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Corriere-E ORA BASTA CON GLI SLOGAN

E ORA BASTA CON GLI SLOGAN di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI Non è vero che da oggi parte una scuola nuova. È stata messa una macchina in pista. Adesso deve essere riempito il serbatoio. S...

13/03/2003
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Corriere della sera

E ORA BASTA CON GLI SLOGAN

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

Non è vero che da oggi parte una scuola nuova. È stata messa una macchina in pista. Adesso deve essere riempito il serbatoio. Si tratta di adeguare i mezzi ai propositi e di passare dai princìpi ai contenuti. Gli strumenti finanziari posti finora in campo sono scoraggianti. Insufficienti sono i soldi anche per l'ordinaria amministrazione, figuriamoci per il progetto di ponte fra il mediocre presente e un futuro europeo. L'intero impianto della riforma Moratti poggia sui suoi realizzatori, cioè su una classe docente preparata e ben pagata. In questa sua parte la legge è chiara: si prevede una strada formativa quinquennale, che consenta a ogni insegnante di sapere bene la materia e di saperla trasmettere agli studenti, secondo formule moderne e ricche di contenuti culturali. Onorare questo costoso punto è premessa per tutto il resto.
I due percorsi, quello liceale e quello professionale, non creeranno spaccature sociali fra le due Italie giovani, se quello "tecnico" sarà di pari dignità e sostanza nei fatti e non soltanto nelle promesse. L'architettura del sistema professionale non dovrà essere quindi smantellata, trasferendo come sottolicei i pochi pezzi pregiati all'altra metà dell'istruzione. Andrà invece irrobustita, come secondo binario di un solo treno, quello dello studio pubblico. Lo scopo è unitario: l'innalzamento del livello oggi basso delle competenze.
Approvato lo schema generale, si dovrebbe poi riconoscere che nessuno ha vinto e nessuno ha perso. Sul campo delle cose da fare si arriva adesso. Sconfitto è però un metodo autolesionistico, che ha rifiutato la stessa materia del contendere, riducendo il confronto a scontro ideologico. Ci sono stati passaggi così legati alla contingenza politica che abbiamo visto contestate da sinistra perfino porzioni del progetto Moratti che riprendevano idee e linee della legge Berlinguer, varata nella passata legislatura. Sarebbe stato meglio concentrare l'attenzione sui punti qualificanti, dopo avere riconosciuto che le modifiche del Titolo quinto della seconda parte della Costituzione, volute e confermate dalla sinistra con un referendum, indeboliscono la coerenza dell'istruzione pubblica in parti strategiche.
Le novità essenziali - a parte la questione sulla lunghezza della fase dell'obbligo, che resta aperta - non sono quelle che colpiscono l'immaginazione, computer e lingue straniere. Sono invece: 1) la sincronicità fra valutazione del comportamento (voto in condotta) e valutazione dell'apprendimento, nella convinzione che il processo di crescita è unitario; 2) la circolarità fra istruzione e formazione, in un'alternanza di studio e lavoro, governata dalle istituzioni scolastiche e dalle famiglie, e non dall'imprenditoria. Vedremo; 3) l'istruzione precoce, materne a 2 anni e mezzo ed elementari a 5 e mezzo; 4) ottanta ore obbligatorie in meno per anno. Ma pur con le 900 ore fissate dalla riforma, i ragazzi italiani restano in Europa quelli che studiano di più (e peggio). Si lascia poi all'autonomia di scuole e famiglie una riserva di tempo (fino a 200 ore gratuite) per gli apprendimenti intensivi e i recuperi.
Sarebbe interesse comune verificare passo dopo passo il transito dalle parole ai fatti. Si tratta di definire i contenuti e gli investimenti sul capitale umano. È scaduto il tempo degli slogan, sia di quelli demolitori sia di quelli trionfalistici. O si teme che la riforma sia il Cavaliere inesistente di Italo Calvino, e allora le si chieda di alzare la visiera per accertare se dentro c'è qualcosa. O è un treno per le nuove generazioni, e allora si verifichi la congruità delle sue mappe topografiche.


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