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Corriere-Scuola, sindacati e genitori contro la devolution

disegno per trasferire alle Regioni le competenze sostenuto dalla Lega. Oggi il 64% di personale e istituti è nel Centro-Sud Scuola, sindacati e genitori contro la devolution Studio Eurispes...

06/09/2003
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Corriere della sera

disegno per trasferire alle Regioni le competenze sostenuto dalla Lega. Oggi il 64% di personale e istituti è nel Centro-Sud

Scuola, sindacati e genitori contro la devolution

Studio Eurispes: "La maggioranza delle famiglie perplessa, teme differenze nei programmi"

Dopo la protesta dei precari e le contestazioni sul bonus fiscale, un altro tema si prepara ad animare la discussione sul futuro della scuola italiana: si tratta del progetto di devoluzione scolastica. Il disegno di legge governativo, che prevede il trasferimento di poteri e competenze dallo Stato centrale alle Regioni, si scontra con il muro compatto delle organizzazioni sindacali. Cgil e Uil, spiegano i rispettivi responsabili per la scuola Enrico Panini e Massimo di Menna, sono pronte a manifestare. A giugno era già stata trovata un'intesa anche con la Cisl e con gli autonomi dello Snals per protestare. E - stando ai dati di una ricerca Eurispes - anche la maggioranza dei genitori è contraria al disegno sostenuto dalla Lega.

IL PARERE DELLE FAMIGLIE - "Il 62,7% dei genitori italiani dice no al federalismo scolastico; anche nel Settentrione la percentuale dei contrari risulta in netta maggioranza, sia nell'area del Nord-Ovest (60,9%) sia nell'area del Nord-Est (55,5%)". Questi i risultati di uno studio condotto da Eurispes su 1500 genitori. Solo il 22% si è dichiarato favorevole. Il timore più forte dei contrari è per la possibile differenziazione dei programmi, con squilibri nella preparazione.

I NODI DELLA RIFORMA - La partita riguarda quasi otto milioni di studenti delle scuole statali, cui si aggiungono quelli delle private; un milione di insegnanti e personale non docente; circa diecimila presidi se si considerano anche gli incaricati (supplenti) e oltre cinquantamila scuole. Il disegno di legge sulla devoluzione compatterà non solo il sindacato ma verosimilmente tutta l'opposizione parlamentare, schierata in difesa del decentramento previsto dai governi di centrosinistra. Misure di decentramento su formazione e istruzione che, secondo Panini della Cgil, non solo non sono mai entrate in vigore, ma che la stessa Moratti ha chiesto e ottenuto dal ministro La Loggia di rinviare. "E' paradossale che a chiederlo sia la stessa Moratti - sottolinea Panini - che invece sta accentrando tutte le decisioni". Ma, secondo i dati del ministero, il sistema scolastico nazionale delinea un tracciato completamente sbilanciato a favore del Centro-Sud. Attualmente il 64% delle risorse umane e delle scuole risiede fra il Centro, il Sud e le Isole, mentre al Nord rimane il 36%.

GESTIONE DEI DOCENTI - Si fronteggiano due posizioni. Una orientata a gestire docenti e presidi attraverso le Regioni, comprese le forme del reclutamento. L'altra, decisa a mantenere compatto il fronte del personale attraverso la gestione centrale. A favore di questa seconda soluzione si schiera il sindacato. Guai, spiega di Menna della Uil, a lasciare la gestione del personale agli assessori regionali: verrebbe a frantumarsi l'unitarietà del contratto di lavoro scalfendo in profondità la libertà d'insegnamento, legando la condizione del docente alle disponibilità finanziare di ciascuna regione. Panini rincara la dose: "Dal contratto regionale il passo verso il contratto di scuola sarebbe breve e da qui alla privatizzazione totale del sistema scolastico il percorso diventerebbe molto corto".

IL REBUS DEI PROGRAMMI - Attualmente vige ancora un sistema abbastanza centralizzato nonostante l'autonomia degli istituti. I programmi vengono indirizzati centralmente nella misura dell'85% e solo la parte restante può essere definita in sede locale. Si prevede una ulteriore quota del 15% dei programmi da gestire in sede scolastica. Con questa impostazione, contrattacca Panini, gli indirizzi e la sfida europea si ridurrebbero a misero localismo. "Perderemmo identità e punti di riferimento, senza contare che non si capisce se questa seconda percentuale sia aggiuntiva o alternativa a quella esistente". Di Menna stronca l'impostazione governativa: "Rompe il carattere unitario del sistema scolastico. Per noi i programmi sono come un collante nazionale, pari al ruolo unitario che svolge l'esercito o la televisione nazionale".

LA LINEA DELLA LEGA - Aldo Fumagalli, responsabile della Lega per il settore scuola, ribatte a muso duro e definisce strumentali le posizioni sindacali: "E' vero che proponiamo una quota di programma aggiuntivo sino al 20%, ma sarà utilizzato per approfondire tematiche nazionali o aspetti storici locali d'interesse nazionale. E, poi, il principio dell'autonomia di programma è stato inserito dai Ds con il governo precedente. Il nostro progetto di devoluzione prevede la coesistenza sul territorio della struttura regionale con quella statale, separando le funzioni dell'una e dell'altra". E fornisce qualche dettaglio operativo: "I futuri licei saranno gestiti dalla direzione regionale statale, mentre alla Regione andrà la gestione della formazione professionale. Siamo per il reclutamento del personale in sede regionale con possibilità di mobilità a livello nazionale, utilizzando criteri centrali di massima".


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