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Corriere-La Moratti: un Paese senza merito? Ora nella scuola vince la qualità

L'INTERVENTO / Il ministro dell'Istruzione replica a Sabino Cassese, che ieri sul "Corriere" aveva polemizzato sull'assunzione di 40 mila precari La Moratti: un Paese senza merito? Ora nella scuol...

26/06/2005
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Corriere della sera

L'INTERVENTO / Il ministro dell'Istruzione replica a Sabino Cassese, che ieri sul "Corriere" aveva polemizzato sull'assunzione di 40 mila precari
La Moratti: un Paese senza merito? Ora nella scuola vince la qualità
di LETIZIA MORATTI
Caro Direttore, vorrei tranquillizzare Sabino Cassese, che sul Corriere di ieri polemizza sull'assunzione di 40.000 precari della scuola. È vero: viviamo in un "Paese senza merito". È per questo che mi sono impegnata a introdurre il merito e la qualità, in precedenza volutamente ignorati. Evidentemente il professor Cassese non è bene informato su quanto stiamo facendo. La scuola senza merito - e, aggiungo, l'università senza merito, la ricerca senza merito - sono la pesante eredità lasciata dai Governi precedenti.
Allora perché la decisione di immettere in ruolo 40.000 dipendenti della scuola, che peraltro si aggiungono ai 90.000 assunti negli anni 2001-2004? È un atto dovuto per risolvere uno dei più gravi problemi di gestione delle scuole, che rivendicano il diritto di poter contare su personale stabile per raggiungere gli obiettivi di qualità dell'offerta formativa. È anche un problema di equità sociale nei confronti di chi, per molti anni, ha dato il suo contributo al funzionamento della scuola.
Per quanto si riferisce alla modalità delle assunzioni, il Governo non ha, con questo atto, compiuto alcuna scelta discrezionale, dato che il reclutamento dei docenti è attualmente regolato dalla legge 124/2000 approvata nella scorsa legislatura, che ha previsto che le assunzioni avvengano attraverso le graduatorie permanenti.
Con questa legge tutti i docenti, che hanno lavorato negli ultimi 10 anni, hanno acquisito un diritto ad avere precedenze assolute negli incarichi temporanei, ma anche e soprattutto nelle immissioni in ruolo. Va comunque precisato che il 50% dei posti sono riservati agli insegnanti che hanno sostenuto un concorso. Il decreto di venerdì scorso si configura come un'autorizzazione ad assumere secondo i vecchi criteri e non si poteva fare diversamente anche perché, per effetto delle cessazioni dal servizio, la situazione del precariato è diventata dannosa per la regolarità delle attività didattiche.
Questa è l'eredità del passato, dunque. Per il futuro invece abbiamo per la prima volta introdotto con la legge 53/2003 come elementi portanti il merito e la professionalizzazione dei docenti. Le nuove norme ribadiscono la formazione universitaria per tutti i docenti e prevedono un periodo di tirocinio, con valutazione da parte delle scuole, ed esami di Stato di selezione all'ingresso dei corsi di laurea magistrali e finali per l'acquisizione del titolo di abilitazione all'insegnamento. Inoltre la programmazione degli accessi è rapportata ai posti disponibili, garantendo la sicurezza del posto a chi si laurea. Con questa scelta, che sarà valida per il 50% dei posti disponibili in virtù della legge 124 che continueranno a prodursi nel tempo, in pochi anni il reclutamento dei docenti avverrà secondo criteri meritocratici.
Ma il professor Cassese dovrebbe informarsi meglio anche su quanto stiamo facendo per l'università e la ricerca. Perché anche in questi settori le nostre parole d'ordine sono merito e qualità, che sono garantiti, come già avviene per la scuola, da un rigoroso sistema di valutazione.
Mi limito ad alcune telegrafiche considerazioni. Con il disegno di legge approvato nei giorni scorsi dalla Camera abbiamo posto mano a un'ampia riforma della docenza universitaria e del reclutamento dei docenti, nella prospettiva di un'università più moderna, più qualificata e basata sul merito, nella quale non possano più trovare spazio, grazie all'istituzione del concorso nazionale, le incresciose situazioni di concorsi "truccati" denunciate dai giornali anche di recente. Ricordo infine che abbiamo riformulato il finanziamento alle università, che già avviene, con applicazione graduale, non più in base al solo numero degli iscritti, ma in gran parte in base ai risultati raggiunti; e che nella ricerca, anche universitaria, abbiamo adottato un efficace sistema di valutazione attraverso il quale si premia, sia a livello iniziale sia di risultati, il merito e si concentrano le risorse su aree e progetti strategici, ponendo fine alla vecchia logica dei finanziamenti a pioggia.
Questi non sono princìpi, ma azioni concrete nell'interesse del Paese. E le elezioni, mi creda il professor Cassese, proprio non c'entrano.
Ministro dell'Istruzione, dell'Università
e della Ricerca


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