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Corriere-Nuove materie corsi e tecnologie Ma stipendi fermi per gli insegnanti

Nuove materie corsi e tecnologie Ma stipendi fermi per gli insegnanti Continua il viaggio del Corriere nell'Italia degli insegnanti: tra le nuove materie, come l'inglese e l'informatica, i consigli...

07/09/2003
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Corriere della sera

Nuove materie corsi e tecnologie Ma stipendi fermi per gli insegnanti

Continua il viaggio del Corriere nell'Italia degli insegnanti: tra le nuove materie, come l'inglese e l'informatica, i consigli di classe e i colloqui con i genitori, aumentano le ore passate a scuola e dedicate alla preparazione delle lezioni, ma gli stipendi restano fra i più bassi d'Europa: "Siamo pagati come badanti". Nelle scuole superiori sono oltre 700 le sperimentazioni. Un potenziale che rischia di essere sprecato: le innovazioni didattiche e la riscoperta della tradizione devono spesso fare i conti con la mancanza di fondi.

Più ore di lavoro per i prof, ma gli stipendi restano uguali

Nuove materie da apprendere, riunioni, attività svolte a casa: "Siamo pagati come badanti"

A guardare il rapporto dell'Eurydice, la Rete d'informazione sull'educazione in Europa, pubblicato ieri con gran risalto in Francia (dove i prof sono pronti a scendere in piazza contro salari definiti "scandalosi"), il trattamento sembrerebbe quasi privilegiato: in Italia un insegnante, mettiamo, di liceo fa solo 748 ore di lezione l'anno, contro le 1072 di un suo collega tedesco, o le 891 dei finlandesi. Ma, come spesso accade, c'è un "ma". Che si chiama, a scelta, compiti da correggere, lezioni da preparare, registro da compilare: un'impresa che sa di delirio burocratico, con quelle colonnine tutte uguali... Dove? A casa, ovviamente. O in sala insegnanti, ma senza paga extra. E poi le riunioni, i colloqui con i genitori. La forbice tra l'orario previsto e l'impegno reale non è mai stata così aperta. Gli stipendi, invece, rimangono sempre gli stessi, a prescindere dagli anni di insegnamento. Soprattutto, in Italia.

ORARI "VIRTUALI" E REALI - La legge prevede, per una cattedra tipo alle medie o alle superiori, 18 ore settimanali, con la possibilità di arrivare a 24. Si entra in servizio il 1° settembre e ci si rimane ben oltre la fine dell'anno scolastico, in un limbo di scrutini e corsi di recupero. E dal 1974, anno di nascita degli organi collegiali, addio al tacito patto della mezza giornata con stipendio dignitoso e ad alta considerazione sociale: a differenza dei genitori, i docenti non possono disertare i consigli di classe per lo shopping. "Contare le ore è impossibile - dice Giuseppe Ligato, 44 anni, da 11 insegnante di Lettere alle medie -. Scordiamoci la concezione fantozziana del lavoro: se ho un alunno in difficoltà, sto a scuola un'ora in più. Non si può mica ragionare su quello che impone il contratto. Certo però, quando vedo che sono pagato come un badante, con tutto il rispetto...". Quindi, ore extra. Per non parlare delle novità che vanno sotto il nome di inglese, o informatica. Materie che, prima di essere insegnate, vanno studiate. A casa.

LE NUOVE TECNOLOGIE - Il rapporto dei docenti con il pc non sembrerebbe peraltro storia recente: negli istituti tecnici l'informatica arriva nel lontano 1967. Ma solo negli anni '80 viene introdotta sperimentalmente nelle superiori. E' un momento di grande entusiasmo: nel 1996 parte il progetto pilota Multilab. Obiettivo finale: Internet in ogni aula entro il 2002. Nel frattempo però ci si perde un po' per strada: i laboratori ci sono, ma spesso mancano i fondi per la manutenzione, l'aggiornamento, i programmi. Che si fa, dunque? Ci si rimboccano le maniche. "Una delle richieste più frequenti - spiega Roberto Gulli dell'Associazione italiana editori - sono i supporti, in rete o su cd-rom, per capire come usare le nuove tecnologie inserendole in un percorso didattico. Lo scarto fra strumenti e reali capacità di applicazione c'è anche negli altri Paesi. Gli insegnanti italiani stanno lavorando per superarlo".

TRA VECCHIO E NUOVO - Tra un "giro" in Rete e un laboratorio linguistico, si rimpiangono un po' i tempi in cui i ragazzi imparavano a memoria (e senza sbuffare) Omero e Leopardi. Oggi, per spiegare le basi dell'economia, meglio scordarsi Keynes e passare al calciomercato. Tutto, pur di prendere al laccio l'attenzione di un adolescente.
Ma c'è anche chi ha concluso che la tradizione va bene, purché si fonda con una didattica nuova. Come fanno da 5 anni al liceo scientifico dell'istituto "Italo Calvino" di Città della Pieve, a Perugia. Qui il latino non è lingua morta, ma viva, anzi vivissima. Tanto che, passeggiando nei corridoi, ogni tanto si capta un dialogo nella lingua di Cicerone. Il principio è semplice: insegnare il latino come l'inglese. Approccio graduale, testi agili (come Familia romana , storia di una famigliola del II secolo d.C.). Ma non bastava la matematica? "Guardi che nel 1801 Gauss, uno dei grandi matematici della modernità, scrive le Disquisitiones arithmeticae - spiega il preside Biagio Pittaro -. Per la ricerca scientifica, il latino è fondamentale". E i professori? "Hanno dovuto studiare anche loro".

LE SPERIMENTAZIONI - Pochi lo sanno, ma nelle secondarie ci sono oltre 700 sperimentazioni, quelle, per intenderci, della seconda prova nella nuova maturità. Il progetto di maggior successo? Probabilmente il Brocca a sperimentazione linguistica, introdotto nel 1992. Nel '97, sulla scia della riforma Berlinguer nascono i licei tecnologici: circa 150 istituti con un'"area di equivalenza" comune a più indirizzi nel biennio, per facilitare il passaggio agli indecisi. Ci sono anche nomi dal sapore antico: all'istituto nautico c'è Nautilus, forse in onore del Capitano Nemo. E poi c'è lei, Erica. "Che sta, in realtà, per Educazione alle relazioni internazionali nella comunicazione aziendale - sorride Marina Federici, docente di tedesco all'Itcg "Contardo Ferrini" di Verbania -. Con tre lingue, fondamentali in una zona turistica: il tedesco, ad esempio, si insegna facendo storia dell'arte. I ragazzi vedono il riscontro pratico quando gli facciamo fare da guide agli stranieri". "Ma le sperimentazioni non bastano - ammonisce Guido Vegni, professore di Fisica alla Statale di Milano e direttore della Scuola di specializzazione per insegnanti -. In Italia la fisica insegnata è ferma al 1896. Sa cosa è successo nei 7 anni successivi? Hanno scoperto l'elettrone, la radioattività, la relatività ristretta. Ci vuole un aggiornamento di programmi, libri, preparazione. E un trattamento economico diverso, perché, altrimenti, ai laureati nelle materie scientifiche chi glielo fa fare di insegnare una matematica ottocentesca per quattro soldi?".

LA DIDATTICA - "I cambiamenti ci sono stati, e sono ancora in corso - spiega la pedagogista Renata Viganò -. Quarant'anni fa il programma era al centro di tutto, con la poesia a memoria, la didattica frontale. Negli anni '70 già si parlava di "morte della scuola", la classe era una zona di lavoro di gruppo". E oggi? "C'è stata una maturazione, si recupera la tradizione filtrandola con le novità, l'analisi del testo, lo studio dei canoni letterari. Insomma, Dante si studia perché è Dante, ma viene inserito in un progetto attivo, interdisciplinare". "Del resto - conclude Maria Ester Cairati, 49 anni, maestra da 31 - i bambini sono cambiati prima della didattica: hanno molta memoria visiva e difficoltà ad ascoltare, sanno già usare il computer. Soprattutto sono curiosi e alle loro mille domande si deve rispondere. Allora, finite le 22 ore settimanali di lezione, a casa si studia. Per insegnare meglio".

Gabriela Jacomella


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