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Corriere-Università-"Autonomia e responsabilità Giusto il principio mancano fondi e direttive"

reazioni all'intervista della Moratti "Autonomia e responsabilità Giusto il principio mancano fondi e direttive" ROMA - "L'autonomia degli atenei non può diventare la difesa della corporazi...

13/03/2005
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Corriere della sera

reazioni all'intervista della Moratti
"Autonomia e responsabilità Giusto il principio mancano fondi e direttive"
ROMA - "L'autonomia degli atenei non può diventare la difesa della corporazione. Deve restare consapevole uso del denaro pubblico da investire nel futuro dei giovani", ha dichiarato il ministro Moratti in un'intervista al Corriere della Sera . "Giusto, l'autonomia deve accompagnarsi alla responsabilità, ma il ministro deve cambiare la sua linea": è questo, in sintesi, il giudizio del mondo accademico che non rinuncia a replicare alla Moratti. Se cominciano a delinearsi i primi buoni risultati - aumentano i laureati, calano gli abbandoni - per rettori e professori il merito non è del ministero, ma degli atenei che stanno lavorando bene. "Ci si chiede una maggiore responsabilità nelle scelte - dice Piero Tosi, presidente dell'assemblea dei rettori (Crui) -. Ma non si vedono ancora le linee strategiche di una vera riforma. Non abbiamo certezza delle risorse. Si continua a dire che l'università è un bene pubblico, ma non si fa che richiamare il privato e il mercato". E Sabino Cassese, ordinario di Diritto amministrativo a "La Sapienza" di Roma: "Il ministro ha ragione: troppi eccessi, dall'aumento delle sedi universitarie a quello del personale con concorsi non giustificati. Per non parlare dei congiunti dei professori che finiscono in cattedra. Eppure al ministero da quattro anni tengono chiusa in un cassetto una bozza di testo unico che avrebbe spazzato le norme ambigue". "Apprezzo il tono del ministro, ma non sono d'accordo sulla linea - dichiara il rettore dell'ateneo di Ferrara, Patrizio Bianchi -. Nel 1962 in Italia c'erano 300 mila studenti. Nel 2001 se ne contavano un milione e 700 mila, con le stesse strutture del 1960. Una riforma era inevitabile. Ora arrivano i primi risultati. Non sono d'accordo con chi parla di atenei allo sbando".


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