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Docenti fragili, l'ultima paura della scuola italiana

In un anno di crisi delle supplenze, si stimano tra 40 mila e 80 mila le richieste di esonero tra gli insegnanti. Precari e medici: "Regole poco chiare sulle patologie e la gestione della malattia"

08/10/2020
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA - La nuova questione della scuola italiana, che naviga ancora in un mare di supplenze non trovate, è quella dei docenti fragili. Le ultime cifre rivelate dalla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, risalenti al 5 settembre scorso, sono ampiamente superate: "Sono tra i 200 e i 300 gli insegnanti e il personale amministrativo che hanno fatto richiesta di inidoneità al servizio". Numeri, oggi, lontani dalla realtà.

In mancanza di dati ufficiali e aggiornati, proviamo a comprendere il perimetro del fenomeno attraverso le iniziative di ricognizione che stanno portando avanti gli stessi docenti. Professione insegnante, il più numeroso Gruppo Facebook dedicato alla scuola, ha imbastito un sondaggio in cento istituti del Paese scoprendo che i docenti - solo docenti - che hanno fatto richiesta di una visita medica sono, in media, cinque per dominio. "Abbiamo scelto istituti diversi per aree geografiche e tipo d'insegnamento", racconta il professore di Informatica Salvo Amato, animatore del gruppo. Sviluppando il sondaggio per le 8.290 scuole italiane, viene fuori un numero di richieste di controllo pari a 42.000. Il dato non ha valore statistico, ma va tenuto in seria considerazione. E serve ricordare che queste sono domande di accertamento, non approdi certi a una certificazione di "inidoneità parziale" all'insegnamento.

Esiste una seconda stima, questa rivelata dal quotidiano online Tecnica della scuola, che, poggiandosi sui dati in possesso dei medici dell'Inail e del servizio prevenzione, indica in 80.000 le richieste di visita avanzate da maestri e professori e in 20.000 quelle del personale Ata. Una media, in questo caso, di dodici lavoratori per istituzione scolastica.
 

Sono numeri di rilievo per un'istruzione che oggi naviga al di sotto della linea di galleggiamento e che vede crescere i casi di positività in classe. Il decreto ministeriale che norma la questione non ha concesso ai docenti che otterranno il congedo per ragioni di salute - plurimalattie, fondamentalmente - la possibilità di insegnare a distanza. Gli "inidonei parziali" o sceglieranno la malattia d'ufficio o dovranno prendere una mansione scolastica alternativa - bibliotecari, la più frequente - passando dalle 18-24 ore del contratto d'insegnamento alle 36 ore del nuovo regime amministrativo (a parità di stipendio). 
 
Spiega Amato: "Diversi medici hanno già riconosciuto la fragilità ad alcuni docenti. Per questi, però, i dirigenti scolastici hanno indicazioni confuse. Non è ancora chiaro come sarà considerata la malattia, come saranno calcolati i giorni di assenza, né se ci saranno visite fiscali che, ad oggi, sembrano illogiche, visto che la fragilità del docente si manifesta a scuola, nell'esercizio del suo compito". I medici di base, ancora, fanno sapere che non ci sono indicazioni chiare sulle patologie da prendere in considerazione: "Molti docenti soffrono di problemi psichici, ma non è chiaro se questi rientrano nel concetto di fragilità".

Come ricorda il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, la possibilità di passare a una mansione diversa è tale solo per i docenti di ruolo. Per i supplenti, invece, è possibile solo la scelta del regime di malattia.


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