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Corriere-Striscioni, cortei e girotondi: le università contro la Moratti

Ieri un giorno di protesta, a metà mese manifestazione nazionale Striscioni, cortei e girotondi: le università...

03/03/2005
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Corriere della sera

Ieri un giorno di protesta, a metà mese manifestazione nazionale
Striscioni, cortei e girotondi: le università contro la Moratti
ROMA - Università bloccate dalla protesta contro il disegno di legge della Moratti sullo stato giuridico dei professori. Le adesioni a cortei, manifestazioni, girotondi, secondo Enrico Panini, segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza Cgil, si sono attestate sul 60 per cento. La commissione di garanzia per gli scioperi ha chiesto chiarimenti ad alcuni atenei dove sarebbero state rinviate le sedute di laurea. Il coordinamento delle sigle che hanno dato vita alla protesta ha annunciato una manifestazione nazionale intorno al 15 marzo. Oggi il mondo accademico, dai rettori ai docenti fino ai precari - ce ne sono circa 50 mila nell'università - appare piuttosto compatto nel dire no al provvedimento del ministro: per tutti va rivisto l'intero impianto della legge. La Moratti ha accettato di trattare con una legge ordinaria, rinunciando alla delega, la riforma dello stato giuridico.
I rettori, che ieri si sono riuniti in assemblea, chiedono di sospendere la discussione in Parlamento e di riprendere il dialogo. "Dovremmo poter ragionare su queste cose con una qualche tranquillità, lontano dal periodo elettorale", ha dichiarato il presidente della Crui, Piero Tosi. Ricordando che per lo sviluppo degli atenei servono risorse, almeno 600 milioni di euro l'anno per 10 anni.
Il punto più delicato riguarda il destino dei ricercatori: ce ne sono oltre 20 mila, impegnati in gran parte anche in attività didattica da molti anni. Qui le posizioni divergono. I ricercatori vogliono diventare docenti di ruolo a tutti gli effetti, attraverso l'istituzione di una terza fascia. Oggi ce ne sono due: la seconda fascia degli associati e la prima fascia degli ordinari. Ritengono, inoltre, di non dover sostenere esami o selezioni in quanto "docenti da molti anni di fatto". "Assicuriamo il 35 per cento dei corsi", ricorda Marco Merafina, coordinatore nazionale.
Per gran parte del modo accademico, però, la docenza si conquista con un concorso. Il ministro Moratti su questo punto è irremovibile. Ha proposto la messa ad esaurimento della figura di ricercatore, offrendo in cambio lo status di "docente aggregato". Ipotesi che però non piace agli interessati: "Si tratta di un titolo e non di un ruolo effettivo". E anche i rettori, che pure condividono in gran parte le ragioni dei ricercatori, non vogliono sentire parlare di promozioni di massa, di un nuovo provvedimento "ope legis". Tosi: "Diciamo no al precariato, ma sì all'ingresso su base meritocratica nei ruoli della docenza, con diritti e doveri". La soluzione? Potrebbe prendere forma un'ipotesi di idoneità aperta di terza fascia: una commissione valuta i titoli e i meritevoli entrano a far parte di una lista in cui pescheranno le università. Tra gli emendamenti c'è anche la proposta del relatore Mario Pepe (Fi): consentire ai ricercatori più capaci di diventare direttamente associati. Come? Lasciando aperto il numero delle idoneità nella prossima tornata di concorsi.


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