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Corriere-Milano-Scuole senza fondi, si tassano i genitori

Scuole senza fondi, si tassano i genitori I presidi: siamo costretti a chiedere un contributo alle famiglie per garantire l'attività. I sindacati: penalizzata l'istruzione pubblica "Non...

06/09/2003
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Corriere della sera

Scuole senza fondi, si tassano i genitori

I presidi: siamo costretti a chiedere un contributo alle famiglie per garantire l'attività. I sindacati: penalizzata l'istruzione pubblica

"Non abbiamo soldi. Per garantire una scuola di qualità siamo costretti a tassare i genitori". Meno di una settimana all'inizio delle lezioni. E già presidi e professori lanciano il primo allarme: mancano i fondi per coprire le spese scolastiche. Non resta che chiedere un contributo alle famiglie. Non è la prima volta che i genitori si trovano a dover "fare la spesa" per la classe, rifornendola di carta igienica, gessetti, fogli A4 e detersivi. Si torna in classe con lo zainetto pieno di piatti e bicchieri di carta, matite, tovaglioli. Anche il versamento per la "cassa comune" non è una novità. Il contributo "simbolico" di una volta, però, quest'anno rischia di aumentare e diventare una vera e propria tassa per coprire i buchi delle scuole.
"Colpa dei tagli del governo - spiega Alfia Nicotra, segretario milanese di Cgil scuola - che ha ridotto le spese di gestione della scuola. Quella che prima era un'"offerta" gradita ai genitori, perché serviva a pagare progetti didattici speciali, corsi alternativi, uscite, ora servirà per la cancelleria, le fotocopie, i gessi e le carte geografiche".
I presidi allargano le braccia. "L'anno scorso - racconta Rosa Gemma Piazzardi, preside della media Majno (750 ragazzi e 32 classi) - avevamo il denaro per garantire la seconda lingua straniera. Quest'anno niente. Per questo abbiamo chiesto un contributo volontario alle famiglie, a seconda delle possibilità. Quei soldi serviranno anche a comprare un computer, a finanziare le gite a chi ha problemi economici".
Dieci euro per il libretto delle assenze e l'assicurazione integrativa, più una cifra a scelta. Molto peggio alle superiori, dove le cifre salgono in proporzione alle esigenze delle scuole. "Sono costretto a chiedere alle famiglie un contributo di circa 72 euro all'anno - sospira Agostino Miele, preside del Feltrinelli - per far funzionare i laboratori". Settantatré euro a studente anche al magistrale Agnesi. "È l'unico modo - commenta il preside Giovanni Gaglio - per garantire il viaggio di istruzione ai ragazzi che altrimenti non potrebbero parteciparvi". A conti fatti, spiegano i dirigenti scolastici, se ogni anno lo Stato fornisce agli istituti circa 23 mila euro per il "funzionamento didattico e amministrativo", "ne servono almeno 70 - 80 per far pagare tutto, dalle carte geografiche, alle lavagne, alle pulizie". "La scuola - sbotta Gaglio - non può reggere senza il contributo delle famiglie. È vero che le spese vengono stabilite in consiglio di istituto, ma non si può pesare troppo sui genitori".
All'istituto comprensivo Cadorna di via Dolci, 1.110 bambini tra materna, elementare e media, ci sono tre sistemi di autofinanziamento. "Anzitutto - elenca la direttrice Chiara Bonetti - chiediamo un contributo di circa 25 euro per i libretti delle assenze e per le spese di segreteria. Quindi, solitamente a Natale, istituiamo un fondo di solidarietà per andare incontro a chi non può permettersi uscite didattiche e gite. Infine, esiste una piccola cassa di classe per sapone liquido, bicchieri di plastica e tutte quelle cose per cui non abbiamo più fondi".
"Ma è normale - continua Alfia Nicotra - che le scuole debbano pagare la tassa dei rifiuti? E che i genitori si autotassino per garantire ai figli bagni puliti invece di corsi e attività alternative?".
Carlo Riva, papà di un bambino che frequenta l'elementare di via Stoppani alza le spalle: "Il contributo volontario che finora abbiamo dato, nei prossimi anni diventerà indispensabile. So che in alcune scuole i genitori arrivano a pagare anche cento euro. Poi ci sono le donazioni. Per le feste, per le fotocopiatrici. Lo so, sembra accattonaggio, ma il problema è che stiamo andando verso la privatizzazione delle scuole pubbliche. Anche le insegnanti sono sempre più preoccupate. E demoralizzate". Qualcuno ha risolto il problema trovando uno sponsor. Come molti istituti professionali (un esempio è l'Ipsia di Monza, che ha addirittura il "corso Toyota) che si fanno finanziare il materiale da grandi aziende.
"Ma la scuola pubblica - si lamentano i genitori - si basa sempre più sul volontariato". È duro, in proposito, Leonardo Donofrio, segretario regionale di Cisl scuola: "L'ultima finanziaria ha ridotto del 15 per cento i finanziamenti destinati agli istituti per la didattica e per le spese amministrative. Inoltre, vengono erogati con enorme ritardo. Non mi stupisce che molte scuole, che pur offrono un'istruzione di primo livello, debbano tassare i genitori per far fronte a spese anche minime che però sono necessarie. Ma è doloroso pensare che le famiglie milanesi debbano autofinanziarsi, proprio mentre vengono dati soldi per le scuole private".
Annachiara Sacchi

Cronaca di Milano


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