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Crocefissi in classe,

Crocefissi in classe, la Cassazione ha già detto di no di Carlo Clericetti Il crocefisso nelle aule non dovrebbe esserci, altro che renderlo obbligatorio. Lo ha affermato la Corte di Cassazion...

20/09/2002
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Crocefissi in classe,
la Cassazione ha già detto di no
di Carlo Clericetti

Il crocefisso nelle aule non dovrebbe esserci, altro che renderlo obbligatorio. Lo ha affermato la Corte di Cassazione in una sentenza (la n. 439 del 2000, di cui pubblichiamo il testo integrale) che è la più recente in materia.
Nella sentenza si esamina anche il parere del Consiglio di Stato del 1988, che ancora oggi viene utilizzato per affermare la legittimità del mantenimento del simbollo cristiano, concludendo, sulla base di varie pronunce della Corte Costituzionale, che quel parere è sostanzialmente sbagliato.

Il caso che ha dato origine alla sentenza della Corte è stato quello di uno scrutatore che si era rifiutato di svolgere il suo compito se non fossero stati tolti i crocefissi appesi nelle aule che fungevano da seggi elettorali. Lo scrutatore, il professor Marcello Montagnana di Cuneo, in fatto di laicità dello Stato era evidentemente più rigido di un suo notissimo parente, nientemeno che Palmiro Togliatti, che a suo tempo era stato d'accordo nel recepire il Concordato nella Costituzione repubblicana.

Montagnana, a causa del suo rifiuto, era stato condannato dal pretore di Cuneo a 400.000 lire di ammenda, ma si era poi appellato nei vari gradi di giudizio: alla fine la Cassazione gli ha dato ragione.

La Corte, nell'esaminare il caso, ha affrontato il tema più generale dell'esposizione di simboli religiosi in edifici pubblici, ricordando come la Corte Costituzionale abbia sottolineato che "l'art. 3 della Costituzione stabilisce espressamente il divieto di discipline differenziate in base a determinati elementi distintivi, tra i quali sta per l'appunto la religione. E, nella specie, si differenzia appunto in base alla religione nel momento in cui si dispone l'esposizione del solo crocifisso. La libertà di coscienza, infatti, è un bene costituzionalmente rilevante e quindi dev'essere protetta in misura proporzionata alla priorità assoluta e al carattere fondante ad essa riconosciuta nella scala dei valori espressa dalla Costituzione italiana, al punto che la stessa libertà religiosa ne diventa una particolare declinazione: libertà di coscienza in relazione all'esperienza religiosa".


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