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Corriere: La Consulta boccia i tagli delle piccole scuole

«Decidono le Regioni». La Gelmini: c’è l’accordo

03/07/2009
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Corriere della sera

Via libera al resto del «pacchetto» voluto dal ministro

ROMA — L’accorpamento o la chiusura di piccole scuole, anche se con pochi iscritti, non può essere deciso dal mi­nistro dell’Istruzione perché si tratta di una competenza delle Regioni. Lo ha stabilito la Cor­te costituzionale dichiarando illegittime alcune norme del decreto sullo Sviluppo del giu­gno 2008, contestato da prof e sindacati per gli interventi di razionalizzazione nella scuola (accorpamento classi concor­so, ridefinizione programmi e orari, nuovi criteri formazione classi, maestro unico, revisio­ne degli organici). Un punto a favore dell’opposizione, che pe­rò deve incassare il via libera della Corte ai principali aspetti della riforma Gelmini.

Il ricorso delle Regioni è scattato dopo che il ministero, con una norma, aveva previsto la possibilità di sostituirsi agli enti territoriali nel caso che questi non avessero garantito gli interventi di razionalizzazio­ne, cioè la chiusura delle scuo­le sottoutilizzate. In incontri successivi, alla Conferenza Sta­to- Regioni, mentre il ricorso seguiva la sua strada, è stata raggiunta un’intesa. La Gelmi­ni e i governatori hanno deci­so di fissare entro il 2010 dei criteri sul dimensionamento della rete scolastica. E sui futu­ri incontri peserà il parere del­la Consulta.

I punti dichiarati incostitu­zionali dai giudici, dopo i ricor­si delle Regioni, riguardano l’assegnazione al ministero del compito di definire «criteri, tempi e modalità per l’azione di ridimensionamento della re­te scolastica» e il fatto che an­che lo Stato, oltre a Regioni ed enti locali, possa, «nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici nei piccoli co­muni, prevedere specifiche mi­sure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti». Nes­sun riferimento ai «tagli» nella scuola, ma alle competenze in una materia concorrente. «Prendo atto con soddisfazio­ne delle decisioni assunte dal­la Consulta — ha detto il mini­stro — posto che è stata rico­nosciuta la legittimità costitu­zionale dell’impianto comples­sivo dell’articolo 64 del Dl 112/2008. Per quanto riguarda le due disposizioni di cui è sta­ta affermata l’incostituzionali­tà, va osservato che su criteri, tempi e modalità per ridimen­sionare la rete scolastica si era già proceduto a trovare un ac­cordo nella conferenza Sta­to- Regioni-Enti Locali».

Per la senatrice Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd, la decisione della Corte costituzionale «è una vittoria importante delle Regioni che hanno ottenuto il riconosci­mento della propria competen­za in materia di dimensiona­mento della rete scolastica». La sentenza, redatta dal giudi­ce Alfonso Quaranta, fa riferi­mento all’articolo 117 della Co­stituzione. «Il sistema generale dell’istruzione riveste caratte­re nazionale — scrive la Con­sulta —, non essendo ipotizza­bile che si fondi su una autono­ma iniziativa legislativa delle Regioni, limitata solo dall’os­servanza dei principi fonda­mentali fissati dallo Stato, con inevitabili differenziazioni in nessun caso giustificabili sul piano della stessa logica. Si tratta, dunque, di conciliare, da un lato, basilari esigenze di uniformità di disciplina della materia su tutto il territorio na­zionale, e dall’altro, esigenze autonomistiche che, sul piano locale, possono trovare soddi­sfazione mediante l’esercizio di scelte programmatiche e ge­stionali rilevanti soltanto in ciascuna Regione».


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