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Dal software misuratutto al banco dinamico Il mondo di Azzolina

Malumori sulla titolare della Scuola, commissariata di fatto da Conte

10/07/2020
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Corriere della sera

Tommaso Labate

«Abbiamo creato un software. Credetemi, non esisteva. Non avevamo un software che ci dicesse esattamente quanti metri quadrati abbiamo per ogni singola classe delle nostre scuole, quanti negli auditorium, quanti nelle palestre, quanti nelle sale docenti. Questo software lo abbiamo creato noi».

Ecco, se fosse possibile fotografare l’attimo preciso in cui la goccia ha fatto traboccare il vaso, il secondo esatto in cui il troppo ha iniziato a stroppiare, l’istante in cui il proverbiale bel gioco ha smesso di durare poco e si è prolungato oltremisura, il momento esatto è quello in cui Lucia Azzolina, il 29 giugno scorso, ha tirato fuori la faccenda del software misuratutto. L’istante in cui — all’atto di annunciare una novità all’apparenza rivoluzionaria, una di quelle cose che stranamente non c’erano e per fortuna che c’è chi le ha inventate e messe nientemeno che al servizio esclusivo della pubblica amministrazione italiana — la ministra dell’Istruzione manda definitivamente in pensione di sicuro il metro, magari la squadra, forse il compasso, il catasto, le particelle, le planimetrie. Il tutto in cambio di un miracoloso programmino, una specie di urlo di Archimede («Eureka!», ho trovato), che sarebbe passato forse inosservato senza l’eco social sollevata dall’attore e conduttore tv Luca Bizzarri («Quella del software non è terribile. È una stron..ta, non puoi dire una stron..ta ogni tre giorni»).

Ecco, da quell’istante l’ideale borsino politico di Azzolina nell’esecutivo ha continuato a crollare, a scendere là dove si pensava che non fosse possibile scendere ancora più in basso dopo i tira e molla sui divisori di plexiglas in classe («Sono sempre stati una bufala», ipsa dixit), le mascherine forse obbligatorie forse no, il punto interrogativo sul termoscanner in presidenza, il metro di distanza statico (tra alunni fermi) e quello dinamico (tra alunni in movimento), i volontari a vigilare tra i ragazzi, la scuola aperta non si sa se a fine settembre o all’inizio, la maturità prima scritta e orale su Zoom e poi solo orale però dal vivo, il sei politico ventilato e poi smentito e poi di fatto reintrodotto («Ma chi è bravo può avere anche otto o nove», come succedeva appunto anche all’epoca del sei politico), il tutto andando a ritroso nel tempo, fase tre, due, uno, zero.

Nel governo

I continui tira e molla sulle misure. E per un collega di governo è un’«ombra ministra»

Quando a Palazzo Chigi arriva l’eco dell’ultima uscita della ministra, siamo all’alba del mese di luglio, Giuseppe Conte ferma sul nascere ogni ipotesi di rimpasto, capendo dove sarebbe andato a parare il ragionamento degli altri maggiorenti giallorossi: «Nessun ministro si muove dal posto in cui sta, ci manca solo che in questo momento ci mettiamo a sostituire le persone». Ma il pressing di tutto il fronte che nella maggioranza premeva perché il raggio di azione della titolare dell’Istruzione venisse ulteriormente limitato — e qui si va dal partito di Renzi alla sinistra di Leu, passando per l’intero Partito democratico — un qualche effetto l’ha sortito, come avrebbero confermato le notizie arrivate nei giorni successivi. Una in particolare, l’indicazione di Domenico Arcuri al ruolo di commissario per le riaperture delle scuole.

Lo status, per usare la formula coniata da uno dei componenti dell’esecutivo, è quello di «ombra ministra», una specie di incrocio tra ministra ombra e ombra sinistra. Il tutto, sia chiaro, pronunciato con grande rispetto per un ruolo oggettivamente delicato che quasi mai, nella storia repubblicana, ha concesso sconti a chi l’ha ricoperto, democristiani incalliti come Riccardo Misasi o post-comunisti illuminati come Luigi Berlinguer compresi. A commissariare di fatto Azzolina al ministero di viale Trastevere è stato Conte stesso, che pure nei suoi confronti nutre affetto e simpatia sinceri. Quando dalla Conferenza delle regioni era arrivato un altolà all’ennesima versione delle linee guida su settembre, il premier aveva convocato d’urgenza i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia. «Aiutatemi a trovare una soluzione sulla scuola perché da qua sennò non ne usciamo», è stata l’argomentazione del capo del governo. «E la Azzolina?», hanno chiesto all’unisono i titolari della Salute e degli Affari regionali. «Con lei ho già parlato. Pensateci voi, per favore».

L’accordo è arrivato e Azzolina, un secondo dopo l’ennesimo pericolo scampato, ha annunciato le nuove risorse per la scuola: «Ottocento milioni li ho trovati io!». Poi sarebbe arrivato il software misuratutto anche se, a sentire il presidente dell’Associazione dei presidi Antonello Giannelli, i metri — più che misurarli — bisogna anche trovarli, visto che a rischio ci sono «circa quarantamila classi». Nel frattempo, però, la ministra era andata oltre, all’arredamento di interni. La novità in questo caso si chiama «banco dinamico», uno per studente, sedia e banco tutto insieme, rigido come il marmo, assomiglia all’abitacolo di una monoposto di Formula Uno. Nelle associazioni di fisioterapisti, c’è già chi l’ha definito come una gabbia che può provocare problemi posturali. All’epoca di Cuore, con la nuova trovata della ministra, l’altissimo e dolcissimo Garrone inventato da Edmondo De Amicis probabilmente non sarebbe andato in soccorso di nessuno dei suoi compagni. Ma sarebbe rimasto bloccato là, statico nel banco dinamico.


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