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da Proteo Fare Sapere-A proposito di cene e cappuccini'

A proposito di cene e cappuccini' di Sergio Mantovani La comparsa all'interno della sinistra, anche nel dibattito sulla scuola, dei sostenitori della necessità di un approccio, come si dice ...

11/01/2003
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Proteo Fare Sapere

A proposito di cene e cappuccini'

di Sergio Mantovani

La comparsa all'interno della sinistra, anche nel dibattito sulla scuola, dei sostenitori della necessità di un approccio, come si dice oggi, bipartisan nell'elaborazione di qualsiasi ipotesi di riforma, mi inquieta e mi infastidisce nello stesso tempo. L'inquietudine deriva dal fatto che, a mio avviso, questa ricerca a tutti i costi di un punto di incontro e di una piattaforma comune di riferimenti politico-culturali con questa destra, non avendo alcun fondamento ed essendo concretamente contraddetta con le scelte politiche che quotidianamente il governo compie, non può che portare ad un indebolimento del fronte di opposizione e della sua capacità di avanzare proposte alternative da sostenere attivamente nel paese e nel parlamento. Il fastidio nasce dalla constatazione che ancora una volta non si perde occasione per introdurre elementi di divisione, soprattutto a sinistra, ma anche complessivamente all'interno dello schieramento di opposizione, spendendo le migliori energie per trovare a tutti i costi avversari tra i propri affini, anziché adoperarsi per opporsi a quelli veri.

Nello specifico del problema scuola:

a) quale mai accordo bipartisan può esserci con coloro che programmaticamente (nel senso di affermazioni contenute nel loro programma elettorale) hanno sostenuto, agendo poi di conseguenza, la tesi che della riforma Berlinguer, legge dello Stato, non doveva più restare alcuna traccia?

b) quale condivisione di comuni riferimenti politico-culturali potrà mai esserci con chi vuole trasformare l'obbligo scolastico con un incerto ed indeterminato diritto-dovere all'istruzione?

c) tutti d'accordo, qui sì, con il potenziamento e la valorizzazione dell'istruzione e formazione professionale per farne, all'interno di tutto il sistema formativo, l'asse portante di un canale professionalizzante con pienezza di dignità e rispettabilità culturale; ma siamo sicuri che tutto questo si possa fare con chi vorrebbe separare precocemente (fra i 13 e i 14 anni) i percorsi scolastici raccontandoci che poi (tanto per indorare la pillola) saranno studiati modalità e strumenti per passare da un percorso all'altro?

d) è possibile condividere qualcosa di dignitoso con chi considera la scuola come un puro e semplice centro di spesa? Anche nella scuola vi è senz'altro la necessità di razionalizzare, di distribuire meglio ed in modo più funzionale le risorse; per fare questo sarà anche necessario toccare interessi costituiti e consolidati, ma non è con i tagli indiscriminati e al di fuori di un qualsiasi quadro di riferimento condiviso e concordato con le parti sociali e culturali del mondo della scuola, che si possono ottenere risultati significativi e soprattutto migliorativi;

e) di quale scuola parlare con chi si sta apprestando a frantumare in una miriade di scuole regionali il nostro sistema di istruzione/formazione? O pensiamo che non sia più compito dello Stato occuparsi e preoccuparsi del consolidamento del senso di identità e di comune appartenenza che deve caratterizzare una comunità nazionale? E non è forse la scuola uno degli strumenti attraverso i quali le giovani generazioni si appropriano di quei valori e possono crescere nella consapevolezza di condividere un patrimonio di storia, di cultura e di civiltà?

Discutiamo pure, siamo pure aperti al confronto, sono anch'io convinto che della dialettica delle idee si nutre la democrazia, ma senza mistificazioni e nella chiarezza degli intenti. Una riforma della scuola, come qualsiasi altra riforma, non è un fatto puramente tecnico, ma politico nel senso più alto del termine. Prima di arrivare agli aspetti tecnico-organizzativi è necessario chiarire lo sfondo ideale e culturale in cui il tutto va collocato. Definirne i valori di riferimento e determinare i diritti che si intendono salvaguardare, nella consapevolezza che valori e diritti non sono negoziabili. Solo poi si arriva ai dettagli tecnici, quelli sì (ma solo quelli) negoziabili.


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