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didaweb-Intervista a Marino Bocchi

Intervista a MARINO BOCCHI , giornalista, responsabile della rivista telematica Fuoriregistro, docente di Lingua e letteratura italiana nell'Istituto professionale Cattaneo di Modena 1) Marino,...

11/05/2002
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Didaweb

Intervista a MARINO BOCCHI , giornalista, responsabile della rivista telematica Fuoriregistro, docente di Lingua e letteratura italiana nell'Istituto professionale Cattaneo di Modena

1) Marino, sei noto per lo stile con cui affronti i problemi: da una parte usi provocazioni ironiche, dall'altra dimostri una lucida razionalita'
Si puo' dire che questi sono i dati fondamentali del tuo carattere?
E se no, quali altri lo sono?

"Sono un provocatore, lo sono sempre stato, anche nella vita privata e in classe, coi ragazzi. Loro mi prendono per una specie di matto, all'inizio poi capiscono che l'ironia serve anche per giocare a allora provocano me e si finisce per giocare insieme. Negli articoli che scrivevo, quando facevo il giornalista, oltre alla cronaca mi buttavo sul 'colore', che consiste nel commentare un fatto o un personaggio in modo un po' trasgressivo e tagliente, in uno stile leggero. Ho mantenuto lo stesso stile anche nei miei interventi in rete. Mi piace fare del colore perche' mi piace spiazzare, spostare l'asse del discorso, destabilizzarlo. Quando la discussione si avvita su se stessa, quando diventa autoreferenziale, questa voglia luciferina mi sale dentro e non posso fare a meno di scrivere. Sono poi una persona che si indigna facilmente, per ragioni giuste o sbagliate non sta a me dirlo. Ma fondamentalmente sono un mite. Un mite a cui piace divagare e perdersi e trasferisco queste inclinazioni in quello che dico e scrivo. La discussione in rete ha perso i suoi caratteri originali. Internet e' nata per chiacchierare, come dice Franco Carlini, uno dei maggiori esperti del settore. Il controllo politico, autoritario, economico della rete, in atto da alcuni anni, ha finito per creare degli spazi di comunicazione strutturati, precostituiti e il principale strumento tecnico di controllo e' il portale, che ingabbia le idee e la creativita'. "

2) Si dice che il sistema di formazione professionale proposto dalla Legge Delega della Moratti cerchi di colmare il gap tra scuola e mondo del lavoro: lo ritieni vero?
Condividi inoltre la scelta del doppio canale a 14 anni e il passaggio degli istituti professionali alle regioni ?

"La metafora della gabbia vale non solo per Internet ma anche per la scuola. E di gabbie fisiche e mentali la signora Moratti s'intende, visto che e' una cattolica integralista. Il suo modello di scuola e' San Patrignano, di cui lei e il marito sono tra i principali finanziatori. San Patrignano e' una comunita' chiusa, coercitiva, fortemente gerarchizzata, tale e' il modello aziendale del neo-liberismo, tale dovra' essere la scuola pubblica nel progetto di riforma del Ministro. Perche' mai la scuola dovrebbe colmare il gap col mondo del lavoro? E poi di che tipo di gap stiamo parlando? In Giappone, la seconda potenza economica mondiale, i laureati che escono dalle principali universita' troveranno un impiego presso le maggiori industrie o i Ministeri piu' importanti. Escono come scatole vuote. I compiti, le tecniche e le mansioni le impareranno in azienda. Cosi capita anche qui da noi, in Italia, basta chiedere agli esperti (quelli onesti). Questa storia del gap e' un falso ideologico. In realta' si vuole mantenere i giovani nella gabbia dei modelli culturali dominanti, negar loro l'opportunita' di auto-determinarsi, in base a quelle opzioni e scelte di vita che solo una cultura basata su contenuti forti e per tutti, puo' offrire. Il Professionale e' stato il primo ad introdurre i test oggettivi, come metodo di valutazione. Tale pratica aberrante e' oggi imposta in ogni ordine di scuola. Ai ragazzi viene negato il momento del confronto con gli insegnanti e con i compagni, tutto si risolve con una crocetta. 'Bravo, risposta giusta'. E infatti La Moratti vuole abolire gli orali agli Esami di Stato, il colloquio. L'esclusione degli alunni dai futuri ogani collegiali, il codice deontologico per gli insegnanti, affidato ai precetti del cardinale Tonini, il nascente sistema nazionale di valutazione come strumento di censura, una abrogazione di fatto della liberta' di insegnamento: queste ed altre misure si comprendono solo con la metafora della gabbia. "

3) Problema storico della sinistra sono le sue divisioni interne; ora si dice anche che l'Ulivo non riesca ad elaborare il lutto della sconfitta, che non abbia un' identita' o non abbia il coraggio di esprimerla.
Come vedi il futuro dell'opposizione?

"L'opposizione, in Italia, non esiste. Esiste una compagnia di ventura che si raccoglie sotto le bandiere dell'Ulivo. Qualche scaramuccia simbolica, molte manovre sotterranee, inciuci e compromessi. A cio' e ridotta la lotta politica in Italia. I movimenti della societa' civile non sono da meno. Adesso facciamo i girotondi intorno alle sedi Rai. Ma durante i governi dell'Ulivo la TV pubblica era forse migliore di questa? Chi ha voluto i Vespa, i Mimun, i Sacca' alla Rai? L'unica differenza e' che l'Ulivo aveva lanciato il suo ramoscello a Berlusconi mentre Berlusconi e i suoi non offrono doni, per adesso. La vera opposizione dovrebbe partire da un rovesciamento a 360° della sua cultura, della sua visione del mondo. E questo vale sia per l'opposizione politica che per i cosiddetti movimenti. Cosiddetti perche', essendo tutti organici a questa opposizione, ne riflettono nelle idee e nei comportamenti la stessa inconcludente retorica. Un discorso a parte meritano i no-global, forse l'unico movimento spontaneo autentico cresciuto in Italia dopo il '68 ma solo se riusciranno ad evitare la colonizzazione dei partiti, Rifondazione compresa. "

4) Marino tu sei stato anche giornalista:
quanto e' libero un giornalista e quanto e' condizionato dall'editore?

"Come ogni individuo, un giornalista e' libero se e' libero dentro. Se ha curiosita' per il mondo, se sa mettere tra parentesi le proprie convinzioni personali quando racconta un fatto, quindi se non ha pregiudizi, se e' autonomo, se non e' organico. E questo vale per ogni intellettuale. Il problema non e' cambiato dai tempi della polemica di Vittorini con Togliatti e Alicata. Oggi quest'ultimo riferimento storico sarebbe improponibile, perche' l'informazione e la cultura sono perlopiu' lerciume in quanto si sono asservite non tanto agli interessi degli editori ma, attraverso questi, a quello del mercato e alle richieste di gran parte della cosiddetta societa' civile, col suo bisogno d'ordine, di sicurezza e le sue domande di forme massicce di violenza spettacolo. Cosiddetta societa' civile perche' in realta' molto incivile. Meglio Andreotti del popolo delle partite Iva, tanto caro ai liberisti di destra e sinistra."

5) Spesso si dice che l'insegnante e' in crisi di identita' in quanto non si sente piu' maestro di vita.
Credi che sia andata persa "la missione" della funzione docente?
Pensi che il didaweb possa offrire oltre alle tecniche anche un'esperienza culturale, etica e morale?

"Vale per l'insegnante lo stesso discorso che facevo prima per l'intellettuale in genere. Si e' maestri di vita se si e' liberi, privi di pregiudizi, non organici. E se nel proprio impegno ci si mette la passione. Cioe' l'amore. L'amore per quello che insegni ma anche per i ragazzi che oggi, come sempre, vivono grandi turbamenti e grandi tragedie. Saper leggere questi turbamenti e tragedie, saper capire i loro sogni, i loro stili di vita, che non sono i nostri, con passione, invece di liquidarli con le solite banali e distruttive accuse di qualunquismo, apatia, indifferenza per le cose del mondo, ecc.; saper fare questo e' promuovere la nostra e la loro liberazione, e uscire insieme dalla gabbia.
Per quanto riguarda il Didaweb, per me e' stata un'esperienza molto importante, un' esperienza di vita. E credo lo sia stato anche per altri. Il futuro del Didaweb dipendera' dalla coerenza con cui sapra' mantenere fede al suo impegno per una scuola solidale, collaborativa, libera e gratuita. Conoscendo Antonio Limonciello, un uomo di grande intelligenza e passione, non ho dubbi che il Didaweb restera' una delle poche isole della rete a salvarsi dall'omologazione."

Didaweb, maggio 2002
a cura di Marisa Bracaloni


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