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Dal divieto di telefonino all'obbligo del 6 le tante regole annunciate e mai attuate

Il focus

03/05/2019
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Il Messaggero

C'è chi vorrebbe vederla innovativa e al passo con i tempi e chi, invece, vorrebbe che tornasse al passato con serietà e rigore. Sulla scuola si abbattono i proclami della politica, così tanti che per le famiglie è difficile stargli dietro. Nell'ultimo anno, quello dall'impronta giallo-verde, la confusione ha decisamente tenuto banco. Il ritorno al rigore, tanto auspicato dalla Lega, sembra essere stato messo da parte più volte. Per ultimo, con il caso dell'abrogazione delle note sul registro e delle sospensioni per i bambini delle elementari previste da un Regio Decreto del 1928. Un emendamento ad hoc, infatti, le cancella dagli incubi degli alunni. Ma, mentre le famiglie si dividevano tra favorevoli e contrarie alle sospensioni, il ministero dell'istruzione chiariva che quella norma del 1928 era stata già superata da tempo. Insomma, l'emendamento approvato alla Camera si è rivelato un inutile eccesso di rassicurazione per i ragazzi. E per i loro genitori che spesso, a quelle note, reagiscono in difesa dei figli. Ma la nota sul registro non è l'unico segnale di un ritorno al rigore mai attuato: basti pensare allo smartphone. L'uso del cellulare in classe per fini didattici, regolamentato un anno fa dall'allora ministra all'istruzione Fedeli, venne duramente contestato dall'attuale maggioranza. Ma oggi è ancora lì. Nelle ultime settimane sono state avanzate nuove proposte da Lega e Forza Italia, nell'ambito del disegno di legge per l'educazione civica, ma poi nulla è stato fatto. Nessun divieto ufficiale, nessuna norma ad hoc per vietarne l'uso: ogni scuola fa come crede, nell'autonomia che la contraddistingue.
Destino simile hanno avuto anche i compiti per le vacanze: tornano puntualmente al centro di dibattiti tra favorevoli e contrari ma nessuna norma mette il punto alla discussione. Prima dello scorso Natale il ministro Bussetti fece appello ai docenti per non assegnare compiti nella pausa festiva: ne seguì un dibattito anche politico. Poi, più nulla. Stessa sorte per il crocifisso in aula: la maggioranza ha più volte ribadito la volontà di esporlo in tutte le aule ma poi la norma non è stata mai varata. Così come per il grembiule: il ministro Salvini vorrebbe vederlo obbligatoriamente indosso a tutti i bambini delle elementari, forse anche delle medie, e ne fa una questione di rigore e uguaglianza tra coetanei. L'idea è concreta e ribadita, la Lega è d'accordo ma la norma scritta ancora non c'è. Perché anche in questo caso la decisione spetta alla scuola che, autonomamente, sceglie come comportarsi.
LA MEDIAAltro discorso invece per i voti e per l'ammissione all'esame di Stato: quando in passato si parlò di abolire il 6 obbligatorio in tutte le materie per introdurre la media del 6, l'attuale maggioranza insorse. E così restò l'obbligo della sufficienza nelle singole materie. Ma oggi, di fatto, l'obbligatorietà della sufficienza per accedere all'esame di Stato è stata superata. Il consiglio di classe, infatti, può decidere di ammettere anche un ragazzo con una insufficienza in una materia o gruppi di materie. Basta motivare la scelta. Insomma, il ritorno al rigore può aspettare. 
Lorena Loiacono 


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