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Corriere-La rivolta delle Provincie

leader degli amministratori locali Ria: "Il peso del patto di stabilità grava su noi più che su altri livelli istituzionali" Finanziaria, la "rivolta" delle Province I presidenti di Polo e ...

13/11/2002
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Corriere della sera

leader degli amministratori locali Ria: "Il peso del patto di stabilità grava su noi più che su altri livelli istituzionali"

Finanziaria, la "rivolta" delle Province

I presidenti di Polo e Ulivo uniti: rischiamo la paralisi. E minacciano di assediare il Senato

MILANO - Le Province vanno alla guerra. Senza distinzione di bandiera: il centrodestra marcia spalla a spalla con il centrosinistra. Il nemico è la Finanziaria approvata l'altra sera dalla Camera. Che, senza correzioni al Senato, "determinerà automaticamente per le Province l'impossibilità di osservare i vincoli per il 2003". Prima richiesta, un "incontro urgente" con il premier Silvio Berlusconi. Ma tra i presidenti riuniti ieri a Milano nell'assemblea nazionale dell'Upi (Unione delle Province italiane) circolavano anche ipotesi di atti clamorosi: dall'acquisto di paginate di giornale per spiegare ai cittadini la situazione, all'invito a tutti i consigli provinciali ad "approvare i bilanci ignorando la Finanziaria". Fino alla possibilità di presidiare il Senato durante il secondo round della legge di programmazione.
Insomma, se le Regioni erano apparse dure, è soltanto perché non si erano ancora ascoltate le Province. Al termine dell'assemblea, l'Upi ha approvato un ordine del giorno che mette nero su bianco "l'inalterato giudizio negativo" sulla Finanziaria, il "profondo rammarico per la mancanza di un reale confronto" e per la lesione "del ruolo e della possibilità di intervento delle Province".
In sostanza, gli enti locali ritengono "che il peso del patto di stabilità è assolutamente sbilanciato: grava sulle Province ben più che su tutti gli altri livelli istituzionali". Così Lorenzo Ria, presidente dell'Upi e della Provincia di Lecce. Mentre Ombretta Colli (Milano) parla addirittura di "sussidiarietà alla rovescia, con gli enti locali che devono correre in soccorso dello Stato". Ma dove potrebbe colpire la scure dei tagli? Secondo il documento Upi, su "tutte le funzioni principali: centri per l'impiego, formazione professionale, manutenzione scolastica, viabilità".
Neppure è soltanto questione di soldi. "Il problema - spiega Colli - è che ogni giorno misuriamo la differenza tra le dichiarazioni federaliste e la nostra concreta autonomia". Tra gli esempi, la presidente milanese cita "il trasferimento di funzioni senza il corrispondente trasferimento di risorse", mentre l'ordine del giorno Upi elenca "il blocco generalizzato e burocratico del turn over" e la "particolare invadenza e centralismo dei controlli".
Come pure "il ricorso obbligatorio alla Consip", il portale web controllato dal ministero dell'Economia a cui le pubbliche amministrazioni devono ricorrere per i loro acquisti.
Per i rappresentanti governativi presenti - il ministro per l'Innovazione Lucio Stanca, i sottosegretari Antonino D'Alì (Interni) e Learco Saporito (Funzione pubblica) - si è trattato di prendere atto del malcontento. E a margine della tavola rotonda coordinata dal direttore del Corriere , Ferruccio de Bortoli, Saporito ha promesso che "si farà di tutto per venire incontro alle richieste delle Province". Con l'ammissione che queste ultime "non vogliono più soldi, ma poter mantenere l'attuale livello dei servizi".
Marco Cremonesi


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