vorrebbe dalle forze del centro sinistra?
"Mi piacerebbe comprendere la prospettiva verso cui si avvia il centro sinistra. Io penso che le forze progressiste debbano condurre una battaglia forte contro il disegno Maroni, spero in un'opposizione rigorosa all'848 bis, con le modifiche già apportate all'articolo 18. Vedo la necessità per l'Ulivo di predisporre e sostenere un piano per l'allargamento dei diritti e delle tutele a tutti i lavoratori. Personalmente lavorerò, se sarà possibile, affinché il futuro programma del centro sinistra più Rifondazione abbia al centro contenuti programmatici vicini a quelli della Cgil e su questi temi si possono misurare le ragioni dell'unità e della divisione".
Il 'sì' della Cgil al referendum per l'articolo 18 può avere il valore di una semplice testimonianza a questo punto.
"Nemmeno per sogno. Sappiamo che è difficile raggiungere il quorum, ma siamo convinti che più alto sarà il numero di 'si' e più forza avrà la nostra strategia di estensione dei diritti. Per questo invito tutti i cittadini ad andare a votare. Se ci saranno molti 'sì' avremo un'ulteriore spinta nella battaglia per le riforme, contro i tentativi di precarizzazione del mercato del lavoro. Penso che avremo un buon risultato perché ho visto che tra la gente c'è condivisione, attenzione, rispetto per la scelta della Cgil. D'altra parte il nostro sindacato ha una solida cultura della partecipazione, un forte tessuto democratico radicato nel Paese, una patrimonio da preservare".
Il referendum può apparire oggi una sfida secondaria davanti alle crisi di molte aziende, alle difficoltà in cui si trovano di milioni di lavoratori. Non le pare?
"Il nostro è un impegno coerente. Oggi la condizione dei lavoratori è più incerta e precaria, ci sono elementi di disagio molto forti, alla Fiat ma anche nel settore dei servizi, all'Alitalia e nelle banche. E in questa situazione, per certi aspetti drammatica, non mi faccio illusioni sulla capacità di reagire del governo che certo non si occupa dei problemi dei giovani, dei precari, dei disoccupati, pei pensionati. Inoltre sta tornando centrale la questione del reddito. La gente non ce la fa più a tirare avanti. Molti delegati di Mirafiori l'altro giorno mi dicevano: arriviamo fino al 21 del mese e poi basta".
Eppure queste emergenze non ci sono sui mass media, sui tg Rai o Mediaset c'è un'altra Italia...
"Purtroppo l'informazione ha dato una prova ancora negativa, e mi riferisco anche ai referendum. I mass media hanno smarrito la loro funzione di informazione in una società plurale, sono strumenti asserviti a pochi interessi. Già c'è stata poca informazione sui referendum in generale, ma mi chiedo che cosa sappiano i cittadini di quello sull'elettrosmog, praticamente niente. Sull'articolo 18 c'è stata un'informazione, comunque insufficiente, generata dalle nostre iniziative altrimenti ci sarebbe stato il buio completo, il silenzio. E' un momento molto grave per l'informazione in Italia".
Come giudica il risultato delle elezioni amministrative?
"C'è un segnale incoraggiante, mi sembra molto positivo il risultato del Friuli e noto un segno ben augurante in Sicilia, dove c'è una situazione molto delicata per il centro sinistra. Detto questo, sarei molto cauto, calma e gesso e bando ai facili entusiasmi. E' davvero troppo presto per cantar vittoria, non ci sono stati grandi spostamenti nell'elettorato"
Il referendum di domani può incidere negativamente sui rapporti con Cisl e Uil?
"Sappiamo che i sindacati anche in questo campo hanno posizioni diverse, ma il voto non ha accentuato le divisioni. E ci sono alcuni terreni su cui stiamo lavorando bene insieme a partire dalla lotta al terrorismo, che oggi è l'approdo unitario più significativo. E' un accordo su un terreno fondamentale che richiama la tradizionale unità dei lavoratori nella lotta alla violenza, all'intolleranza, al terrorismo. E poi registro una posizione unitaria sulla previdenza e anche nel confronto con Confindustria. Ci divide quello che ci ha diviso l'anno scorso e cioè il Patto per l'Italia. Come avevano previsto la parte economica di quel Patto non c'è più, è rimasto solo l'attacco ai diritti dei lavoratori".
Intanto Berlusconi pensa solo ai suoi processi e D'Amato non vede più il miracolo economico.
"Lo sfacelo del quadro politico e di governo è sotto gli occhi di tutti. Il Paese sta pagando gli errori di politica economica: lo sviluppo non c'è, siamo in recessione, la politica delle mance è finita perché non ci sono più risorse per le mance. In questa situazione solo la coesione sociale favorirebbe lo sviluppo, invece non c'è coesione né sviluppo".


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