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Corriere - L'ACCADEMIA DELL'APOCALISSE

Firenze, docenti in piazza contro il governo L'ACCADEMIA DELL'APOCALISSE Gli slogan dei professori universitari, che sono scesi in piazza ieri pomeriggio a Firenze, sembravano i proverbi arcai...

25/01/2002
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Corriere della sera

Firenze, docenti in piazza contro il governo

L'ACCADEMIA DELL'APOCALISSE

Gli slogan dei professori universitari, che sono scesi in piazza ieri pomeriggio a Firenze, sembravano i proverbi arcaici dei Vinti, quelli dei Malavoglia verghiani, una sfilza di frasi importanti, aforismi, detti e contraddetti che, pur scolpiti su cartelli e mai recitati, facevano il rumore del latinorum . C'era Seneca con " magna promisisti, exigua videmus ", molto promettesti e poco vediamo, e, già tradotti, Lucrezio con "il genere umano è avido di potere", Diogene Laerzio con "i grandi ladri fanno impiccare i piccoli" e via coltocitando, da Erasmo sino a Camilleri. Sono banalità con l'unghia lunga, quiz adatti al valoroso "Passaparola" televisivo, ovvietà senza tempo e senza spazio che vanno bene per tutti. Tuttavia ieri pomeriggio la pensosa banalità s'era caricata di pretese da far tremare i polsi: quel gruppo di docenti universitari è sceso in piazza, con un arsenale di proverbi appesi al collo, nientemeno che per portare a Norimberga Berlusconi. Volevano infatti mettere in guardia l'Italia contro "il gravissimo pericolo", "la fine delle libertà", "gli attentati alla democrazia", "l'apocalisse nazionale", "la deriva fascista del governo". Così, con il conforto di una massima di Kant sul paternalismo, e con l'illuminazione di una sentenza di Orwell su passato e presente, lo strampalato centrodestra italiano è diventato lo Stato etico, e Mediaset è stata trasfigurata in un perfetto mix di purgante ripugnante, del genere olio di ricino, e di manganello.
Avessero chiesto al governatore del Piemonte Enzo Ghigo di arrossire per quel regalo spudorato di nove milioni e mezzo; avessero chiesto all'organizzatore di Forza Italia, l'attuale ministro degli Interni Scajola, di spiegare e condannare la compravendita delle tessere, pratica democristiana da anime morte di Gogol, scoperta dalla magistratura di Torino a carico del partito di Berlusconi; avessero chiesto a Cesare Previti di uscire dalla giungla protettiva dei cavilli e affrontare a viso aperto il suo processo; avessero spiegato a Bossi che non si può insultare la bandiera e poi servirsene come scudo, come armatura di privilegio; avessero rimproverato a Fini l'uso opportunistico della Storia...: allora sì, sarebbe stata una protesta di civiltà, un richiamo alla coerenza, all'eleganza, alla sobrietà. Non era insomma difficile nell'Italia di oggi una manifestazione di protesta adeguata al rango della professione intellettuale.
Ma - ci chiediamo - si possono scimmiottare le scimmie? Quaranta anni fa, nell'Italia che ancora non aveva chiuso i suoi conti con la guerra civile dei genitori, noi giovani facevamo il verso di famiglia e portavamo in piazza i furori dei ragazzi di altre generazioni: l'antifascismo, non passeranno, il proletariato non permetterà, fascisti carogne/ tornate nelle fogne. Ebbene, quaranta anni dopo, a Firenze, è andata in scena la riscimmiottatura. Non sono più i giovani a scimmiottare gli adulti, ma sono gli adulti che scimmiottano i giovani. Adesso sono i professori di molto sapere che imitano gli studenti di poco sapere.
Così da ieri ha il timbro accademico l'infantilizzazione del dibattito politico. Proprio quei professori che volevano vitalizzare l'opposizione l'hanno mummificata.
E se, per paradosso o per scherzo, Berlusconi ci credesse e si affacciasse da Palazzo Venezia, si troverebbe rincuorato e frastornato.
Come si fa ad avere per oppositori i vecchi travestiti da bambini? Berlusconi, che pure non è un gigante, si vedrebbe assediato dal mondo di Lilliput. Da tanta Accademia critica ieri è stato infatti partorito il topolino della rimostranza, dell'imbronciatura. Direbbero Seneca e il professore anglo-fiorentino Paul Ginsborg, che è il laeder dell' Apocalypse now : " Magna promisisti, exigua videmus ", (in inglesorum si tradurrebbe "Much ado about nothing", tanto rumore per nulla).
di FRANCESCO MERLO


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