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Corsi di sostegno per chi ha difficoltà»

La vera strategia sta nel riformare gli istituti professionali

28/01/2013
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Il Messaggero


Giuseppe Bertagna Pedagogista
L’INTERVISTA
ROMA «Sì al diploma a 18 anni». E’ dal 2001 che il professor Giuseppe Bertagna, pedagogista e direttore del Dipartimento di scienze umane e sociali dell’università di Bergamo, lo va sostenendo. Da quando l’allora ministro Letizia Moratti l’aveva nominato coordinatore del gruppo di lavoro che ha elaborato il testo di preparazione per la riforma della scuola. Ma la sua proposta fu bocciata per la contrarietà dei politici e dei sindacati. Che la considerarono un mezzo per tagliare posti di lavoro.
Quale era la sua proposta?
«Io sono stato uno dei primi a proporre l’uscita a 18 anni. Oggi si può tornare a parlarne ma a due condizioni precise. La prima prevede una seria verifica nell’ingresso all’università, con esami selettivi e in grado di preparare al meglio i ragazzi. La seconda si poggia su una riorganizzazione dell’istruzione e della formazione professionale superiore. Dovrebbe essere concorrenziale con l’università».
Lei ipotizza corsi ad hoc per gli studenti in difficoltà?
«Sì, le risorse recuperate dall’anticipo del diploma devono essere utilizzate per organizzare corsi annuali ad hoc per gli studenti che sono in difficoltà, corsi in grado di riportarli al pari degli altri e di ri-orientarli. E’ necessaria una secondaria di quattro anni che comprenda percorsi di liceo e di istruzione e formazione professionale».
Bisogna ripensare l’attuale organizzazione?
«E’ necessario riorganizzare il nostro sistema scolastico per livelli, per compiti, per problemi. Usando strutture e forme molto più flessibili rispetto a quelle che ingessano ora la scuola e creano dispersione. Il nostro obiettivo deve essere quello di innalzare il livello culturale e professionale di tutti i ragazzi. Portarli tutti a un titolo di studio superiore. Questo vuol dire che dopo i 18 anni i giovani devono o andare all’università o proseguire con studi professionali superiori».
La commissione del ministro Profumo ha ipotizzato anche l’ingresso a scuola a cinque anni. Lei che ne pensa?
«Si può cominciare prima, ma occorre sempre ristrutturare l’iter scolastico. Non esiste Paese al mondo che ha un percorso di tredici anni prima dell’università. Se vogliamo lasciare questa durata sarebbe comunque il caso di rendere obbligatoria almeno l’ultimo anno della scuola dell’infanzia».
A.Cam.


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